mercoledì 13 maggio 2015

Il castello di mercoledì 13 maggio






CASALINO (NO) – Castello

In età medievale il paese era posto al confine tra i comuni di Novara e di Vercelli. Nelle vicinanze sorgeva l’antica fortificazione di Puningo, testimoniata nel 1007. Nel 1194 la chiesa di S. Pietro di Casalino fu scelta come sede per la firma di un importante trattato di pace fra Novara e Vercelli. A metà del Trecento il villaggio era circondato da un fossato e la comunità aveva provveduto a erigere delle fortificazioni. Nel 1358, al tempo della devastante guerra fra Galeazzo II Visconti e il marchese Giovanni del Monferrato, quest’ultimo si impadronì del castello di Casalino, ripreso in seguito dal Visconti, ma nel 1361 occupato dalle truppe mercenarie inglesi di Alberto Stertz. Al termine del conflitto paese e castello tornarono sotto il controllo dei Milanesi, ma all’inizio del Quattrocento essi furono occupati dal marchese Teodoro del Monferrato e solo nel 1417 restituiti al duca di Milano Filippo Maria Visconti. A metà Quattrocento l’abitato di Casalino appariva formato da un villaggio, da un borgo vecchio e dal castello, entro il quale era stata costruita una solida rocca. Attorno al 1470 i signori di Milano investirono del feudo di Casalino Luca Crotti, consigliere ducale e figlio di Giovanni, comandante della piazzaforte di Pavia. Luca riorganizzò il vasto complesso patrimoniale della famiglia (comprendente anche Vinzaglio, Robbio, Orfengo, Peltrengo) e i Crotti mantennero i diritti giurisdizionali su Casalino fino alla metà del Seicento, ma non furono interessati al castello, il cui possesso era ambito dalla famiglia novarese dei Leopardi, che già possedevano ampie proprietà sul territorio ed erano venuti ad abitare in paese. Scomparsi i Crotti nel 1651, il feudo fu assegnato alla famiglia di Galeazzo Trotti, che esercitò i diritti giurisdizionali fino al 1711. In seguito essi appartennero al marchese Carlo Baluardi, che nel 1720 vendette il feudo al conte Niccolò Leopardi, che già possedeva l’intera proprietà del castello. Alla morte di Niccolò, nel 1732, feudo e castello passarono al figlio Michelangelo. Alla sua morte, nel 1787, quando ormai il Novarese era passato ai Savoia, l’eredità toccò al figlio Luigi, divenuto cavaliere gerosolimitano. Pochi anni più tardi, dopo l’abolizione dei diritti feudali, il conte Luigi Leopardi aderì alla Repubblica Cisalpina, e fu inviato con Giuseppe Prina come rappresentante di Novara alla Consulta di Lione, dove il 26 gennaio 1802 fu proclamata la costituzione della Repubblica d’Italia. Dopo la sua morte nel 1807, il figlio Michelangelo ereditò il castello di Casalino, rimasto alla famiglia fino ai nostri giorni. La costruzione del castello risale probabilmente alla metà del XIV secolo. Di particolare interesse la villa e lo splendido parco. L'arca incastellata doveva essere molto vasta, ed è ancora segnata dalla muraglia che cinge le costruzioni ed il vasto parco; dell'antico castrum quasi nulla è rimasto ad eccezione di una serie di casoni rustici sul lato orientale, che possono risalire al Cinquecento. Restano invece, a nord proprio di fronte all'attuale cancello di accesso, alcuni importanti resti della rocca, documentata nel Quattrocento. Qui si apriva l'ingresso antico con i ponti levatoi sulla porta carraia e sulla postierla, sopra la quale è ancora visibile la sede del bolzone; oltre l'arco a tutto sesto si apre un vasto introytum, alla base del torrione che lo sormontava. L'occhio percepisce una fuga di quattro archi di rossi mattoni, poiché dietro a questo primo edificio ne sorge un secondo, la cui parte inferiore è autentica, mentre la sopraelevazione è stata effettuata, pur con un certo gusto, in un periodo successivo, quando furono risistemate molte abitazioni del complesso. A destra si scorge la cappella privata e poi si accede ad un vastissimo parco, con alberi secolari. A sinistra si possono raggiungere gli edifici rustici, di cui si è già parlato, e che costituivano la dimora dei salariati dei conti: una cinta separa le due aree del castello e a sud un palazzo del tardo Seicento chiude la corte rustica. Se si ritorna al torrione d'ingresso si può osservare, a destra, il muro settentrionale di un edificio castellano, in cui è evidente l'antico cammino di ronda con le aperture ad arco ribassato, simili a quelle di Casalgiate e di Ponzana. Più sotto un autentico cordonato di cotto segna l'inizio della scarpatura del muro, che scendeva verso la fossa; a metà altezza una serie dì piccole finestre, molto simili a quelle visibili sul lato di tramontana del castello di Cameriano, dava luce alle antiche camere del primo piano. Le grandi finestre di cotto, invece, sono di difficile datazione, poiché ad una semplice osservazione non si può stabilire l'età della loro costruzione, ma sembrano di recente fabbricazione.


Foto: entrambe di William Brusati, su http://www.panoramio.com/photo/70930239 e su http://www.panoramio.com/photo/52677098

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