giovedì 7 giugno 2012

Il castello di giovedì 7 maggio




TRAVESIO (PN) – Castello di Toppo

I suoi antichi resti (si vuole eretto già al tempo dei Longobardi) sono nella omonima frazione del comune di Travesio, su di un altura rocciosa situata allo sbocco in pianura delle valli del Meduna e del Cosa, tra i fiumi Meduna e Tagliamento. Secondo la tradizione vi avrebbe abitato Ansfrido, colui che si impadronì del Friuli durante un'assenza del Duca Rodolfo. L'origine della famiglia, secondo alcuni longobarda e secondo altri normanna, viene generalmente fatta risalire ad un certo Uroino, che nel 1160 sarebbe stato feudatario del castello di Toppo. Le prime notizie documentarie risalgono però al 1188, anno in cui Ursino di Toppo ricoprì l'ambita carica di dapifero del Patriarca di Aquileia Gotofredo. Nel 1220 sappiamo che un ramo della famiglia di Ragogna (il ramo dei Pinzano) acquistò il feudo da Pandolfo ed Alberto signori di Toppo (titolari di "voce" nel Parlamento della Patria) a cui erano strettamente imparentati. L’acquisto per 1240 lire di denari veneziani, comprendeva il castello, con il dominio e i diritti annessi e con la servitù di un elmo da fornire in tempo di guerra all'esercito patriarcale (perchè feudo retto e legale della Chiesa d'Aquileia). Perciò un ramo della famiglia di Ragogna-Pinzano si trapiantò qui, abbandonò il nome originario e con il nome dell'acquistato castello figurò nelle successive vicende friulane Sul finire del XIII secolo, per ragioni a noi ignote, il castello ritornò in possesso dei suoi antichi signori. Nel 1302 Tommaso di Toppo ne vendette una parte ai Signori di Suffembergo. Nel 1314 il Conte di Gorizia tolse il fortilizio a Waterpoldo di Toppo e lo condannò ad una dura prigionia per aver arrecato danni ad Odorico di Scotto, Signore di Montereale. Il castello venne danneggiato da un terremoto nel 1348, dove morirono alcuni membri della famiglia. Dopo il 1401 i Di Toppo si trasferirono a Udine. Nel 1412 i signori di Toppo furono nuovamente privati del feudo a motivo della rivalità con i Montereale. Nel 1420 il maniero vene assoggettato dalla Serenissima, che nel 1426 ne vendette la quarta parte della giurisdizione dei Toppo ai Conti di Porcia per ragioni sconosciute. Il maniero, che nell'agosto 1420 figurava ancora efficiente, perse con il tempo la sua funzione strategica, fu progressivamente abbandonato e decadde. Andò probabilmente in rovina nel corso del XV secolo. Certamente già nella prima metà del sec. XVI era andato in rovina. Nell’anno 1567 un documento del conte Girolamo di Porcia lo descrive come: “Castello rovinato di là del Tagliamento, nel principio dei monti verso ponente, lontano da Udine miglia 21”, in abbandono quindi, i cui materiali vennero messi in vendita. I Toppo trasferirono la residenza nella villa che sorge ai piedi del castello, più in basso e vicina al paese. La famiglia si estinse nel 1883, quando morì l'ultimo erede Francesco I. Una leggenda racconta che Pia Mele, figlia del conte Mele di Solimbergo e già promessa sposa di un giovane, venne rapita dal principe Gori e morì tra le mura del castello. Dal XVI secolo il maniero è allo stato di rudere, manomesso da scavi archeologici abusivi, da asportazioni di pietre lavorate, da asporto di tranvame di solai, tetti o pietre. Per queste ragioni e per l’abbandono, alcuni muri sono crollati, come documenta la ricerca d’archivio degli architetti Foramitti e Rampini. Nel 1976 il sisma determinò crolli delle parti più alte delle murature, ma l’immagine del rudere non fu corrotta. Il castello è racchiuso da due cinte murarie tuttora visibili. La più esterna possiede un portale arcuato accanto al quale è situata una chiesetta, adiacente alla cinta stessa. La più interna è la più antica ed è alta più di 15 metri. Si accede al castello percorrendo una rampa in pietra (un tempo forse dotata di scalini) che, addossata lateralmente alla prima cinta, termina con un varco, il presunto ingresso principale al maniero. All’interno della cinta antica è visibile l’unico muro superstite del mastio, che preceduto da un'alta muraglia, ha forma quadrangolare, un perimetro di circa 50 m ed un'altezza massima di 10 metri, è visibile poi la vicina abitazione sui cui muri perimetrali si potevano ancora individuare i timpani che sorreggevano la copertura, alcune finestre, due sedi di caminetti, mensole di sostegno delle banchine dei solai. Il castello è una massiccia costruzione priva di finestre sino al primo piano, ma al primo livello è possibile scorgere delle feritoie. Come nella maggior parte dei castelli della Pedemontana, il maniero è stato costruito seguendo l'inclinazione naturale della montagna. Al primo piano si distingue murato un genere d'apertura quadrangolare, una bifora senz'arco con colonnina nel mezzo. Le uniche finestre sono ad arco, simili all'ingresso di un palazzo. Arrampicandosi dal lato della montagna si sale all'altezza del primo piano, qui si accede attraverso un passaggio ad arco, il quale ha un  balcone con mensole sporgenti (due pezzi di roccia non squadrati). Da questo passaggio è possibile osservare qualche pezzo rimesso in opera di grosso laterizio di età romana (il castello è situato su una specola romana). Sull'esterno si distingue un motivo orizzontale in pietra dalla forma di grosso cordone. I modiglioni che reggono le travature del primo piano sono in pietra leggermente sagomata, mentre all'ultimo piano assumono la forma di un elegante capitello. Il maniero conserva parte della merlatura che, essendo piatta ed a pilastro, ci permette di scorgere la cima. In Villa Savorgnan di Lestans e canonica di Solimbergo sono esposti numerosi reperti provenienti dal castello di Toppo. A seguito delle recenti opere di restauro, che hanno previsto il taglio della vegetazione che aveva "inghiottito" l'edificio - rendendolo difficilmente accessibile agli escursionisti, oltre la puntellazione delle parti che minacciavano crollo e riparazioni urgenti, oggi è finalmente possibile visitarne i resti ed apprezzare la vista mozzafiato che esso offre. Infatti, dal castello è possibile osservare il lembo di terra che dalla piana di Toppo si estende sino al Torrente Meduna.

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