giovedì 9 ottobre 2014

Il castello di giovedì 9 ottobre






CAMMARATA (AG) – Castello Normanno

Il primo documento nel quale viene citato il territorio di Cammarata è del 1141, un atto di donazione della chiesa di Santa Maria (oggi distrutta) da parte della normanna Lucia di Cammarata al vescovo di Cefalù; insieme alla chiesa, Lucia la normanna donò anche cinque casali dal nome inequivocabilmente arabo, segno che il territorio a quell'epoca era abitato almeno dal tempo dell'occupazione araba della Sicilia; ma reperti archeologici trovati in tutto il territorio di Cammarata testimoniano che esso era abitato anche in epoca romana e addirittura preistorica. La contea di Cammarata seguì le vicissitudini storiche della Sicilia, passando dai Normanni agli Svevi e con Federico II diventò per breve tempo città demaniale. Passato il periodo di grande incertezza dovuto alla guerra del Vespro, nel 1397 in seguito alla ribellione del conte di Cammarata a Martino il Giovane che nel frattempo era diventato re di Sicilia, Cammarata subì l'assedio da parte di Bernardo Cabrera, braccio destro del Re. Cammarata fu possesso e residenza di diverse famiglie nobili fra cui quella dei Vinciguerra, Moncada e dei Branciforte. Cammarata visse un periodo florido e di pace nel XV secolo, sotto gli Abatellis che, grazie alla loro origine di mercanti, sfruttarono al meglio le risorse del territorio, soprattutto l'estrazione del salgemma. Il castello, costruito nel secolo XIII e il cui aspetto si può fare risalire all'architettura aragonese, venne abitato stabilmente dai signori di Cammarata fino al XVII secolo. Poi cominciò la decadenza, fino alla fine del feudalesimo in Sicilia nel 1812. Il castello (castrum Cammaratae), ubicato nella parte nord-orientale del paese (centro urbano, via Roma) in posizione elevata e strategica, sfruttava la morfologia del sito, inserendosi all'interno del contesto urbanistico. La sua struttura si può desumere soltanto dalle fonti storiche, poiché nel tempo si sono susseguiti parecchi crolli dovuti alle cattive condizioni del terreno roccioso sottostante le fondazioni e al degrado della struttura muraria. Dall'esame dei ruderi è possibile stabilire lo schema planimetrico che è sostanzialmente rettangolare: dei lati lunghi, quello rivolto verso ovest misura 50 m circa, mentre la lunghezza del lato est è di 52 m circa. Il lato sud misura 38 m circa: su questo lato si trovano i ruderi di una torre circolare. Il lato nord è rafforzato da un'altra torre di forma circolare, avente diametro di m 7 circa con uno spessore murario di m 2,20. Oggi è rimasto ben poco dell’intera struttura: alcuni muri perimetrali, una parte dell’antico edificio, che è sede dell’Istituto religioso “Figlie di Maria Ausiliatrice”, e la torre. Dopo la fine del feudalesimo sorse una controversia fra gli eredi dei Signori ed il Comune per contendersi la proprietà del castello. Successivamente si giunse ad un compromesso, per cui toccò al Comune una parte di esso, precisamente la torre, che fu utilizzata come carcere mandamentale fino agli anni 70. In seguito l’intera struttura è stata considerata patrimonio architettonico da salvare, ed è stato oggetto fino a qualche anno fa di interventi di restauro e consolidamento. Oggi la torre, che è la parte meglio conservata, in attesa di istituirvi un museo permanente, è utilizzata per l’allestimento di mostre e manifestazioni vari.


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