giovedì 30 aprile 2015

Il castello di giovedì 30 aprile






INVERIGO (CO) - Castello Crivelli

Per cogliere l’importanza del Castello di Inverigo è utile ripercorrere la sua storia millenaria, correlata a quella dei suoi nobili “inquilini”: si scoprirà così che Inverigo con il suo Castello ebbe un ruolo di primo piano nell’ancora vaga storia dell’Alto Milanese. La fondazione del complesso risale probabilmente al X secolo, tempo nel quale ci fu l’autorizzazione a fortificare gli abitati per difendersi dalle ricorrenti scorrerie degli Ungari, periodo nel quale certamente il sito esisteva. Ma il luogo possiede pure un’importanza strategica data dalla sua posizione elevata dalla quale si domina la sottostante pianura Brianzola e dell’alto milanese (nel 1818 Stendhal nel suo ‘Viaggio’ scrisse estasiato ‘dal panorama della pianura lombarda simile ad un vasto mare’); infatti, da tale posto si può controllare un ampio tratto della Valle del Lambro con i sottostanti suoi sentieri, guadi e traffici rivolti all’ultra Lambrum. La prima menzione del castrum potrebbe rinvenirsi in una donazione che l’arcivescovo Ariberto d’Intimiano fece nel 1026 o 27 al Capitolo della chiesa di San Dionigi di Milano; fra i luoghi viene citato un castro ed una località detta «Invenigo ». Il castro ricompare tre secoli dopo, in una transazione del 20 febbraio 1348 con la quale l’arcivescovo di Milano Giovanni Visconti (1342-1354) permutava le proprietà di Groppello d’Adda e dintorni delle monache del Monastero di Lambrugo con quelle del “mediolanensis Brumaxii de Manziago” siti ad Inverigo, tra cui un edificio in rovina con corte nel castro d’Inverigo. Era il 26 ottobre 1411, quando il nobile Anrigoto de Gluxiano acquistò il Castrum, ancora ridotto a rudere (questa condizione comune a molti altri edifici, come testimoniano documenti coevi, rileva un’instabilità sociale e una crisi sociale di lungo corso), da Antoniolo de Schotis, entrambi notai ed abitanti d’Inverigo. È un documento importante poiché vi è la descrizione dell’immobile con la sua torre, il magazzino, le case in stato cadente, il pozzo, il torchio, il forno, il colombaio ed il fossato castellano. La descrizione corrisponde sostanzialmente alla struttura attuale, nonostante le trasformazioni d’uso successive. Da una pergamena del 1277 si evince che membri della famiglia Scotti erano già presenti fra i notabili d’Inverigo. I Giussani o de Gluxiano, i nuovi proprietari, facevano parte della più antica nobiltà milanese, i cui diversi rami furono i dominus di vari loci, da Giussano a Lurago d’Erba, passando da Inverigo e Arosio; è nota la loro partecipazione alle attività del Monastero Maggiore di Milano. Da documenti dell’XII e XIII secolo si rileva quanto i de Gluxiano siano stati numerosi e potenti nell’antica pieve di Mariano. Vari esponenti di questo clan ricoprirono cariche civili nel Comune di Milano; si ricordano, ad esempio la tesoreria del Comune di Piacenza ma sopratutto la gestione generazionale dell’amministrazione della neonata Fabbrica del Duomo. In entrambi casi con l’adozione del «Liber tabulae rationum» si anticipava, a metà del 1300, l’uso della cosi detta “Partita doppia”. I Giussani “inverighesi” ebbero una progressiva espansione economica con continue acquisizioni di immobili e terreni, sia ad Inverigo che nei paesi circostanti. Le carte del XV secolo riferiscono che già a quell’epoca il Castello d’Inverigo era il centro amministrativo di una miriade di cascine (quasi tutte quelle presenti oggi ad Inverigo risalgono almeno al XIV secolo), di proprietà dei de Gluxiano. A fine ‘400 essi misero mano al complesso e vi crearono una piccola corte dove conducevano uno stile di vita sfarzoso. Ne sono la riprova la scoperta di documenti per l’acquisto di seta e il ritrovamento di pregevoli affreschi coevi, durante recenti lavori di restauro all’interno della Villa. In seguito fu ancora la famiglia Crivelli a creare la sistemazione che ancora oggi si vede. I beni dei Giussani inverighesi, fra cui il castello, confluirono nella famiglia Crivelli nel 1580 quando Tiberio Giussani nominò suo erede il nipote Flaminio Crivelli, figlio di Giovan Battista Crivelli e di sua figlia Aurelia Giussani. I Crivelli già a quei tempi erano ricchi possidenti terrieri in molte parti del Ducato di Milano. In particolare i Crivelli d’Inverigo appartenevano al ramo detto “linea dei Marchesi d’Agliate”. Infatti, nel 1654 il re di Spagna Filippo IV, per riconoscimento dei suoi meriti militari e amministrativi, nominò Flaminio Crivelli marchese d’Agliate (da cui appunto prese nome questa linea di casato) e delle terre della pieve omonima; il titolo era trasmissibile ai discendenti. I Crivelli ebbero l’opportunità di affermarsi politicamente con l’acquisto di feudi, e quindi di incrementare ulteriormente il loro potere economico nel Ducato di Milano. Tra il 1647 ed il 1689 i Crivelli (prima Tiberio, poi i fratelli Flaminio, questore del Ducato di Milano, ed Enea, ambasciatore presso i Grigioni) acquistarono i diritti di governo feudale su un vasto territorio comprendente quasi tutta la Brianza (Canzo, Caslino, Castelmarte, Longone, Incino, Inverigo, Carugo, Paina, Varedo, Masciago, Galliano, Rovellasca, Agliate, Besana e altri per un totale di 52 località) e la Lomellina. Nel frattempo essi trasferirono nel Castello d’Inverigo la residenza regolamentare del governo feudale. Nel Seicento, i Crivelli adattarono gli edifici adiacenti a nord del Castrum in “casa da nobile” cioè in villa signorile. Nel Settecento completarono il loro sistema di potere con il trasferimento della Pretura ad Inverigo nella sede del ‘castro pretorio’ (edificio dalle forme tardo-gotico che in passato era stato una residenza signorile), quindi con la trasformazione del castrum in carcere e in abitazione delle guardie. La giurisdizione feudale su Inverigo fu acquistata dal questore Flaminio nel 1683. Tra l’altro il diritto feudale prevedeva che l’amministrazione della giustizia per i reati civili e penali (criminali, si diceva allora) non gravi fosse esercitata dal pretore, nominato direttamente dal feudatario. Ed infatti ancor oggi nella Villa o nelle adiacenze vi sono il ‘castro pretorio’, cioè il tribunale, e la torre delle carceri. Tutte le celle hanno uno stretto pertugio di luce rivolto verso il campanile, affinché ci fosse ispirazione di pentimento e catarsi. Le carceri con la garitta ottagonale di guardia sono collegate al ‘castro pretorio’ da un ponticello che attraversa la pubblica via. Nel Seicento e nel Settecento Inverigo si configurò come una delle più rilevanti sedi di potere dell’intera Brianza, tanto da far dire all’abate Annoni che ‘Inverigo fu chiamato la capitale della Brianza’. I Crivelli avevano una loro piccola corte con amministratori, servi, lacchè, ecc. e delegavano l’amministrazione dei loro possessi a sub agenti che esercitavano la conduzione agricola sui coloni e le loro famiglie praticando il comando con il rigore dei tempi. La giurisdizione dei Crivelli cessò nel 1797 con l’abolizione dei privilegi feudali ad opera del governo napoleonico. I lavori di ristrutturazione effettuati a cavallo fra Settecento e Ottocento chiusero a quadrilatero la Villa, aggiungendo il loggiato neoclassico. Il progetto si ritiene affidato all’architetto Leopold Pollack (1751-1806), tra l’altro progettista di Villa Reale a Milano. Questo intervento (1805) sancì la definitiva trasformazione del complesso da sede feudale a villa di delizia. Nella circostanza furono anche creati due giardini pensili affacciati sul Viale dei Cipressi e posti simmetricamente ai lati dello stesso, per fare posto ai quali furono demoliti edifici della vecchia Inverigo. Interessante fu l’utilizzo dell’abside (ancora visibile) dell’antica chiesa romanica di S. Silvestro come parete di sostegno di uno dei terrapieni. Dopo la caduta di Napoleone, i Crivelli aderirono gradualmente alle istanze risorgimentali e poi nazionali, con l’Unità d’Italia. Essi spostarono la loro dimora abituale a Milano, in Via Pontaccio. La Villa, quindi, venne in qualche modo declassata a centro amministrativo delle pertinenti tenute agricole ed a Villa di campagna, una delle molte dei Crivelli. Dopo la seconda guerra mondiale Inverigo e la Brianza assistettero al collasso della propria millenaria civiltà contadina, come conseguenza delle grandi trasformazioni sociali. Fu l’inizio del rapido declino della Villa, del sistema delle cascine che ruotavano intorno ad essa e della Casata dei Crivelli. Alla morte dell’ultimo marchese, Uberto Crivelli, avvenuta alla fine anni ’50 del secolo scorso, gli eredi vendettero le proprietà di Inverigo, senza peraltro offrire la possibilità di prelazione agli affittuari delle corti circostanti la Villa, il che innesca una contesa giudiziaria. Gli eredi dell’ultimo marchese cedettero la proprietà a un’immobiliare e a privati. I loro beni immediatamente vendibili finirono all’incanto, i cospicui beni immobiliari, come la Villa d’Inverigo, conobbero un degrado inarrestabile ed i loro archivi con la loro testimonianza storica andarono al macero. La parte più antica del complesso è il Castrum, la cui fondazione risale almeno al X secolo e fu rimaneggiato nel ‘400. Salendo lungo il viale d’ingresso, in Via Privata Crivelli, lo si incontra sulla destra, a partire dalla tozza torre d’angolo che costituiva la sede del carcere. Altri riferimenti che delimitano il Castrum sono la torre di guardia e, sul lato opposto, la garitta di guardia al ponte; poi il grande edificio che conserva tracce di finiture signorili e che potrebbe essere l’originaria sede nobiliare. Un ponticello in mattoni collega il Castrum al ‘castro pretorio’, edificio già esistente a metà Quattrocento con bella monofora in puro stile gotico/lombardo ed un primo esempio di camino a canna fumaria. Nel Castrum si entra nel portone ligneo situato tra la torre del carcere e la torre di guardia. All’interno vi sono magazzini, abitazioni, stalle, un portico sorretto da colonne di mattoni circolari, il pozzo ed il basamento del torchio medievale. Il cortile ha una bella rizzàda, pavimentazione in acciottolato. È un microcosmo feudale, sicuramente rimaneggiato nei secoli ma ancora completo delle strutture di residenza, di servizio e di governo: la torre di guardia, i magazzini, la torre del carcere, l’infermeria, le abitazioni delle guardie, la garitta e il ponte che porta al Pretorio, il pozzo, il torchio, il palazzo signorile. Un insieme sistematico di eccezionale valore culturale nel territorio lombardo. La sua importanza e rarità però è stata finora misconosciuta. Questo luogo ospitò spesso funzioni pubbliche come il già ricordato magistrato feudale nel XVIII secolo (con annesso carcere) e come distaccamento dell’Esercito che faceva presidio militare (avvistamento aereo e funzioni antincendio) della zona fino al settembre 1943. Altre informazioni qui: http://www.viagginellastoria.it/articoli/inverigocastello.htm, articolo di S.Cat. r.foglia su http://www.laprovinciadicomo.it/stories/Cronaca/inverigonbspcastello-crivellitorna-al-vecchio-splendore_2427_11/
Fonti: http://www.lecontrade.it/a4_pgt_3.html
Foto: da http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/CO180-00204/ e su http://www.quelvialepercorso.it/percorso/villa-crivelli/

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