venerdì 10 ottobre 2014

Il castello di sabato 11 ottobre






MANFREDONIA (FG) – Castello svevo-angioino (di Mimmo Ciurlia)

Il castello di Manfredonia non è il frutto di un progetto unitario concepito fin dalla sua origine così come oggi ci appare, ma è il risultato di trasformazioni, ampliamenti e rifacimenti avvenuti in epoche diverse. Una documentazione ufficiale circa l'inizio della costruzione della fortezza non è disponibile: è molto probabile che sia stato Manfredi, figlio di Federico II e di Bianca Lancia, ad ideare e avviare i lavori e poi, in seguito alla sua prematura scomparsa nel 1266 nella battaglia di Benevento e al successivo passaggio del governo del Mezzogiorno agli Angioini, i lavori siano stati ripresi da Carlo I d'Angiò, come attestano i documenti della Cancelleria angioina. Infatti, i primi documenti che parlano del Castello di Manfredonia provengono proprio dalla Cancelleria angioina e risalgono all'aprile del 1279. In essi si fa riferimento al reclutamento di manodopera specializzata per l'inizio dei lavori. Certo non è da escludere l'ipotesi che gli angioini abbiano usufruito di strutture preesistenti, riferibili a Manfredi, e che le abbiano poi inserite in un progetto più organico e definitivo. Il castello di Manfredonia si connota sotto il profilo architettonico per un'impronta di chiara marca sveva caratterizzata dalla estrema regolarità geometrica e dalla linearità delle strutture, elementi questi che lo accomunano ad analoghi modelli difensivi realizzati dagli Svevi. Si pensa che originariamente la struttura consistesse esclusivamente in uno spazio quadrilatero racchiuso da una cinta muraria raccordata da cinque torri a pianta quadrata, di cui quattro poste agli angoli e la quinta ubicata presumibilmente nei pressi della porta principale di Nord-est. Tale primitivo impianto non corrisponde più alla realtà attuale in quanto della quinta torre restano solo poche tracce, mentre le altre, ad eccezione di quella posta a Sud-est, hanno cambiato la loro struttura formale. Infatti, l'opera di inglobamento avvenuta in epoca successiva, ha trasformato le precedenti strutture quadrangolari in torrioni a pianta cilindrica. Le prime trasformazioni risalgono all'incirca al 1442, quando gli aragonesi, dotarono il complesso di una cinta muraria che inglobava la struttura preesistente nell'ambito di un più vasto progetto di fortificazione delle zone costiere. A queste mura venne data una leggera inclinazione a scarpa tale da renderle più rispondenti alle mutate esigenze dell'arte difensiva conseguenti all'uso dell'artiglieria. Agli angoli di questa nuova cortina muraria vennero posti quattro torrioni cilindrici casamattati, questa volta più bassi di quelli del recinto interno, più idonei alle nuove tecniche di difesa. La costruzione del grosso bastione posto ad Ovest del Castello, denominato dell'"Avanzata" o dell'"Annunziata", segnò per l'edificio un'altra tappa nella storia della sua edificazione. Con esso l'immagine del castello risulta finalmente essere rispondente alla realtà attuale. Esso, forse in seguito all'assedio del maresciallo Lautrec (1528), venne sottoposto a lavori che ne determinarono la forma pentagonale che ancora oggi conserva. Il portone principale venne aperto sul lato nord-ovest e dotato di ponte levatoio nonché di un fossato di protezione. Nel 1620, tuttavia, il castello fu costretto a capitolare sotto l'attacco dei turchi, fatto che mise in evidenza la debolezza dell’edificio: la mancanza di sufficiente artiglieria e la totale assenza di parapetti protettivi atti a garantire l'incolumità dei difensori. Perso oramai il suo originario significato di fortezza difensiva, il castello assunse nel corso del XVIII secolo la funzione di comune caserma mentre il torrione Ovest del circuito interno venne adibito a prigione. Alcune iscrizioni di detenuti, incise sulle pareti delle torri interne (cisterna e magazzino d'artiglieria), documentano per il 1600 l'uso delle stesse come prigioni. Gli interventi operati in tale periodo furono diretti a rendere più funzionale la struttura per i nuovi scopi a cui era destinata. Fu ceduto nel 1815 dal Corpo Reale del Genio Militare. Durante il regno dei Borboni e in epoca successiva fino al 1884 il castello venne tenuto in efficienza in quanto Manfredonia venne qualificata "Piazza Forte". Dal 1888 fino al 1901, anno in cui l'edificio fu acquistato dal Comune di Manfredonia, appartenne all'Orfanotrofio Militare di Napoli. Nel 1968, con D.P.R. del 21 giugno n. 952, il castello fu donato dal Comune allo Stato con l'impegno, da parte di quest'ultimo, di istituire al suo interno un Museo Archeologico per conservare i reperti provenienti dal territorio circostante.




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