sabato 4 ottobre 2014

Il castello di domenica 5 ottobre






SOAVE (VR) – Castello Scaligero (di Mimmo Ciurlia)

Tipica costruzione militare del Medioevo, sorge sul Monte Tenda in una posizione strategica (e di grande effetto visivo) che gli permette di dominare la vasta pianura sottostante. Dal castello inoltre si può ammirare uno dei più bei panorami dei Monti Lessini e della Pianura Padana. Le origini di questa monumentale opera fortificata risalgono probabilmente agli inizi del X secolo, all’epoca delle invasioni degli Ungheri, come risulta da un diploma di Federico Barbarossa, i primi feudatari furono i Sanbonifacio che tennero il castello fino agli inizi del Duecento. Nel 1226 il fortilizio transitò nelle mani di Ezzelino da Romano, per diventare, nel 1237, proprietà della famiglia feudale dei Greppi, la quale nel 1270, trasferitasi in Lombardia, lo cedette al Comune di Verona che vi installò un suo capitano. La contemporanea ascesa dei Della Scala portò ad una nuova fase della vita del paese (che divenne sede di capitanato con 22 paesi sottoposti a tale giurisdizione) e del suo simbolo più importante. Nel 1271 si ebbe la conquista da parte di Mastino I della Scala. Il 19 aprile 1338 Rolando de’Rossi da Parma, generale delle truppe fiorentine alleate dei Veneziani, riuscì nell’impresa di impossessarsi per  breve tempo della Rocca. Dopo una durissima lotta, nella quale perirono oltre quattrocento soldati scaligeri, il castello fu ripreso da Mastino II della Scala. Il castello venne quindi restaurato e rinnovato e nel 1379 Cansignorio dotò il paese della cinta di mura ancor oggi visibile. Con la caduta della Signoria Scaligera nel 1387, il Castello di Soave passò in possesso di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, il quale vi pose, quale suo rappresentante, Balzarino da Pusterla. Nel 1404 ai Visconti successero nel dominio del castello i da Carrara signori di Padova, fino a quando, il 23 giugno 1405, furono sconfitti dalla Repubblica di Venezia che ebbe a dichiarare: “Rocha Suapis utilissima nostro dominio”. Nel 1439 il maniero fu ripreso per brevissimo tempo dai Visconti di Milano capitanati da Niccolò Piccinino. Correva l’anno 1509 quando l’esercito della Lega di Cambrai, al comando dell’imperatore Massimiliano I d’Asburgo, vinse la resistenza della fortezza e se ne impadronì. Il castello e il paese di Soave vennero incendiati e 366 soavesi passati a fil di spada. Anche in questa occasione però la Repubblica della città lagunare riuscì ad avere la meglio. Nel 1517 una nuova sommossa, ispirata e condotta dal conte Guido da Rangone permise di riprendere possesso del castello di Soave a nome della Repubblica di Venezia. Come premio e ricordo della fedeltà dei soavesi alla Serenissima, venne donato al paese l'"Antenna", un pennone su cui sventolava il gonfalone di San Marco. Da questo momento in poi Soave, come per altro tutto il territorio della Repubblica Veneta, godette di un lungo periodo di pace fino all'arrivo di Napoleone nel 1796. Nel 1556 la famiglia Gritti divenne proprietaria del castello (il rogito formale dell'acquisto fu fatto però solamente nel 1696), il quale perse in seguito d'importanza e fu trasformato in fattoria. Si può dire che da questa data inizi il dominio privato del Castello di Soave. Per linea di donne il maniero passò agli eredi della famiglia Gritti, dai quali nel 1830 lo acquistò l'Avv.to Antonio Cristani, nonno materno di Giulio Camuzzoni sindaco di Verona dal 1867 al 1883 e bisnonno dell'attuale proprietaria. Fu proprio Camuzzoni che dal 1889 si dedicò ad un minuzioso restauro cui profuse ingenti energie e capitali. Tuttora l'attuale proprietaria continua con inesauribile passione l'opera dei suoi avi, prendendosi amorevole cura del castello onde preservarne la superba ed inalterata bellezza. Il fortilizio è un tipico manufatto militare del Medioevo e rappresenta uno dei migliori esempi di struttura castellana del Veneto. Si eleva maestoso con un’alta torre centrale (“mastio”), attorno alla quale si sviluppano gradualmente i giri delle mura che separano tre cortili ed un piccolo cortile pensile. Le mura, quindi, scendono ad abbracciare tutto il borgo medioevale. L’ingresso principale, munito di ponte levatoio, si trova a settentrione ed è protetto da una torre possente detta di San Giorgio per la presenza di una statua del Santo entro una nicchia sopra la porta medesima. Oltrepassando il ponte levatoio, si entra nel primo cortile la cui cinta muraria fu edificata dalla Repubblica di Venezia agli inizi del XV secolo. Si scorgono qui i resti di una chiesetta, a tre absidi, la cui origine è attribuibile al secolo X, al tempo delle incursioni degli Ungari. Attraversando la porta a saracinesca si accede al secondo cortile, detto della Madonna per la presenza di un affresco del 1321 che la rappresenta in atto di accogliere sotto il manto alcuni devoti inginocchiati ai suoi piedi. Nel terzo cortile s’innalza, ardito, il torrione mastio, piantato su di una base granitica a forma piramidale; esso rappresentava l’ultimo e più strenuo baluardo di difesa e fu probabilmente luogo di prigione e di tortura. Entrandovi da un foro praticato nel 1770, ci si trova in un locale quadro, altissimo, senza porta, senza finestre (quelle ora esistenti vi furono aperte in seguito); una botola su in alto conferma l’impressione di un luogo di crudele tormento. Dice infatti la tradizione che, praticato il foro, si trovassero ammonticchiate sul fondo ossa umane per l’altezza di due metri. Accanto al portale d’ingresso del terzo cortile vi è un affresco, opera probabilmente del pittore Cicogna, del 1322. Più in là si vedono impresse sul muro di cinta tracce di una casa a due piani, che, oltre a servire come corredo di stanze d’alloggio del castello, era usata anche quale officina per la fabbricazione delle armi; di ciò sono prova evidente i numerosi piccoli fornelli sul muro di cinta a pianterreno. Qui vi doveva essere anche una cucina, come si deduce dal segno della canna fumaria di un camino per la cottura del pane. Al lato destro del cortile, verso il centro si ammira un bel pozzo la cui vera di pietra mostra, palesi, le scanalature prodotte dall’attrito delle funi nell’attingimento dell’acqua. Addossata alla cinta meridionale sorge, munita della bella scala esterna, la “Casa del Capitano”: abitazione medioevale che ospitava la guarnigione di presidio. A pianterreno la sala detta del “corpo di guardia” con due navate e soffitto a crociera sostenuto da archi poggianti su pilastri in pietra. Dal soffitto pendono alcune lampade in ferro battuto e gli anelli probabilmente usati per legarvi i prigionieri. Alle pareti armi di offesa e difesa dei soldati scaligeri, armature intere, una mazza ferrata e due rozzi giacigli per i soldati. Usciti, si sale la scala esterna per entrare nella sala detta della “Caminata” per la presenza del grande camino. La sala è decorata con fine gusto trecentesco e stemmi di famiglie nobili. Il soffitto è in legno a cassettoni. In un angolo l’albero genealogico della dinastia scaligera e appese al muro chiavi gotiche. Dalla stanza della Caminata si accede al belvedere, il piccolo cortile pensile racchiuso da una cortina merlata a semicerchio dotata di piombatoi e feritoie per le armi. Alla sinistra del camino si accede alla camera da letto del capitano. La mobilia riccamente intagliata e le armi lavorate ben si addicevano al signore del castello. Al lato destro del letto a baldacchino, sopra un inginocchiatoio in noce del Quattrocento, un prezioso affresco duecentesco che rappresenta il Crocifisso tra la Madonna e San Giovanni. Vicino alla finestra un treppiede in ferro battuto, riccamente ornato regge una catinella di rame lavorato a sbalzo. Ed ora entriamo nella sala da pranzo con la bellissima credenza; dal soffitto pende un pregevole candelabro in ferro battuto; appesi al muro due ritratti: Lucia della Scala e il conte Serego. Si lascia la sala da pranzo per spostarci nell’attiguo studiolo adornato da cinque dipinti raffiguranti, da sinistra, Cangrande della Scala, Mastino I, Dante Alighieri (che fu ospite di Cangrande a Verona e a Soave), Taddea da Carrara moglie di Mastino II e Cansignorio. Di qui, salendo una scaletta in pietra e proseguendo sui camminamenti di ronda, si raggiunge il Mastio col famoso trabocchetto e si ammira uno dei più bei panorami dei Monti Lessini e della Pianura Padana.

Fonti: http://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Scaligero_(Soave)
http://www.castellodisoave.portaliweb.com/wms/default.asp?iId=KKJGGH
http://www.tourism.verona.it/it/cosa-fare/arte-e-cultura/forti-rocche-e-castelli/castello-di-soave
http://www.veronissima.com/sito_italiano/html/tour_verona_soave-castello.html
http://www.icastelli.it/castle-1238683760-castello_di_soave-it.php
http://www.prolocosoave.it/?page_id=1873
http://smp.provincia.vr.it/castelli/Castello-di-Soave/

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