mercoledì 28 ottobre 2015

Il castello di mercoledì 28 ottobre






GAMBOLO' (PV) - Castello Litta

La prima volta che il nome del paese compare nella storia è nel 999, in un documento in cui si dice che un certo Ademarus de Gambolate doveva risarcire il vescovo di Vercelli Leone dei danni arrecatigli. Il castello viene citato per la prima volta cento anni dopo, nel 1099: la fortezza accoglieva al sicuro gli abitanti del villaggio e della campagna circostante. Ma il documento più importante è una bolla del papa Innocenzo II del 1133 che conferma all'allora vescovo di Novara l'appartenenza di questo territorio alla sua diocesi: il paese viene chiamato Campus Latus. Nel Medioevo è testimoniata la compresenza di due diverse diocesi, quella di Novara e quella di Pavia: ci troviamo in un territorio di confine fra le due giurisdizioni, cui si legano anche mosse politiche e strategiche dei due vescovadi e dei poteri laici ad essi collegati. Dalla diocesi di Novara dipendeva la pieve di S. Pietro di Masovico, collocata all'incirca due km fuori dell'abitato attuale, oltre il Terdoppio. Da San Pietro dipendeva la chiesa di S. Gaudenzio; questa, situata nel villaggio, destituì nei secoli successivi la pieve rurale e divenne la parrocchia del paese. La diocesi di Pavia trovò invece la propria dipendenza nella pieve di Sant'Eusebio, documentata fra XIII e XIV secolo. In questi secoli il paese gravitava politicamente nell'orbita di Pavia, che era continuamente in guerra con Milano; nel corso degli anni Gambolò venne ripetutamente assediata e danneggiata. Alla fine Milano prevalse definitivamente e si sancì il predominio della signoria dei Visconti. Il castello pervenne ai Beccaria e venne poi dato da Galeazzo Maria Visconti a Francesco Pietrasanta. Fra basso Medioevo e Rinascimento la zona rifiorì, grazie a bonifiche e canalizzazioni che valorizzarono la campagna. Con l'avvento degli Sforza e la successiva perdita del ducato a favore dei francesi passò, nel 1499, nelle mani di Gian Giacomo Trivulzio, maresciallo di Luigi XII, marchese di Vigevano. Dopo alterne vicende militari e politiche il territorio, con il Ducato di Milano, finì definitivamente nelle mani della corona spagnola. Nel 1573 i nobili Litta Visconti Arese acquistarono dagli spagnoli il feudo di Gambolò. È del 10 ottobre 1639 il documento nel quale si avvisa che le terre di Gambolò, Gravellona, Cilavegna, Cassolnovo, Villanova, Nicorvo, Robbio, Confienza e Palestro cessarono di far parte del territorio Novarese o Pavese ed entrarono in quello Vigevanasco, diventando terre appartenenti al contado di Vigevano. Nel 1743 il Vigevanasco passò dallo Stato di Milano (allora austriaco) ai Savoia, e nel 1818 fu unito alla Lomellina. Intorno all'anno 1000, nel periodo dei Comuni, sorse il “Castrum“, nucleo fortificato del castello, luogo di protezione per gli abitanti del villaggio e dei territori. In origine il castello era una rocca realizzata a scopi prettamente difensivi, e nel corso dei secoli subì numerosi saccheggiamenti e venne semidistrutto nelle campagne militari dei secoli XII e XIII. Tra il 1412 e il 1475 il feudo di Gambolò venne concesso ad Antonio Beccaria, esponente della famiglia della nobiltà pavese che già dagli inizi del Trecento era titolare del possedimento. Esauritasi la dinastia dei Beccaria nel 1475, Gambolò conobbe il periodo di massimo splendore negli anni Ottanta del Quattrocento per iniziativa di Ludovico il Moro, che dispose lavori di restauro e vi soggiornò con frequenza. Il castello presenta i caratteri essenziali delle rocche visconteo - sforzesche con pianta quadrilatero/trapezoidale e torri sia nei “cantoni“ che al centro. Da ogni lato i muri di cinta, lungo cui si snodavano i cammini di ronda, erano completati da merli ghibellini. Il 30 gennaio 1573, come precedentemente scritto, il Marchese Litta Agostino acquistò, dal fisco spagnolo, per 60.400 lire il fuedo di Gambolò. La Casa del Signore di cui entrò in possesso misurava circa 350 m² e occupava il lato nord - ovest del castello. L'idea del Conte era quella di trasformare il castello in villa di campagna con un ampio giardino e un ingresso rappresentativo. Pertanto l'11 aprile 1573 il conte, successivamente elevato al titolo di marchese, incominciò ad acquistare le proprietà private poste all'interno del castello iniziando da quelle prossime al palazzo. Tra il 1614 e il 1680 venne realizzato, a est della rocca, il nuovo viale di ingresso previo rifacimento dei due fronti della via allora esistente con svasamento poligonale della contrada di Mangrate, l'attuale Corso Vittorio Emanuele. Il nuovo viale sfociava di fronte al torrione principale sul cui arco è ancora in parte leggibile la centinatura della facciata con le feritoie dei bolzoni del ponte levatoio, trasformato, nel 1680 in portale d'ingresso con arco a sesto ribassato e dentellato, sopra al quale sono visibili le insegne della casata e un oculo circolare sorretto da quattro lesene. Il palazzo si elevava circa 50 metri ad ovest con ingresso ad arco ribassato a tutto sesto, con fronte bugnato ed estradosso a dentelli. Oltre si trovava il cortile con due colonnati affacciati e una muraglia cieca. Prima della fine del secolo i Litta eliminarono dalla cinta muraria del castello i merli e i cammini di ronda, iniziando a costruire a ridosso del muro una galleria, oggi chiamata “Manica Lunga“. Purtroppo a seguito di controversie i lavori si interruppero con la costruzione della torre quadrata posta al centro del lato che congiungeva il palazzo con la torre Mirabella e, solo nei primi anni del Settecento, con l'acquisto degli ultimi sedimi si portarono a termine i lavori arricchendo la torre Mirabella di un belvedere con ringhiera. Il corpo della “Manica Lunga“ si sviluppa su due piani per un'altezza complessiva di m 10.00 circa. Il piano terra è costituito da una galleria della lunghezza di circa m 50.00 costituita da 15 colonne binate poggianti su un parapetto interrotto da un'alternanza di vuoti e di pieni che trovano definizione nella continuità materica delle mensole poggianti su pilastrini centrali in pietra. Appoggiate sui capitelli delle colonne si trovano le travi in pietra, per la prima parte in ceppo e per la seconda in granito quasi a testimoniare le fasi successive di esecuzione dei lavori. In corrispondenza degli archivolti si aprono delle finestrature che si affacciato sulla porzione di fossato ora coperta. Le pareti sono intonacate a eccezione della parte delle vecchie mura che si presenta in mattoni a vista. Il soffitto della galleria è in cannicciato con volte a sesto ribassato con alternanza di vela e botte, mentre la soletta è in assito poggiante su un'orditura in legno. Nei decenni successivi furono apportate altre modifiche come ad esempio la fontana ottagonale, ora distrutta, fatta erigere nel 1776 al centro del giardino in prossimità della galleria. Successivamente il castello fu donato dalla famiglia Robecchi, avente causa dai Litta, al Comune di Gambolò e ospita attualmente diversi uffici pubblici, la biblioteca comunale e la sede del Museo Archeologico Lomellino (posto al piano primo del complesso della Manica Lunga). Il castello di Gambolò nel suo aspetto odierno riunisce un complesso di costruzioni di epoca diversa. Della struttura più antica è conservato solo l’ampio recinto di mura fortificate, un quadrilatero di forma trapezoidale che presenta quattro torri cilindriche agli estremi e i resti di tre delle quattro torri quadrate posizionate al centro di ogni lato delle mura. Sono invece da collocarsi fra il tardo Cinquecento e il Seicento quelle parti riconducibili alle trasformazioni realizzate per volontà della famiglia Litta. Qui trovate alcuni episodi di apparizioni di fantasmi legate al castello di Gambolò: http://oltrelanebbiablog.blogspot.it/2011/01/castello-di-gambolo-il-fantasma-della.html. Infine, ecco un video di EPAS in cui si parla sempre del suddetto castello: https://www.youtube.com/watch?v=QXmAgV40aP4
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Gambol%C3%B2, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Gambol%C3%B2, http://www.castellidelducato.eu/struttura.php?id=32

Foto: entrambe di Solaxart 2012 su http://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Gambolo.htm (da visitare per vedere altre stupende foto...)

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