venerdì 30 settembre 2016

Il castello di venerdì 30 settembre






ALBINEA (RE) - Castello di Borzano

Nel territorio albinetano il castello di Borzano è collocato nella prima fascia collinare caratterizzata da affioramenti di gesso selenitico sul quale si manifestano fenomeni carsici dovuti all’erosione dell’acqua piovana quali grotte, inghiottitoi e doline. L’altura sulla quale si trova il castello raggiunge  metri 310, alla base della rupe scorrono il torrente Lodola a Sud e ad Est e il Rio della Mussina a Nord. Questo paesaggio che costituisce un insieme di grande bellezza è dichiarato  Sito di Interesse Comunitario (Area SIC). Della antica struttura, ridotta a stalla, rimangono i muri perimetrali di tre lati. Sul prospetto di ponente è visibile la parte inferiore di una sequenza di beccatelli di sostegno alle merlature. Diverse sono le finestre, anguste con i caratteristici sedili laterali. Nell'interno sono anche visibili i resti di canne fumarie ed i frammenti di un bassorilievo con motivi ornamentali. La chiesa di S. Giovanni , ora in abbandono, presenta una semplice facciata a capanna. Il portale architravato è sormontato da una oblunga finestra trapezoidale. Sulla copertura si imposta un campaniletto a vela. In un documento risalente al 1070 vengono elencati i castelli e le pievi già del marchese Bonifacio di Canossa, (morto nel 1052), tra le quali figura Borzano. I Manfredi, famiglia di origine Longobarda, investiti in qualità di Feudatari dai Da Canossa fecero di questo luogo la culla della loro famiglia. La data di fondazione della chiesa dedicata a S. Giovanni Battista attualmente è sconosciuta, ma sicuramente nel 1229 essa era già presente perché in alcuni documenti figurano i nomi dei primi due rettori; fino al 1575 restò la parrocchiale di Borzano. Dopo la morte di Matilde (1115) ed il conseguente disfacimento dello stato canusino, i Manfredi furono protagonisti delle lotte volte a ottenere il controllo della città e delle terre del contado. Per tutto il 1300 il castello subì ripetuti attacchi con conseguenti incendi e distruzioni da parte degli avversari, fossero essi a seconda dei casi, guelfi o ghibellini, reggiani o stranieri. Nel 1243 era in possesso dei Fogliani. Nel 1350 il castello venne raso al suolo dai Gonzaga nel corso delle lotte per la conquista di Reggio durante le quali i Manfredi figurarono tra i sostenitori degli Estensi. A conferma di questi avvenimenti, nel 2009 il Gruppo Archeologico ha rinvenuto un grosso concio di arenaria con l’iscrizione -datata 1353- dell’avvenuta riedificazione del castello da parte di Guido Manfredi. Nel 1368 Taddeo Manfredi ricevette da Carlo IV l’investitura del castello ma pochi anni dopo, nel 1374, Barnabò Visconti, risolto a reprimere ogni avversario, assalì e incendiò Borzano, Montericco e Mucciatella, fortezze dei Manfredi, costringendoli alla sottomissione. Con l’avvento dello stato Estense, iniziò un lungo periodo di pace e tranquillità. Il Castello comprendeva le ville di Borzano, Lodola, Aiano, Fegno, Caselle, Pratobolso, Valle, Corsiano, Oliveto, Vergnano e Pratissolo. Nel 1437 i Manfredi riuscirono ad ottenere il titolo di Pieve per la loro chiesa, riconoscimento che le permise di riscuotere i censi e le decime delle chiese e cappelle che le gravitavano intorno. A metà del 1400, a causa di liti famigliari, la contea dei Manfredi, che all’epoca comprendeva Borzano, Montericco, Albinea e Mucciatella, venne divisa tra i sei nipoti di Giovanni. Borzano pervenne a Taddeo che nel 1461 riedificò il castello, come documentava un’iscrizione, oggi scomparsa, posta all’interno dell'edificio stesso. A questo periodo sono riferibili i resti del palazzo oggi visibile. Ormai ridotto a signorile abitazione di campagna, il luogo subì nel tempo un lento decadimento. I Manfredi abitavano stabilmente in città e sempre meno frequentavano il castello. Nonostante l’opposizione della famiglia, i parrocchiani ottennero nel 1575 il trasferimento della chiesa parrocchiale nel nuovo villaggio sorto a valle. All’estinzione della famiglia Manfredi (1739), la proprietà passò al pisano Alessandro Frosini, ministro del duca Francesco III d’Este, per poi divenire abitazione rurale, in parte trasformata in stalla e fienile. L’ elemento originario dell’impianto fortificato è costituito da una piccola torre “a puntone”, dislocata all’estremità occidentale del pianoro, circondata da un’ampia cortina muraria posta a protezione del palazzo: attualmente rimangono solo le basi della fondazione. I resti, documentati in una mappa del XVII° secolo (foto sotto), di altre due torri o colombaie posti sulla sommità del pianoro si trovano inglobate una nell’attuale residenza dei proprietari e l’altra a fianco dell’abside della chiesa di S. Giovanni Battista, dove funge da campanile. Tutt’intorno allo sperone roccioso sono ancora visibili, nonostante le devastazioni, i crolli e le trasformazioni subite nel corso dei secoli, i resti della cinta muraria con tracce di strutture di avvistamento posizionate nei punti strategici perimetrali, per proteggere sia gli edifici castellani che il Borgo rupestre. Una cortina superiore racchiude il Mastio e la Chiesa, inglobando la torre a puntone occidentale; quella inferiore, destinata a proteggere le abitazioni del borgo rupestre, utilizza in parte il limite dell’antica cava di gesso di epoca romana, estendendosi anche al lato est del colle, verso il torrente Lodola. I punti d’accesso antichi al Borgo fino ad ora rintracciati sono due: uno sul lato est ed uno ad una quota intermedia sul lato ovest. L’accesso al recinto fortificato superiore era possibile, secondo quanto riportato da fonti antiche, tramite un ponte levatoio posto sul lato sud ovest del Mastio ed oggi non conservato. Documenti dell’epoca (divisione del feudo -  anno 1594) tramandano l’esistenza di una porta bernina di dubbia ubicazione: sarebbe possibile proporre una sua identificazione con la porta difensiva rinvenuta nel corso degli scavi al Borgo sul lato settentrionale del recinto fortificato superiore. La residenza castellana, trasformata in stalla e fienile nel corso del Novecento, conserva potenti muri in sasso. Quello sul lato nord è posto a strapiombo sulla vallata mentre sulla sommità della facciata est rimane un tratto dell’apparato a sporgere con beccatelli in laterizio. L’interno è diviso a metà per tutti i tre piani da una spessa parete longitudinale. Al piano terreno il soffitto conserva le mensole di quercia  modanate con cassettoni dipinti a sfondo rosso con il sole stilizzato al centro. Il livello superiore, ora aperto fino alla copertura, era suddiviso in due piani: lungo le pareti, oltre che scorgere l’impronta dei vecchi pavimenti, si vedono due finestre per piano con sedili in cotto posti di fronte uno all’altro, oltre a due camini ormai privi degli elementi strutturali esterni. Sugli intonaci interni del secondo piano restano numerose scritte e scene graffite raffiguranti torri ed un turrito castello attaccato da bocche da fuoco, con data incisa riferentesi al 1500. Al terzo piano, in prossimità dell’attuale copertura, è una fascia dipinta con stemmi e animali fantastici; purtroppo nulla rimane degli elementi interni segnalati alla fine dell’800, quali lapidi commemorative dei conti Manfredi e fregi in arenaria sui camini. Altri link utili: http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/mostre/castello_borzano/mostra_borzano.htm, http://www.prolocoalbinea.it/re/castelli, http://geo.regione.emilia-romagna.it/schede/castelli/index.jsp?id=3401

Fonti: http://www.castellodiborzano.it, http://reggioemiliaturismo.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=2949&IDSezione=21372&ID=371607

Foto: la prima è presa da http://reggioemiliaturismo.provincia.re.it/page.asp?IDCategoria=2949&IDSezione=21372&ID=371607, la seconda è presa da http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/download/file.php?id=45711

Nessun commento: