giovedì 1 giugno 2017

Il castello di giovedì 1 giugno






PALOMBARA SABINA (RM) - Castello Savelli in frazione Cretone

Le origini antiche dell'abitato di Cretone sono documentate dai numerosi ritrovamenti archeologici. L'abitato occupa un colle arenaceo-conglomeratico, sulla cui sommità sorge il paese medioevale. Il colle di Cretone prospetta verso l'ampia spianata di Cerreto-Quirani, notevolmente più bassa e circondata da lievi ondulazioni della stessa composizione arenaceo-conglomeratica. La piana è il risultato della colmatura delle valli di due ruscelli provenienti dal versante ovest dei monti Lucretili. Lungo il fosso delle Grottoline-Molaccia si è rivelata interessante la necropoli dell'abitato. L'unico intervento scientifico risale al 1983 quando la sovrintendenza archeologica per il Lazio scavò un gruppo di sepolture a fossa, datate al VII-VI secolo. La costruzione del castello, nelle cui murature sono inseriti frammenti ceramici del borgo medievale, risale al sec. XIII. È possibile che l'abitato nel periodo arcaico si prolungasse dal pianoro verso l'estremità nord del colle, coperta dall'espansione edilizia del novecento di piazza delle Carrette; l'altura si prestava ad essere isolata con un fossato nella strozzatura che la lega al gruppo meridionale dei Tre Colli. Verso la metà del XIII secolo a Deodato da Cretone “i fratelli Federico, Ottaviano, Rinaldo e Pietro, figli di Rinaldo di Palombara, anche a nome di Egidio e Bertoldo, altri loro fratelli assenti, vendono il Castelluccio posto nel distretto di Palombara, ossia Casale detto di Poggio di Fiora con palazzo, giardino, vigna et altre tenute e terreni nel territorio di Palombara”. Gli stessi, nel 1276, vendono a Deodato da Cretone alcuni terreni di Castiglione. Nel 1278 un istromento rogato in Rocca Savella dal notaro Bernardo Bardonier di Carcascona dice che Pandolfo, fratello, e Giovanni, nipote, vendevano al loro comune fratello e zio Giacomo Savelli, cardinale diacono di S. Maria in Cosmedin, il castello di Palombara e il castello di Monte Verde, il quale ultimo, fra gli altri, confinava con i castelli del signor Diodato di Cretone. Il 27 gennaio 1387 il castrum Cretonis è indicato fra i fondi confinanti con Grypte Marotie nel pegno dato da Nicolò Colonna a Nicolò Conti, a garanzia della dote di Jacoba Conti, sua moglie. Dal testamento di Paolo Savelli – capostipite della linea di Rignano e valoroso capitano, alla cui morte (1405) la Serenissima volle innalzargli un monumento con epitaffio nella chiesa dei Frari – Cretone risulta fra i castelli a lui soggetti. Con testamento in data 11 ottobre 1445 Battista Savelli lascia al minore Giacomo il castello di Cretone, oltre a quelli di Palombara, di Deodato (Castel Chiodato), di Poggio Montavano e di Castiglione (diruto). Nel 1460 la ribellione al papa Pio II dell’altero barone Iacopo Savelli aveva trasformato la rocca di Palombara in un sicuro rifugio per quanti recavano turbamento alla città di Roma. Il pontefice quindi prese la decisione di mettere ordine, prima di intraprendere altre campagne in zone più lontane; “non si deve affrontare una guerra lontana se non c’è la pace in patria, né di tollerare che i sudditi dettino legge ai loro superiori”. Erano a disposizione del Piccolomini Alessandro Sforza e Federico di Urbino che marciarono sulla Sabina. Federico occupò Cantalupo e Forano; Alessandro conquistò Cretone, “che fu espugnata dopo molte difficoltà; infatti le mura avevano uno spessore di sedici piedi, eppure, benché i cittadini vi riponessero una grande fiducia, furono buttate giù e smantellate. Tutta la città fu distrutta e data alle fiamme. Alessandro prese anche Castell’Arcione”. La prima distruzione di Cretone è del 1461. Dopo la resa, Pio II perdonò a Iacopo Savelli e lo lasciò anche padrone della rocca di Palombara; dal testamento del 27 luglio 1463 si sa che la mola di Cretone è lasciata alle tre figlie Bartolomea, Battistina e Leonarda. Dopo la sconfitta del 1461 la celebre casa dei Savelli cadde sempre più in rovina e di tutti i suoi beni nella Sabina, conservò solo le erte rocche di Aspra e Palombara. Nelle lotte dell’ultimo decennio del XV secolo fra Colonna e Orsini si inserì Troiano Savelli di Ariccia, alleato di questi ultimi, ai danni dei Savelli di Palombara. In aiuto di questi accorse da Napoli Muzio Colonna. Insieme invasero le terre dei conti di Ariccia. In Sabi­na occuparono e saccheggiarono Cretone e appiccarono il fuoco a Stazzano. Nel 1599 appartenevano a Marino Savelli, vescovo di Gubbio, la metà della mola a grano sotto Cretone, la tenuta di S. Basilio nel territorio di Palombara ei castelli di Cretone, Castel Chiodato e Grotte Marozza. Cinquanta anni prima, il 29 gennaio 1549, il card. Bernardo Salviati, gran priore di S. Basilio, concedeva a Federico e Bernardino Savelli, a terza generazione, un appezzamento del tenimento di Cretone. Nel 1637, l’istromento di vendita di Palombara a don Marc’Antonio Borghese stabiliva che i Savelli non potevano più esser molestati dai creditori sopra i beni di Cretone e di Castel Chiodato. Però l’astro dei Savelli era ormai in declino inarrestabile: nel 1656 Bernardino Savelli vendeva, sempre a don Marcantonio Borghese, le rocche di Cretone e Castel Chiodato. Ancora alla fine del XIX secolo il castello di Cretone era indipendente da Palombara. Dall’Archivio Vaticano si apprende che la Sabina, nelle suddivisioni foranee, era frazionata in dieci arcipreture [L’Istruzione da osservarsi nelle Congregazioni dei Casi di Coscienza, fatta e pubblicata dal card. Paleotti, 1549); da quella di Monterotondo dipendevano le parrocchie di Lamentana, Cretone e Castel Chiodato; da quella di Palombara, Stazzano, Moricone e Monteflavio. Riguardo la popolazione del castrum, sino alla metà del XIV secolo, si ha un complesso abitativo “cinto dalle sue mura castellane, capace per cento fuochi almeno” (J. COSTE Documenti su Cretone in Sabina in “Lunario Romano 1981, p. 363). “D’altra parte — continua Coste — la Visita della diocesi di Sabina del 1343 rivela che erano allora officiate contemporaneamente la chiesa principale di S. Vito, servita da un arciprete e da un chierico e la chiesa castrale di S. Maria”. Intorno alla metà del XIV secolo, senza apparente motivo, Cretone conobbe un notevole calo demografico: non risultano particolari avvenimenti bellici a giustificazione del fatto, che è quindi forse da mettere in relazione con la gravissima epidemia di peste nera del periodo 1336-50 che colpì tutto il mondo antico facendo oltre 25 milioni di vittime nella sola Europa. Sta di fatto che nella “lista di sale e focatico” del 1416 il villaggio fu tassato solo per 24 fuochi e ricevette cinque rubbia di sale, nel 1420 e nel 1422 ricevette tre rubbia di sale per 15 fuochi. Lo spopolamento continuò inarrestabile, e nel 1549 e nel 1615, al momento delle Visite Paleotti e Giustiniani, “si contavano soltanto 10 famiglie e da 25 a30 anime, cifre questa volta non più fiscali ma reali”. Nei decenni seguenti tuttavia si ebbe una lieve ripresa e quando nel 1656 (25 settembre) Cretone passò sotto il dominio dei Borghese, contava 60 anime, non era però “Communità”, né vi si esercitava “macello, né pizzicarla, né osteria”. Si deve arrivare al 1801 per ritrovare un documento del proUditore di Palombara che parla, a proposito di Cretone, di “priori” e di “castello”. Il castello medievale, giunto sino ai nostri giorni, pur se in pessimo stato di conservazione e di proprietà di singoli cittadini, mostra ancora i segni del passato splendore: un bel portale cinquecentesco, scritte sugli architravi di alcune finestre prospicienti l’abitato di Palombara, strutture murarie quattro-cinquecentesche, evidente rifacimento, conseguente alle distruzioni del XV secolo nelle furenti lotte fra Orsini e Colonna. Altro link utile: http://www.cretone.net/storia
           
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Cretone, http://www.salutepiu.info/il-castello-di-cretone/

Foto: la prima è presa da http://www.cretone.net/gallery, la seconda da http://www.cretone.net/

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