martedì 30 luglio 2024

Il castello di martedì 30 luglio



FRANCOFONTE (SR) - Castello di Chadra

A nord-est di Francofonte sorgono, immersi tra agrumeti e vigneti, i ruderi del castello di Chadra, le cui origini affondano in quel periodo della Sicilia tanto turbolento, quanto incerto, risultato della lotta tra angioini e aragonesi prima e dopo la guerra del Vespro. Nel 1270 si documenta l’esistenza solo di un casale “Càdera” o “Chadra”. Nel 1296 il casale era feudo diviso tra le due famiglie dei Mortillaro e dei De Lamia; nel 1307 il miles Giovanni De Lamia decise di edificare una fortezza in quella parte del feudo che apparteneva alla sua famiglia, la quale ottenne l’intero possesso del territorio appena due anni dopo. I De Lamia detennero Chadra con il relativo castello fino al 1392, anno in cui Nicolò De Lamia, considerato ribelle giacché leale alla famiglia dei Chiaramonte, subì la confisca dei beni dalla regia camera. Nel 1394 ottenne l’investitura del feudo di Chadra Berengario Cruyllas, la cui famiglia non molto tempo dopo ricevette anche castello e abitato di Calatabiano. Due terremoti causarono il progressivo abbandono del casale e della fortezza: al 1552 è datato un primo evento sismico, durante il quale la fortezza subì seri danni, tuttavia riparati; infine il violento terremoto del 1693 devastò l’intera struttura, pregiudicando ogni tentativo di ricostruzione. Chadra è un “baglio”, il quale si presenta nella forma di una grande torre mastra, attorno alla quale si svolge il perimetro di un cortile fortificato. Il cortile possiede una forma rettangolare irregolare (m. 75 X 45), orientato est-ovest. L’intero complesso, che sorge su di un’ansa del torrente Canale, si presenta protetto a meridione e a oriente dal medesimo corso d’acqua, mentre a settentrione offrono una prima difesa dai possibili assedianti due fossati paralleli, dei quali quello più esterno pare sia rimasto incompiuto. Il fossato interno era largo oltre 4 metri e, almeno nella prossimità dell'angolo sud.ovest, profondo altrettanto. L’intera cortina muraria sembra essere il risultato di aggiunte successive: il muro orientale, ai giorni nostri per buona parte crollato, parrebbe opera del XIV o XV secolo; certamente più tardo è il tratto di muro meridionale, realizzato per buona parte nel XVIII secolo, ma inglobante tratti della cortina trecentesca. Lungo tutto il perimetro murario si svolgono anche i camminamenti di ronda merlati, scomparsi per la maggior parte, tranne per alcuni brevi tratti. Essi si dispongono a circa 4 m. d’altezza e si internano nella medesima cortina con una profondità di circa cm. 70. L’ingresso principale al cortile fortificato si trova nell’angolo di nord-est e ha la forma di un avancorpo, aggettante verso settentrione di circa m. 12. La soglia di tale ingresso immette in un piccolo cortile, forse salvaguardato dalla presenza di una torretta, un tempo anch’essa aggettante dalla cortina muraria principale, ma adesso crollata. Dal piccolo cortile al grande cortile si accede tramite una rampa di scale intagliata nella roccia. Il baglio è oggi occupato da un agrumeto che occulta buona parte delle strutture superstiti. Fino a qualche decennio fa dovevano esservi molti cisterne e silos scavati nella roccia, oggi del tutto interrati e poco o per nulla visibili. La torre mastra sorge lungo il lato occidentale del cortile principale. Dell’edificio oggi rimangono solo dei grossi monconi, dai quali è possibile ricostruire solo con parziale esattezza l’aspetto originario di questa fortificazione: essa possedeva una pianta cilindrica e apriva sul baglio il suo unico ingresso, caratterizzato da un arco a tutto sesto composto da blocchetti di pietra calcarea. Si può ancora misurare lo spessore murario dell’intero edificio, quantificato in circa m. 1,50, uniforme in tutta l’altezza. Solo in seguito, probabilmente durante alcuni rifacimenti della torre, si aggiunge una scarpatura non ammorsata lungo l’intera circonferenza, alta dal piano di campagna m. 7,60 e spessa alla base m. 2,20. Dai pochi dati adesso disponibili, si evince che un tempo la struttura avesse una pianta interna a forma ottagonale del diametro di m. 8. Ciascun angolo dei lati interni dell’ottagono probabilmente si allungava non oltre un terzo dell’intera altezza della torre, al fine di formare costolonature necessarie a reggere una volta di copertura. In ogni lato dell’ottagono si aprivano saettiere fortemente strombate, delle quali oggi rimangono solo pochi esempi. Come è anche possibile apprendere da alcuni documenti storici, la torre doveva possedere in tutto tre piani, oltre il terrazzo merlato, così da raggiungere un’altezza complessiva di 15/18 metri. Il pian terreno, “turri d’abbasciu”, si componeva di un’unica stanza; infine, gli altri due piani accessibili attraverso scale lignee, si ricavavano per mezzo di altrettanti solai, uno detto “di immenzu”, l’altro “di susu”. Altri link suggeriti: https://sicilyenjoy.com/listing/castello-di-chadra-a-francofonte/, https://www.siciliafotografica.it/gallery/index.php?/category/1241 (foto varie)

Fonti: https://www.comune.francofonte.sr.it/2021/04/17/castello-chadra/, articolo di Giuseppe Tropea su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Sicilia/siracusa/chadra.htm, https://www.icastelli.it/it/sicilia/siracusa/francofonte/castello-di-chadra

Foto: la prima è presa da https://www.visititaly.it/info/955855-castello-chadra-ruderi-francofonte.aspx, la seconda è presa da https://www.comune.francofonte.sr.it/2021/04/17/castello-chadra/

lunedì 29 luglio 2024

Il castello di lunedì 29 luglio



MONTELUPO FIORENTINO (FI) - Torre dei Frescobaldi in località Torre

Anticamente era chiamata Torre di San Quirico dal nome della chiesa intestata ai santi Quirico e Lucia situata nelle vicinanze. Assunse la denominazione dei Frescobaldi dopo l'acquisto da parte dell'omonima famiglia, avvenuto nella seconda metà del 1700. La data di realizzazione della Torre non è del tutto certa. Secondo il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, essa era stata costruita agli inizi del 1300 per tutelare le attività commerciali lungo il fiume Arno e contro le incursioni di Castruccio Castracani. Alcune ricerche ipotizzano che la Torre sia nata come mulino nei primi decenni del 1300. Dal 1320 al 1335, Montelupo diventò infatti una piazza particolarmente importante per il commercio del grano e probabilmente la struttura esisteva e svolgeva già la sua funzione durante questo periodo. Il primo riferimento esplicito sulla Torre dei Frescobaldi è tratto da una portata catastale datata 1427, dove si viene a sapere che essa era un "luogo ritratto a fortezza" con mulino annesso, appartenuto ai fratelli Gherardo e Adovardo di Gherardozzo Bartoli. Il documento attesta che in questa struttura vi abitava almeno una persona, il mugnaio. Nel 1529 Francesco Ferrucci, durante l'Assedio di Firenze, ordinò di distruggere tutti i mulini nei pressi di Montelupo, in modo da impedire alle truppe di Carlo V d'Asburgo la possibilità di rifornirsi. Questo destino non toccò alla Torre, grazie al fatto che il mulino in quegli anni non poteva più macinare ed era in una situazione di degrado a causa della deviazione del corso del fiume. Nel 1552 Galeotto del Caccia, marito di una discendente dei Bartoli, vide che il fiume aveva ripreso il suo vecchio andamento e per questo motivo decise di rimettere in funzione il mulino. Tuttavia ciò non era possibile a causa del taglio della pescaia da parte degli Ufficiali dei fiumi, e questo fece sì che la struttura rimanesse in uno stato di degrado. Nel 1588 Marietta Gondi, vedova di Gio. Antonio di Filippo Bartoli, vendette la Torre a Ferdinando I de' Medici al prezzo di 800 fiorini. La Torre entrò a far parte della vicina tenuta dell'Ambrogiana nella quale la famiglia Medici possedeva una villa. Poco dopo l'acquisto fu completamente ristrutturata e in seguito assunse la funzione di luogo di divertimento del granduca e dei suoi ospiti. Durante i primi anni del Settecento, essa diventò il luogo di riscossione dell'Imposizione d'Arno, una tassa applicata ai proprietari dei terreni in corrispondenza dei tratti di fiume in cui vengono eseguiti dei lavori. Il disinteresse da parte del granduca Cosimo III de' Medici culminò in un nuovo passaggio di proprietà. Nel 1715 i fratelli Giovanni e Giuseppe di Giuliano Castellani acquistarono la Torre, destinandola ad uso abitativo. Nel 1764 passò nelle mani di Giuseppe de' Frescobaldi e successivamente al nipote Cosimo Ridolfi. Nel 1902 viene acquistata dal Barone Raimondo Fianchetti e dopo pochi mesi da Pietro Carboncini. Successivamente, la struttura ospitò lo studio del ceramista Bruno Bagnoli. Dal 2001, dopo un completo restauro realizzato dall'attuale proprietario Giovanni Bartolozzi, una parte della Torre dei Frescobaldi ospita il Museo del Fiasco Toscano, davanti al quale si trova il Monumento alla Fiascaia, realizzato dall’artista Piero Bertelli. Da un punto di vista architettonico la torre è costituita da un parallelepipedo compatto, in cui si dispongono sei piani, per un'altezza di una quindicina di metri circa. Il carattere possente della muratura denuncia immediatamente l'origine militare, acuita dalla terminazione a beccatelli e merli. Il paramento, su tutti i lati, è costituito da pietre di fiume (le famose “pillore”, ricavate dal vicino alveo dell'Arno), intervallate da filaretti in laterizio che funzionano da irrigidimento e per una ottimale distribuzione dei carichi; presenti anche innumerevoli buche pontaie. Agli spigoli, i punti più delicati per una struttura militare, la muratura è costituita esclusivamente da mattoni. Le aperture in origine dovevano essere molto più piccole delle attuali, ma la riduzione ad abitazione, almeno dal '700, ha comportato l'adattamento della trecentesca struttura militare, che tuttavia si è ben conservata. I beccatelli che contraddistinguono il coronamento, sono costituiti da mensole lapidee, progressivamente più aggettanti. Fra mensola e mensola si aprono piccole aperture da cui era possibile rovesciare qualsiasi cosa al malaugurato assalitore (e che poteva essere facilmente adattata a piccionaia). Anche i merli sembrano quelli originari, anche se parzialmente ricostruiti sul lato meridionale della torre. Sui fronti Sud ed Est è stato ridisegnato, in forma di graffito, lo stemma dei Frescobaldi, il cui originale era andato perduto. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=hY5q-cm1B9s (video di Flybri), https://www.facebook.com/watch/?v=1623701171079593 (video di Cerofolini Pulizie), https://www.visitvaldelsa.com/it/11-comuni-della-valdelsa/montelupo/ville-ed-edifici-storici/torre-dei-frescobaldi

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Torre_dei_Frescobaldi, http://smartarc.blogspot.com/2013/01/montelupo-la-torre-de-frescobaldi.html

Foto: sono state scattate da me durante la mia visita del 28/07/2024

mercoledì 12 giugno 2024

Il castello di mercoledì 12 giugno



CAPENA (RM) - Castello di Scorano

Nel verde di uno spettacolare parco di circa 6 ettari, sorge maestoso il Castello di Scorano del 1200, all’epoca presidio fortificato e successivamente trasformato in casale ad uso agricolo. Si presume sia stato edificato dalla famiglia Orsini su antiche preesistenze Capenati. Nel corso della storia fu dimora di altre nobili famiglie romane quali i Borghese, i Brancaccio e in ultimo Don Vittorio Massimo, principe di Roccasecca dei Volsci. Il maniero fu abitato fino alla sua morte dal Principe Vittorio Emanulele Massimo (Principe di Roccasecca dei Volsci), secondo genito del Principe Camillo Francesco Massimo (Principe di Arsoli) e di Eleonora Brancaccio. Dopo la morte del Principe Vittorio Emanuele Massimo, il Castello è stato venduto a privati. Di questi ricordiamo: Leone Massimo (Principe di Arsoli) - Maria Principessa di Savoia - Vittorio Emanuele Massimo (Principe di Roccasecca dei Volsci) - Margrethe Bechshöft - Dawn Victoria Addams - Josefa Domingas Soares - Elizabetta Massimo - Angelo Falcone. Oggi il Castello di Scorano è caratterizzato da un grande portale d’ingresso con accesso dalla Via Tiberina e da un lungo viale alberato che porta alla splendida corte principale ove sono stati rinvenuti resti archeologici dell’epoca etrusca romana. Si accede alla corte tramite un maestoso portale bugnato ad arco, sormontato da una torre merlata.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Capena#Architetture_militari, https://www.immobiliare.it/annunci/109732731/?utm_source=lifull-connect&utm_medium=aggregator&utm_campaign=sale_desktop

Foto: la prima è presa da https://www.latuacasaaroma.it/ita/34/casa-castello-di-scorano/, la seconda è presa da https://www.wikicasa.it/annuncio/16934936/foto/1

martedì 11 giugno 2024

Il castello di martedì 11 giugno


SIRACUSA - Castello della Targia

Sorge a pochi chilometri da Siracusa, situandosi a Nord, poco distante dalla fortezza greca di Eurialo. Federico II in una lettera da Sarpi del 21 marzo 1240, scrive al Plancatore per l'approvazione di un progetto relativo alla costruzione di una fiskia nel suo palatium in Chindia prope Syracusiam e per consentire l'assegnazione a censo ai contadini siracusani delle terre incolte definite prato magno, per impiantarvi dei vigneti a patto che non danneggino il vicino mirteto e la costruzione di recinti per animali. Il termine fiskia indica un "bacino idrico o un fontanile. Ancora una volta il termine arabo, certamente attestato nella Sicilia del XII secolo, lascia intravedere un'eredità tecnologica ed ideale che continuava in età sveva a produrre i suoi frutti". L'imperatore avrebbe quindi approvato la realizzazione di un bacino idrico nell'ambito probabilmente di uno dei luoghi di sollazzo esistenti nel territorio, comprensivo forse di un vivaio. La regione è ricca di acqua e per il periodo medievale è attestata l'esistenza di un ricco patrimonio arboreo. Il legname ricavato dalle foreste serviva alla trasformazione della canna da zucchero del territorio limitrofo (San Cusmano e Cantera). L'identificazione del Palatium della Chindia fu fatta da G. Agnello con la struttura esistente nella contrada Targia vicino a Siracusa prope Syracusiam) che egli battezzò Valatium di Targia. Il nome compare nei documenti federiciani una sola volta: nel 1240 il secreto di Messina aveva fatto aprire una cava calcarea) a Targia per trarre materiale da usare in lavori di riparazione per alcuni edifici caduti in rovina che non dovevano essere molto distanti. Lo Sthamer propose una localizzazione nel territorio di Floridia, intendendo il toponimo Chindia come Cerninda o Cernindia, cioè Floridia (in dialetto Ciuriddia) ma, come sottolinea F. Maurici, nel territorio indicato non esistono testimonianze di edifici svevi. Il toponimo Targia di origine araba, invece, lascia pensare ad una frequentazione del sito precedente al periodo svevo. Del periodo normanno si ricordano gli avvenimenti legati al conte Ruggero "il quale, dopo la morte del figlio Giordano, sarebbe passato nella vicina terra per punirvi la popolazione ribelle, abbattendo dalle fondamenta il castello. Certo è che i ruderi di vecchie abitazioni e i documenti storici, riferentisi a disposizioni di ripopolamento della contrada, provano a sufficienza che il feudo Targia dovette essere legato alle vicende della storia cittadina: le sue abitazioni turrite e le prospere dipendenze terriere ne fecero, forse per lungo tempo, un luogo di giocondi sollazzi regali". In età aragonese il feudo di Targia fu oggetto di interesse dei regnanti come testimoniato da un diploma di Federico III dal quale si evince che esistevano ben due sollacia (la Targia magna e la Targia parva, cioè grande e piccola) con i relativi parchi, case, giardini, mulini. La frequentazione come luogo di svago e di caccia nel periodo aragonese è indice di continuità storica con il periodo svevo ed è molto probabile che esista materialmente la prova di questa sequenza cronologica. Benché completamente rimaneggiato in epoca moderna, l'unico edificio che risponde comunque alle caratteristiche icnografiche sveve nella contrada è il Castello della Targia, che possiede una pianta leggermente trapezoidale (lati minori 19,40 m; lati maggiori di misura differente: il lato Est 26,70 m e il lato Ovest 32,10 m) e delle torri circolari nell'intersezione degli assi e cortile centrale. L'impianto planimetrico, nella sua attuale consistenza, di forma irregolare, potrebbe essere dovuto all'adattamento delle fondazioni su strutture preesistenti, peraltro mai indagate. Esso appare simile ad un grande baglio dal momento che la fabbrica dell'edificio si articola attorno ad una corte centrale. Lo spessore murario è di 1,10 m. Secondo Giuseppe Agnello la cortina muraria originaria sarebbe integra su tre lati tranne sul lato Nord dove si sono sostituiti fabbricati moderni di tipo rurale. All'interno esistono ambienti soltanto nei lati Sud e Ovest, ma che non hanno alcun elemento antico. Le caratteristiche sveve sono riscontrabili, secondo lo studioso, nelle torri Sud-Ovest e Sud- Est. La prima (diametro esterno 6,30 m; diametro interno 4,10 m) presenta un rivestimento in piccoli conci (altezza 26/28 cm) in pietra calcarea disposti in 25 filari. Il coronamento si organizza con una cornice composta di archetti tipica del periodo tre - quattrocentesco. Esiste una sola finestra rettangolare a doppio strombo. La torre Sud-Est, lacunosa del coronamento, è confrontabile nell'impostazione generale alla precedente. Della torre Nord-Ovest rimangono solo la base e quattro assise di conci; la Nord- Est è tutta di rifacimento moderno. Il Castello della Targia è oggi proprietà della Famiglia Pupillo ed è quindi visitabile solo su richiesta e per degustazioni di vini (https://solacium.it/newsite/). Forte di una lunga tradizione familiare, l’Azienda agricola Pupillo ha recuperato il gusto perduto del Moscato di Siracusa e rinnovato quello più consolidato del Nero d’Avola.

Fonti: https://www.antoniorandazzo.it/castellietorrimedievali/castello-targia.html, https://www.icastelli.it/it/sicilia/siracusa/siracusa/castello-della-targia,

Foto: la prima è presa da https://www.lasiciliainrete.it/directory-tangibili/listing/castello-della-targia/, la seconda è presa da https://www.goccedisicilia.com/it/122_cantina-pupillo

venerdì 7 giugno 2024

Il castello di venerdì 7 giugno

 

 


LUNI (SP) - Torre del Guinigi in frazione Ortonovo

Le origini di Ortonovo risalgono ai secoli XI e XII, quando il territorio era controllato dal Vescovo di Luni. Oggi dall’alto possiamo immaginare i terreni collinari coltivati: il nome Ortonovo infatti sembra derivare da Hortus Novus. Il clima della collina attirava già prima dell'anno Mille le ricche famiglie lunensi che si recavano sulle alture per ritemprarsi tra relax e aria salubre. La "torre rotonda", svettante sul borgo storico ortonovese e attigua alla chiesa di San Lorenzo, venne edificata nel corso del XV secolo; nello stesso periodo il signore di Lucca Paolo Guinigi acquistò il territorio di Ortonovo dalla dominante signoria viscontea. Una leggenda popolare narra che proprio il Guinigi si recasse in cima alla torre, assieme ai figli e alla giovane moglie Ilaria del Carretto, per godere dell'ampio panorama. Probabilmente la torre faceva parte di un preesistente castello o fortilizio, luogo dove oggi trova spazio la parrocchiale del paese e di cui la torre, di fatto, ne è il campanile. La tipologia della torre richiama per dimensioni e struttura ad altre torri lunigianesi come quelle di Comano, Malgrate, Bagnone e Filattiera, di forma circolare, con beccatelli per la difesa piombante, e tamburo coronato a calotta, rivestita con squame di ardesia. Altri link consigliati: https://www.luniturismo.it/it-it/scopri/cosa-vedere/torre-rotonda-torre-del-guinigi-36590-1-969bccccd0338358bece8bb7a737e893, https://www.youtube.com/watch?v=VTM0WDEqb_Y (video di Michele Civelli)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Luni#Architetture_militari, https://www.comune.luni.sp.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/ortonovo-36583-1-9a3eceee97a8aebae2836b0763e6156c, https://www.terredilunigiana.com/ortonovo.php

Foto: entrambe del mio amico (e inviato speciale del blog) Claudio Vagaggini

mercoledì 29 maggio 2024

Il castello di mercoledì 29 maggio

 
 

                                       

ROCCA DE' GIORGI (PV) - Castello

Rocca de' Giorgi, sede di un'antica pieve della diocesi di Piacenza, fu fortificata fin dall'alto medioevo, probabilmente da un antico signore di nome Aimerico. Si chiamava infatti Rocca di Aimerico quando, nel 1164, è citata tra i luoghi dell'Oltrepò che passarono sotto il dominio pavese. Vi ebbe successivamente signoria la famiglia pavese Campeggi, per cui prese il nome di Rocca Campesana; passò poi sotto il dominio dei Sannazzaro, e per matrimonio a Fiorello Beccaria, che ricostruì la Rocca che da allora fu detta Rocca di Messer Fiorello, o Roccafirella. Nell'ambito del dominio dei Beccaria, giunse al ramo di Montebello, appartenendo al feudo di Montecalvo. Estinti nel 1629 i Beccaria, fu acquistato dai conti Giorgi di Vistarino, feudatari anche di Pietra de' Giorgi.  L'edificio è posto a 350 m s.l.m. e si trova nell'Oltrepò Pavese, su un rilievo che domina la valle del torrente Scuropasso. Ridotto in stato di rudere, oggi ne sono visibili solo le mura perimetrali riferibili alla metà del XIV secolo. La struttura realizzata in pietra e laterizio, ha pianta quadrilatera irregolare, di fatto trapezoidale, con affiancato su di un lato un dongione a base rettangolare. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=TltvMEyjmk8 (video di Milano Pavia TV on Demand), https://www.youtube.com/watch?v=lMLeJnIycbU (video di Turismo Ambiente Cultura), https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Rocca_de_Giorgi-messer_Fiorello.htm, https://www.loquis.com/it/loquis/2901875/Castello+di+Rocca+de+Giorgi

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rocca_de%27_Giorgi,

Foto: la prima è di terensky su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Rocca_de%27_Giorgi#/media/File:Ruderi_della_Rocca_di_messer_Fiorello_-_panoramio.jpg, la seconda è di Solaxart 2019 su https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Rocca_de_Giorgi-messer_Fiorello.htm

martedì 28 maggio 2024

Il castello di martedì 28 maggio



GUARDIAGRELE (CH) - Torri

Torrione Orsini:
emblema di Guardiagrele, si trova a pochi passi dall’antico perimetro difensivo della città, sito nella pineta di Largo Garibaldi, sulla sommità del paese e da questa posizione domina la valle sottostante. Sulle fonti letterarie si legge che dopo il 1849, dopo che furono demoliti tratti di mura e torri, si procedette alla sistemazione del Largo del Rosario (oggi Largo Garibaldi). Fu atterrata la maggior parte dei recinti del castello, furono tolti i ruderi del muro che chiudeva dalla parte di nord-ovest, e venne interamente colmato il fossato di protezione. Rimase questa torre che per dimensioni e struttura è una delle più grandi e porta i segni di costruzione del 900 e del 1000, ossia dell'epoca in cui avvennero le invasioni dei Saraceni e degli Ungari. La torre costituirebbe l'antico presidio militare longobardo dal quale, secondo la tradizione, ebbe origine il primo nucleo fortificato della città (da qui anche l'appellativo di "Torrione Longobardo"). Il nome della struttura si deve alla famiglia Orsini che dominò Guardiagrele, insieme alla Contea di Manoppello, dal 1340. Il suo aspetto tozzo ed imponente è frutto di numerosi interventi di modifica che nei secoli successivi alla costruzione interessarono quasi tutte le fortificazioni longobarde. L'odierno aspetto, massiccio e a pianta quadrata, si deve proprio agli Orsini. La torre, costituita da grosse mura in pietra di 80 cm. di spessore, è priva di copertura ed è attualmente semi diroccata. Chiusa ai lati, presenta un'apertura alla base, utilizzata per l'accesso, ed una finestra sulla parete opposta verso l'alto.

Torre Adriana:
posta all'angolo settentrionale delle mura della città, all'inizio di via Occidentale, accanto a Porta San Giovanni, vicino alle botteghe artigiane, presenta una forma cilindrica e una muratura in pietrame regolare di piccolo taglio. La torre è coeva di Torre Stella, lungo la cinta, tratto completato nel XIV secolo, più tardi rispetto alla cinta sud del Largo Garibaldi, dove stava il castello. Questa torre doveva essere decorata da merlatura, ma a causa del sisma della Majella del 1706 fu modificata nell'aspetto attuale, soprattutto quando la funzione difensiva decadde, e divenne un'abitazione privata. Ancora oggi è un'abitazione, con al piano terra una bottega di artigianato in rame.

Torre Stella:
gemella della Torre Adriana, lungo via Occidentale, è insieme ad essa l'unica torre perimetrale di forma circolare giunta fino ai giorni nostri. Il prospetto è alterato dalla costruzione di due balconi. Nella muratura è posto lo stemma gentilizio della famiglia Stella.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Porte_e_torri_di_Guardiagrele, https://www.mondimedievali.net/castelli/Abruzzo/chieti/guardiagrele.htm, https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1300012631

Foto: la prima (Torrione Orsini) è di Beni Culturali Standard BCS su https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1300012631#lg=1&slide=0; la seconda (Torre Adriana) è di zitumassin su https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Torre_Adriana,_Guardiagrele.JPG. Infine, la terza (Torre Stella) è di Giovanna Sciubba su https://lh3.googleusercontent.com/p/AF1QipM7U5wykXm17C_fFli7j7J25sv190IjvY0wzfsv=s680-w680-h510