lunedì 7 marzo 2011

Il castello di lunedì 7 marzo



MACCHIAGODENA (IS) - Castello Angioino

Si erge su uno sperone di roccia calcarea, dal quale sembrano emergere le due torri più grandi. Non è possibile datare con certezza il castello, a causa dei numerosi interventi di ristrutturazione che esso ha subito. E' molto probabile che sia di origine longobarda e che sia sorto come importante postazione di avvistamento e di controllo del confine tra la contea di Isernia e quella di Boiano e, soprattutto, del tratturo Pescasserroli-Candela. La sua struttura originaria era probabilmente di forma triangolare con tre lati inaccessibili, posti a strapiombo sulla parete rocciosa. L'edificio attuale ha pianta poligonale e conserva oggi le basi dei muri perimetrali e due robuste torri realizzate con blocchi di pietra squadrata a vista. L'ingresso si trova sul lato sud-est ed è protetto dalla torre orientale. Nel 1269, agli albori della dominazione angioina, Carlo I d’Angiò affidò Macchiagodena a Barrasio Barras, cavaliere francese che spadroneggiò nel castello. I Barras, feudatari di Ielsi e Macchiagodena, furono attori di una lunga lotta contro il duca di Frosolone. Il feudo fu mantenuto da diverse famiglie, tra le quali ricordiamo i Cantelmo, i Pandone e, nel XVI secolo i Caracciolo, che lo vendettero ai Centomani i quali furono l'ultima famiglia ad abitare stabilmente l'antica fortezza. Il sisma del 1805 causò notevoli danni alla struttura, costringendo la famiglia Centomani a effettuare ingenti lavori di ristrutturazione che fecero perdere definitivamente alla fortezza le sue peculiarità militari e strategiche, trasformandola in un lussuoso palazzo baronale. I fossati scomparvero, le torri furono ribassate e private dei merli. La loro funzione fu definitivamente stravolta quando le stesse furono adibite dalla famiglia Centomani rispettivamente a salotto e biblioteca. Nel recinto dell'antico castello esiste un gruppo di statue e altro materiale scultoreo in pietra, come il grande leone situato presso il lato orientale, databile al XIII secolo. Nel piano nobile del castello erano presenti, ma oggi purtroppo non più, tavole dipinte, fregi, un focolare alla romana ed una finestra gotica. Oggi gli ambienti interni invece si caratterizzano per la semplicità dell'arredamento e nella sola biblioteca sono presenti arredi ottocenteschi e scaffali ricchi di antichi e pregiati volumi, soprattutto di genere medico. Nei sotterranei, oggi chiusi, probabilmente doveva essere presente una via di fuga, che portava ad una zona della roccia sottostante chiamata "del precipizio" (addirittura una leggenda popolare vuole che diverse anime ancora infestino il castello proprio in questi cunicoli).
La corte criminale, le sale della tortura e i trabocchetti, collocati alla base di una delle torri del castello, furono murati nel secolo scorso per volere di Armando Ciocchi, la cui intenzione era rendere l’edificio una residenza ospitale e accogliente. Per molti secoli l’edificio ebbe un’immagine sinistra e tirannica, che serviva a rafforzare e mantenere viva la potenza dei feudatari e la sudditanza del popolo nei loro confronti. Nel 2009 il Castello, rimasto in discrete condizioni di conservazione grazie ai lavori effettati dagli ultimi proprietari privati, è stato acquisito dalla regione Molise ed è purtroppo notizia recente il crollo parziale di una torre dovuto forse alle eccessive piogge nel mese di novembre 2010

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