CALABRITTO (AV) – Castello dei principi Viscido in località Quaglietta
L'abitato di Quaglietta, che dal 1928 non è
più Comune ed è stato unito a quello di Calabritto, vanta una ricco passato.
Feudo dei Rossi da Gesualdo, dei Marchesi di Santa Lucia, dei De Vicariis, dei
Baroni del Plato e dei D'Ayala-Valva rivestì notevole importanza grazie alla
sua posizione strategica per il controllo della Valle del Sele. Simbolo
dell'abitato è il possente castello di origine normanna o, più credibilmente,
longobarda (secondo la tradizione, sarebbe stato costruito nel 840 per volontà
di un barone longobardo, il cui nome era Britto), anche se ridotto a rudere. Avere
la possibilità di vederlo dal vivo è davvero uno spettacolo straordinario, a
cui le immagini non rendono adeguata "giustizia". Il castello,
arditamente realizzato in una posizione strategica di dominio sulla valle
sottostante, su di un blocco di pietra, attorniato nel corso del tempo dal
borgo medioevale, ancora oggi appare minaccioso ed imponente, con la sua torre
quadrata, il “mastio”, che si eleva al centro della costruzione. L'edificio, di
forma quadrangolare (anche se il quarto lato si presenta alquanto irregolare) venne
ampliato verso la fine del XVII secolo dal Barone de’ Rossi, che provvide
soprattutto a restaurare ed innalzare la torre centrale. Tra il 1500 e il
1600 quasi tutti i fortilizi, che sorgevano
per lo più su alture fuori dell'abitato, furono abbandonati dai loro abitatori
che si trasferirono in sontuosi palazzi baronali fatti costruire in pianura.
Tutto questo non si verificò per Quaglietta, dove il castello, eretto nel pieno
centro del paese, continuò ad essere abitato dai suoi proprietari per molti
anni ancora dopo l'abolizione del feudalesimo. Ciò salvò quell'edificio dal
deperimento che colpì gli altri castelli. Per Quaglietta non ci fu palazzo
baronale, né se ne sentì il bisogno, perché il castello, data la sua
ubicazione, poteva benissimo considerarsi un palazzo baronale. Nel 1890 il
maniero fu abbandonato al suo destino ed apparve come “res nullius”, che fu
attribuito a questo o a quel proprietario, al quale sarebbe passato per vendita
o per donazione. Danneggiato dal sisma del 1980, del forte sono oggi
ancora visibili un’alta torre a pianta quadrata e gran parte delle cortine
murarie con finestre, feritoie e brevi tratti di coronamento, con merlatura
guelfa. Le coperture sono in gran parte crollate e quel che restava è stato
sottratto da privati cittadini e riutilizzato in altre costruzioni. Interessante
è la testimonianza degli alunni della scuola “San Domenico Savio" di
Calabritto, che visitarono il castello il 29 novembre 1979, prima del
terremoto, che lo descrissero così: "…Dopo una breve scalinata, ricavata
pure essa dalla viva roccia, si apre l'ingresso formato da un maestoso portale
in blocchi di pietra elegantemente scanalata. Da esso si dipartono le poderose
mura perimetrali che dovevano tutelare gli abitanti del castello dai nemici…
Salendo una prima rampa di scale, incontriamo costruzioni diroccate, adibite,
in qualche caso, a pollaio. Queste dovevano essere le case dove gravitava la
vita del popolo. Ben più confortevole, invece, doveva essere l'esistenza di chi
occupava i vasti locali del castello, cui si accede mediante una seconda rampa
di gradini, sovrastata da un'ampia porta, alla cui base si vede in bassorilievo
la testa di un leone, guardia muta di una presenza scomparsa… Entrando nel
castello vero e proprio, distinguiamo un piano inferiore, forse destinato a
depositi e stalle, che si affacciano su di un cortile fornito di una fontana a
pietra scolpita. Nel piano superiore costituito da diversi locali, rimangono
tracce di un forno e di camini; ci sono anche una cisterna per la raccolta di
acqua piovana e una cappella. In questa cappella, ormai irreparabilmente
distrutta, è rimasta solo qualche traccia degli affreschi murali”. Al castello
si accede unicamente dal borgo medioevale, superando porte e impervie
strettoie; superata l’alto muro di cinta, si prende la rampa di accesso; da
questa si sale al piazzale panoramico e quindi al portone d’ingresso del
maniero; per mezzo di un androne coperto da una volta a botte si passa al
cortile da cui si diparte la scala di accesso ai vari livelli. Il borgo di
Quaglietta è attualmente quasi disabitato. Negli ultimi anni sono stati avviati
importanti lavori di restauro per “proteggere” ciò che ancora rimane in piedi
del prestigioso maniero, del quale è possibile trovare altre notizie al
seguente link: http://www.viscidodinocera.com/castello.html
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