lunedì 13 ottobre 2014

Il castello di lunedì 13 ottobre







QUINTO VERCELLESE (VC) - Castello Avogadro (di Mimmo Ciurlia)

Il luogo, nominato per la prima volta nel 964, ha quasi sicuramente origine romana, dimostrata dal toponimo che indicava le pietre miliari poste lungo le antiche strade romane a stabilire le miglia percorse. In un diploma imperiale del 1152 è attestata l'appartenenza del luogo al conte Guido di Biandrate. Il castello, invece, compare nelle citazioni documentarie solo nel 1170, quando i conti di Biandrate cedettero ogni diritto su di esso e sui loro possedimenti nel territorio di Quinto alla famiglia vercellese degli Avogadro. Questi ultimi ebbero la signoria del luogo ininterrottamente fino al XVIII secolo ed il castello fu di loro proprietà fino al 1922, quando la famiglia si estinse con la morte del conte Casimiro. La presenza degli Avogadro legò in maniera strettissima le vicende storiche del comune di Quinto. Prima del 1335, anno della sottomissione di Vercelli e del suo distretto ad Azzone Visconti, Quinto fu al centro delle discordie civili tra guelfi e ghibellini per la sua delicata posizione strategica, vicinissima a Vercelli ed all'incrocio delle importanti strade che conducevano al Biellese ed alla Valsesia. Dopo un ventennio di calma politica sotto la dominazione dei Visconti, il castello e la comunità di Quinto furono nuovamente al centro di un lungo conflitto, scatenato dalle truppe della lega anti viscontea guidata dal marchese del Monferrato, a partire dal 1355. Per lunghi anni fino al 1427, tutto il Vercellese fu teatro di una aspra guerra fra i Visconti, i Savoia e i marchesi del Monferrato. I possedimenti degli Avogadro subirono gravi devastazioni e, sotto la minaccia di perdere i propri beni, la famiglia fece atto di dedizione al duca di Savoia Amedeo VIII nel 1404, per riceverne protezione. Solo dopo la pace del 1427, grazie ad un lungo periodo di tranquillità, durato fino all'inizio del XVI secolo, il castello di Quinto potè essere ricostruito dopo le gravi devastazioni subìte in un secolo di guerre. Dell'originaria struttura del castello, risalente al XII secolo, non resta piú nulla a causa dei ripetuti rifacimenti attuati nei secoli successivi. L'unico edificio risalente al XII secolo sarebbe la cappella castrense di S. Pietro, ricordata in un documento del 1219, situata entro le moenia vetera (le mura originarie del castello), che si contraddistingue per una complessa ed affascinante stratificazione degli affreschi che abbracciano un arco cronologico compreso fra il XIII e il XIV secolo. I lavori di restauro eseguiti sotto la direzione della Soprintendenza per il patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico per il Piemonte, hanno infatti recuperato la successione degli interventi decorativi che si sono succeduti, a volte, con una cadenza molto serrata, a volte con tempi lunghi. Le fasi più antiche sono testimoniate da un monumentale San Cristoforo, molto frammentario, dipinto sulla parete di sinistra e da una immagine raffigurante la Madonna con il Bambino. L'autore della decorazione del vano absidale è sicuramente di una qualità più elevata: la Crocifissione e San Pietro in trono e Santi sulla parete terminale, San Lorenzo e Santo Stefano a sinistra e le Nozze mistiche di Santa Caterina d'Alessandria a destra. Prima del loro restringimento, le mura dovevano contenere molto probabilmente parte dell'abitato e anche la chiesa di S. Nazario, realizzata con materiale di reimpiego, a croce latina spartita in tre navate arricchite da un ciclo di affreschi del XV-XVI secolo, con campanile tardoromanico. Al secolo XIII risale, invece, la torre quadrangolare posta sul lato nord e sopraelevata nella seconda metà del XV secolo. I massicci rifacimenti eseguiti nel XV secolo sono visibili nelle torri angolari cilindriche e nella sopraelevazione della cappella. Delle quattro torri attestate dai documenti ne sopravvivono tre, in quanto quella dell'angolo sud ovest è stata abbattuta e sono caratterizzate da caditoie dalle lunghe mensole e da una merlatura ghibellina. Le due torri poste sul lato orientale sono invece tuttora in buono stato di conservazione, mentre la terza è stata cimata lungo la linea dei merli. Attualmente il castello conserva una pianta rettangolare e si estende su un'area di 4500 mq. Vi si accede attraverso due porte carraie, ancora merlate, di cui la piú interna era anticamente dotata di ponte levatoio. Il castello e la sua tenuta agricola, dopo l’estinzione della famiglia Avogadro, passarono prima alla “Fondazione Conte Casimiro Avogadro di Quinto” e poi nel 1985 al Comune di Vercelli.

Foto: le prime due sono della mia amica Romina Berretti, mentre la terza è presa dal sito www.evensi.com 

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