QUINTO VERCELLESE (VC) - Castello Avogadro (di Mimmo Ciurlia)
Il luogo, nominato per la prima volta nel 964, ha quasi
sicuramente origine romana, dimostrata dal toponimo che indicava le pietre
miliari poste lungo le antiche strade romane a stabilire le miglia percorse. In
un diploma imperiale del 1152 è attestata l'appartenenza del luogo al conte
Guido di Biandrate. Il castello, invece, compare nelle citazioni documentarie
solo nel 1170, quando i conti di Biandrate cedettero ogni diritto su di esso e
sui loro possedimenti nel territorio di Quinto alla famiglia vercellese degli
Avogadro. Questi ultimi ebbero la signoria del luogo ininterrottamente fino al
XVIII secolo ed il castello fu di loro proprietà fino al 1922, quando la
famiglia si estinse con la morte del conte Casimiro. La presenza degli Avogadro legò
in maniera strettissima le vicende storiche del comune di Quinto. Prima del
1335, anno della sottomissione di Vercelli e del suo distretto ad Azzone
Visconti, Quinto fu al centro delle discordie civili tra guelfi e ghibellini
per la sua delicata posizione strategica, vicinissima a Vercelli ed
all'incrocio delle importanti strade che conducevano al Biellese ed alla
Valsesia. Dopo un ventennio di calma politica sotto la dominazione dei
Visconti, il castello e la comunità di Quinto furono nuovamente al centro di un
lungo conflitto, scatenato dalle truppe della lega anti viscontea guidata dal
marchese del Monferrato, a partire dal 1355. Per lunghi anni fino al 1427,
tutto il Vercellese fu teatro di una aspra guerra fra i Visconti, i Savoia e i
marchesi del Monferrato. I possedimenti degli Avogadro subirono gravi
devastazioni e, sotto la minaccia di perdere i propri beni, la famiglia fece
atto di dedizione al duca di Savoia Amedeo VIII nel 1404, per riceverne
protezione. Solo dopo la pace del 1427, grazie ad un lungo periodo di tranquillità,
durato fino all'inizio del XVI secolo, il castello di Quinto potè essere
ricostruito dopo le gravi devastazioni subìte in un secolo di guerre. Dell'originaria
struttura del castello, risalente al XII secolo, non resta piú nulla a causa
dei ripetuti rifacimenti attuati nei secoli successivi. L'unico edificio risalente al XII secolo sarebbe
la cappella castrense di S. Pietro, ricordata in un documento del 1219, situata
entro le moenia vetera (le mura originarie del castello), che si contraddistingue
per una complessa ed affascinante stratificazione degli affreschi che
abbracciano un arco cronologico compreso fra il XIII e il XIV secolo. I lavori
di restauro eseguiti sotto la direzione della Soprintendenza per il patrimonio
Storico, Artistico ed Etnoantropologico per il Piemonte, hanno infatti
recuperato la successione degli interventi decorativi che si sono succeduti, a
volte, con una cadenza molto serrata, a volte con tempi lunghi. Le fasi più
antiche sono testimoniate da un monumentale San Cristoforo, molto frammentario,
dipinto sulla parete di sinistra e da una immagine raffigurante la Madonna con
il Bambino. L'autore della decorazione del vano absidale è sicuramente di una
qualità più elevata: la Crocifissione e San Pietro in trono e Santi sulla
parete terminale, San Lorenzo e Santo Stefano a sinistra e le Nozze mistiche di
Santa Caterina d'Alessandria a destra. Prima del loro restringimento, le mura
dovevano contenere molto probabilmente parte dell'abitato e anche la chiesa di
S. Nazario, realizzata con materiale di reimpiego, a croce latina spartita
in tre navate arricchite da un ciclo di affreschi del XV-XVI secolo, con
campanile tardoromanico. Al secolo XIII risale, invece, la torre quadrangolare
posta sul lato nord e sopraelevata nella seconda metà del XV secolo. I massicci
rifacimenti eseguiti nel XV secolo sono visibili nelle torri angolari
cilindriche e nella sopraelevazione della cappella. Delle quattro torri
attestate dai documenti ne sopravvivono tre, in quanto quella dell'angolo sud
ovest è stata abbattuta e sono caratterizzate da caditoie dalle lunghe mensole
e da una merlatura ghibellina. Le due torri poste sul lato orientale sono
invece tuttora in buono stato di conservazione, mentre la terza è stata cimata
lungo la linea dei merli. Attualmente il castello conserva una pianta
rettangolare e si estende su un'area di 4500 mq. Vi si accede attraverso due
porte carraie, ancora merlate, di cui la piú interna era anticamente dotata di
ponte levatoio. Il castello e la sua tenuta agricola, dopo l’estinzione della
famiglia Avogadro, passarono prima alla “Fondazione Conte Casimiro Avogadro di Quinto”
e poi nel 1985 al Comune di Vercelli.
Fonti:
http://www.piemonteitalia.eu/gestoredati/dettaglio/445/architecture/182/castello-di-quinto-vercellese.html
http://www.comune.quintovercellese.vc.it/elenco.aspx?c=2&sc=50
http://www.mondimedievali.net/castelli/Piemonte/vercelli/quinto.htm
http://www.archeovercelli.it/fortifag.html#anchor127986
Foto: le prime due sono della mia amica Romina Berretti, mentre la terza è presa dal sito
www.evensi.com
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