TRIESTE - Castello Basevi
Le origini dell'Osservatorio Astronomico
risalgono al 1753, quando l'imperatrice d'Austria Maria Theresia istituì la
Scuola Nautica di Trieste. Per alcuni decenni essa fu ospitata presso il locale
Collegio dei gesuiti vicino alla chiesa di S. Maria Maggiore. Nella scuola
veniva insegnata l'astronomia quale disciplina curricolare per la formazione
dei capitani marittimi. Nel 1817 la scuola venne trasformata in Accademia di
Commercio e Nautica e trasferita nella nuova grande sede di palazzo Biserino,
nell'odierna piazza Hortis. Un vero e proprio osservatorio astronomico, sebbene
a interim, fu installato nel 1851; esso divenne stabile nel 1866 come
istituto della marina mercantile, incorporando poco dopo anche la stazione
meteorologica. Nel 1898 l'Osservatorio si staccò definitivamente
dall'Accademia, diventò autonomo e, diretto da Ferdinand Anton, si trasferì in
un nuovo, grande edificio di cinque piani eretto con lo stile di un
palazzotto medievale in periferia della città, preso in affitto. Si tratta del
palazzo (detto castello) Basevi, tra il colle di San Giusto e quello di
San Vito, dove l'Osservatorio tuttora risiede. Sulla torre dell’edificio
principale fu installato un telescopio rifrattore da 16 cm, adatto soprattutto
all’osservazione di comete. Sotto la direzione di Eduard Mazelle fu arricchito
di nuova, moderna strumentazione per l'astronomia (il cerchio meridiano di
Troughton e Simms), la sismologia e la meteorologia, comprendendo così nella
sua attività lo studio del cielo, dell'aria e della Terra. Nel 1904 fu anche
acquisito il rifrattore Reinfelder, adoperato da Johann Krieger in una cupola
vicina per il disegno del suo perfezionato Atlante lunare. Lo strumento fu
installato sulla nuova cupola sovrastante il padiglione neoclassico nella zona
alta del giardino, prospiciente l’odierna via Besenghi. Nel 1919 Trieste passò
all'amministrazione italiana e così fece l'istituto, sotto la direzione di
Luigi Carnera. Fu nuovamente inaugurato nel 1925 con un nuovo telescopio
riflettore Zeiss da 50 cm che però non fu possibile usare con profitto. Nel
1932 il direttore Favaro tentò senza successo di trasferire l'Osservatorio in
una località dell'altipiano, lontana dall'inquinamento luminoso della città; in
conseguenza di tali difficoltà per molti anni furono condotte solamente
osservazioni visuali, soprattutto a opera di Giovan Battista Lacchini durante
la seconda guerra mondiale. Bombardato nel settembre 1944, l'Osservatorio fu
ristrutturato e messo nuovamente in condizioni operative tra il 1947 e il 1952.
Il nuovo direttore, Ettore Leonida Martin, ricoprì anche la cattedra di
astronomia alla neonata Facoltà di Scienze della locale università e, in quel
periodo di amministrazione anglo-americana, l’edificio fu acquistato dal
Ministero dell’Istruzione italiano, cessando quindi il contratto di affitto. Subito
dopo due nuovi ricercatori intraprendevano nuovi progetti di ricerca nel campo
della fotometria fotoelettrica di stelle binarie. La rinascita
dell'Osservatorio continuò dopo il 1964 con il grande sviluppo della
strumentazione, della ricerca e del personale promossa da Margherita Hack,
nominata in quell'anno nuovo direttore. In questo stesso periodo fu iniziata la
costruzione di una stazione osservativa nuova, a Basovizza sul Carso triestino,
circa 400 metri s.l.m. Negli anni successivi le dimensioni in termine di
personale crebbero portando l’Osservatorio Astronomico di Trieste in linea con
quelle degli altri maggiori osservatori astronomici italiani. A partire dal
1999 l’Osservatorio Astronomico di Trieste è entrato a far parte dell’Istituto Nazionale
di Astrofisica. Il castello e il castelletto Basevi rappresentano un pittoresco
esempio di villa padronale dell'Ottocento in stile eclettico, costruita ad
imitazione di un castello medioevale con elementi architettonici gotici e tardo
barocchi. Nel 1893 la famiglia Basevi divenne proprietaria dell'area su cui
sorgeva la villa dei Pontini, appartenuta anche ai marchesi Diana, e il vasto
bosco circostante. Il complesso fu realizzato nel 1895-96 su progetto
dell'ingegnere Eugenio Geiringer, trasformando e ampliando delle costruzioni
preesistenti di fine Settecento. Il primo proprietario era Giuseppe Basevi, da
cui prese il nome l'immobile, in seguito passò agli eredi. Nel 1925 risultava
di proprietà di Frida Panfili e, nel 1941, di Enrico Ferluga. Da quando è la
sede dell'Osservatorio Astronomico di Trieste, al suo sono ospitati gli uffici
e il laboratori del centro più locali abitativi per il personale. Il complesso
è costituito da tre edifici: il castello, il castelletto e la rimessa con
alloggio del costude. Il castello, addossato ad un muro di sostegno di terra,
comprende un pianterreno, aperto su due lati e due piani elevati da cui si
innalza una torretta poggiante sul corpo della scala principale. La zoccolatura
e la torretta hanno murature in conci squadrati d'arenaria, mentre il portico
presenta colonne in pietra bianca con archi ribassati in mattoni. Anche le
merlature sono realizzate in mattoni, mentre i balconi sono in legno. Il
castelletto, che poggia in parte su un ripiano elevato del terreno, presenta
uno scantinato, aperto su un lato e un primo piano sul quale si eleva solo
parzialmente un secondo piano. Le rimesse fanno parte del muro di cinta, si
sviluppano per due livelli fuori terra ed hanno una facciata con aperture a
feritoia verso la strada. Il parco, strutturato a terrazzamenti, attualmente si
presenta ridotto rispetto al giardino originario. Spiccano all'esterno un
grande stemma e altri elementi ornamentali.
Fonti: http://www.oats.inaf.it/it/sedi/272-note-storiche-basevi,
http://gcesare.provincia.venezia.it/e_ep/e_ep2/triangolo.htm,
http://biblioteche.comune.trieste.it/Record.htm?idlist=2&record=19222806124910400889
Foto: da http://www.inaf.it/it/notizie-inaf/allasta-villa-bazzoni-e-castello-basevi-di-trieste
e da http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Castello_Basevi_(Foto_von_Isabella_Taxacher).jpg
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