FINALE EMILIA (MO) – Rocca Estense
Situata lungo l’antico corso del Naviglio (successivamente Panaro della
Lunga, e oggi Via Trento e Trieste), questa possente costruzione, chiamata
anche Castello delle Rocche ha mantenuto
pressoché intatto fino a pochi giorni fa il suo impianto quattrocentesco, tale
da renderla uno dei più cospicui castelli dell’Emilia Romagna e un gioiello
dell’architettura militare del XV secolo. Altre sue parti risalivano ad
un’epoca più antica, al XIII secolo. In quel tempo il Comune di Modena costruì
la Torre del Popolo Modenese,
oggi Torre dell’Orologio (anch’essa
ridotta a rudere in seguito al terremoto di pochi giorni fa), e innalzò il
mastio del castello, allora adibito a porta della cerchia difensiva del borgo,
come confermato dal voltone di passaggio ritrovato alla sua base. Un primo
nucleo fortificato, che poi andò a inglobare il mastio eliminandone la
primitiva funzione di torre d’accesso, fu innalzato nei primi anni del
Trecento, sotto Obizzo III d’Este, ma di esso non rimangono che pochi resti venuti
alla luce nel corso di recenti scavi. La struttura del castello, così come l’abbiamo
conosciuto di recente, vide la luce nel XV
secolo. Infatti, nel 1402 il marchese Nicolò III d'Este affidò i lavori
per la costruzione della rocca all'architetto Bartolino Ploti da Novara, autore
dei castelli di Ferrara, Mantova, San Felice. La frammentazione del periodo di
realizzazione della rocca spiega l’irregolarità dell’impianto planimetrico e la
collocazione anomala del mastio rispetto alle altre quattro torri, tutte in
posizione angolare. Intorno al 1430, infine, il disadorno fortilizio che sorse
in origine subì la trasformazione in sontuosa residenza signorile sempre per
volere degli Estensi e grazie all’opera dell'architetto Giovanni da Siena. Fu
allora che vennero allestiti gli appartamenti ducali, aggiunti i loggiati che
si affacciavano sul cortile e ingentilita la parte alta delle torri e dei corpi
di collegamento con graziosi sporti e variopinti decori. Ai merli ghibellini
già esistenti venne conferita una forma sinuosa ed elegante, tale che le punte
di un merlo si congiungono con quelle del successivo formando un motivo di
gradevole effetto decorativo che ben si coniuga con i sottostanti archetti
trilobati. Degno di nota era il magnifico loggiato che delimita la corte, dalle
eleganti archeggiature e il gusto raffinato dei particolari decorativi in cotto
e marmo. Gli interni del castello conservavano preziosi resti di ornamentazione
pittorica quattrocentesca, caratterizzata dal ripetersi, su fondo bianco, di
elementi come stemmi, animali simbolici e imprese araldiche, attorno ai quali
si dispongono tralci vegetali e cartigli svolazzanti che recano scritte in
caratteri gotici. Alla fine del quattrocento, vari lavori vennero progettati
per difendere il castello dalle acque piovane e dal fiume. Nel gennaio 1511 il
castello ospitò il papa Giulio II che da Bologna si portava all'assedio di
Mirandola. Probabilmente intorno al 1533 il castello venne restaurato. Nel 1535
le mura di Finale furono abbatture e il paese si allargò. Vennero poi
progettate le nuove mura più ambie e robuste che non furono mai realizzate. Dopo
secoli di dominio Estense, Finale Emilia ottiene nel 1779 il titolo di Città da
Francesco III duca di Modena. Il castello
divenne proprietà comunale nel 1864 e fu sede, sino alla metà del
Novecento, delle carceri mandamentali. Nei suoi sotterranei sono state
allestite mostre e organizzate conferenze e feste, mentre le sale del primo e
secondo piano, grazie all'impegno di Berto
Ferraresi e di tutto il gruppo
culturale R6j6, hanno ospitano il museo civico. Resta grande amarezza nel ricordare i recenti
restauri durati 5 anni e terminati nel 2011 grazie ai quali era tornata a
splendere la facciata sude del castello, dopo un investimento di 650mila euro. Tutto
ciò ora può apparire vano, purtroppo….ecco come si presenta oggi....
http://www.youreporter.it/video_RIPRESE_AEREE_La_rocca_di_Finale_Emilia
La foto che accompagna le notizie sul castello è invece antecedente al recentissimo sisma, mi piace ricordarlo com'era.
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