martedì 24 novembre 2015

I castelli di martedì 24 novembre






BALZOLA (AL) - Castello Fassati Bertinotti e Castello Grignolio

Sicuramente occupato da popolazioni celtiche in epoca romana era interessato dalla Strada di Antonino Pio che provenendo da Ticinum (Pavia) per Lomello, Cozzo arrivava a Carbantia (quasi sicuramente l'attuale Balzola) per Rigomago (Trino vecchio, Ceste, Quadrata e Augusta Taurinorum). Infatti nel territorio balzolese si sono trovate necropoli, con tombe arredate ed anche armi. Il toponimo Balzola - secondo elementari interpretazioni ottocentesche - potrebbe derivare dalle balze del Po ma è più attendibile la derivazione dal vocabolo barbarico "balbatio" o "baltio" equivalente a terra bassa. I figli di Guidone di Balzola si erano schierati (con molti altri) a fianco del margravio Arduino d'Ivrea e dopo la sua caduta vennero esautorati. Balzola appartenne pertanto alle famiglie cellesi dei Tizzoni e Avogadri. Poi fu dei Corradi di Lignina, dei Biandrate e nel '600 dei Fassati prima con titolo comitale e successivamente marchionale. I Marchesi di Monferrato, di stirpe Aleramica possedevano, forse per sicurezza maggiore, anche la riva sinistra del Po, e pertanto Balzola seguì le sorti delle vicende derivanti dal passaggio nel 1305 dagli aleramici ai Paleologi di Bisanzio. Fu quindi soggetta ai Visconti e donata, su pressione di Facino Cane, da Caterina Visconti al marchese Teodoro II Paleologo. Insensibile fu certo il passaggio dai Paleologi ai Gonzaga di Mantova, dopo la definitiva sentenza di Carlo V nel 1536. A cominciare dalla guerra scatenata dal duca di Savoia nel 1613 per la successione al ducato di Mantova e Monferrato, il territorio balzolese subì occupazioni e soprusi da ciascuna della parti in guerra, anche dai francesi in lotta per la supremazia in Italia. Il borgo subì gravi infezioni di peste portata dai soldati, tanto che con atto notarile (15.11.1652) la comunità si dedicava alla protezione di S.Rocco. Con l'esautorazione del duca Ferdinando Carlo Gonzaga la zona passava a Vittorio Amedeo II, come l'intero Monferrato, ed i Fassati erano i feudatari di Balzola. In paese esisteva una chiesetta antica dedicata a S.Michele (protettore della nazione longobarda) ed i Fassati la fecero ricostruire abbellendola con quattro grandi tele, del Guala, il più importante pittore del settecento piemontese. I Fassati si impegnavano altresì nella erezione della grande chiesa parrocchiale dedicata a S. Maria Assunta , su progetto del conte Ottavio Francesco Magnocavalli (consacrata il 20.9.1778). Con l'occupazione francese del 1799 a Balzola si insediò il primo "maire" (sindaco), il Dott. Giuseppe Grignolio e come segretario il notaio Carlo Gilardino. Con la caduta di Napoleone il Piemonte ritornava a i Savoia, ed a Torino fecero capo tutte le attività personali e sociali dei balzolesi. Il castello Fassati, detto anche Castello vecchio, sorgeva su un’antica costruzione fortificata, appartenuta ai Tizzoni e di cui si ha notizia già nell’XI secolo. Un atto datato 1419, che stabilisce la suddivisione del castello e delle sue pertinenze tra due membri della famiglia Tizzoni, ci fornisce preziose indicazioni sull’aspetto originario dell’edificio: probabilmente era cinto soltanto da un fossato, unica struttura difensiva di un complesso di costruzioni, organizzate intorno a una “platea” e abitate dai famigliari e fors’anche dai servi del feudatario. Il ricetto svolgeva la funzione di mero domini locus, vale a dire di dimora signorile, più che essere un’area destinata ad accogliere la popolazione in caso di attacco nemico. Sappiamo che vi era una “intrata” e dunque possiamo presumere vi fosse una porta di accesso al castrum. Altri elementi emergono da una mappa del 1607, stilata dall’ingegnere Lelio Samero, che fu fattore ducale. In essa il castello è raffigurato come una manica lineare, dotata su un fianco di una porta – o forse di un portico –  e collegata da ruderi di mura a una torre cilindrica, che si erge nell’angolo a sud-ovest dell’area del castello. L’edificio fu distrutto dall’incendio del 1615 e i suoi ruderi vennero restaurati e rimaneggiati nel XIX secolo, per trarne una dimora gentilizia. Tuttavia, numerosi crolli, l’ultimo dei quali risalente al 1971, dovuti a difetti strutturali, o a calcoli errati da parte dei tecnici preposti alla ristrutturazione, ne hanno impedito l’utilizzo e l’edificio è rimasto sempre disabitato. Oggi si presenta con i resti della sua struttura imponente, a pianta rettangolare, con due massicce ali laterali sopraelevate rispetto al corpo principale. Le finestre rettangolari si aprono a intervalli regolari nelle ali laterali, mentre nel corpo principale sono sovrastate da un ordine di finestre a tutto sesto. L’intonaco in gran parte crollato lascia intravedere amplissime porzioni dell’originale struttura in mattonato rosso. Due leggende popolari avvolgono di mistero la storia del castello. La prima spiega esotericamente il suo destino di costruzione abbandonata, affermando che esso era abitato da un mago lebbroso, che maledisse il castello, quando nel 1650 ne fu cacciato dai proprietari, risoluti a ristrutturare l’edificio. Da allora, si narra, chiunque provi a ricostruire, o ad abitare il maniero si imbatte nel fantasma del mago, una figura maschile vestita di tela di sacco, che reca il bastone con campanella, peculiare dei lebbrosi. Una seconda leggenda narra dell’atroce fine di un gruppo di ragazzini, penetrati avventurosamente nel lungo sotterraneo che i Tizzoni fecero costruire tra il castello e il paese di Torrione e che pare avesse bocche di areazione ogni cinquecento passi. Secondo la leggenda, nel sotterraneo sarebbe conservata un’incisione, recante una maledizione. Il Castello Grignolio è una villa degli anni Venti, in stile Neogotico, ai piedi del Monferrato. Progettato dall'Architetto Carrera, l’ardito maniero, circondato da un muro di cinta merlato, ha come fondamenta l’antica ghiacciaia circolare di Balzola, visibile al piano terra. Ha: una piccola meravigliosa cappella, sontuosi mobili originali di Aldo Boggione, porte intarsiate, vetrate a piombo del Prof. Siletti ad opera della Vetreria Janni di Torino, pareti ricoperte di seta e decorazioni pittoriche di Angelo Bigatto, lampadari in vetro di Murano e in ferro battuto; pavimenti a parquet, pietra, mosaico, e così via, tutto di altissimo pregio artistico. Si sviluppa su 8 livelli per un'altezza di 30 metri, più di 600 mq. di superficie, scalinate esterne ed interne, balconi e terrazze, illuminazione notturna esterna e un gradevole giardino storico pensile. Negli ultimi 5 anni il maniero è stato sottoposto ad un costante restauro: nuova caldaia a condensazione; manopole termostatiche ai radiatori; sistema elettrico a norma con le sezioni a vista in rame; 150 mq di terrazze pavimentate a mosaico di pietre naturali; il piano terra è stato adibito a location per piccole cerimonie ed eventi.

Fonti: http://www.comune.balzola.al.it/ComStoria.asp, http://www.castellobalzola.com/Description.html, scheda di Patrizia Nosengo su http://www.marchesimonferrato.com/web2007/_pages/gen_array.php?DR=all&URL=marchesidelmonferrato.com&LNG=IT&L=2&C=93&T=news&D=IT%7B68CD2A63-B411-6B4B-CBE8-83D152895E9C%7D&A=0

Foto: la prima, raffigurante il Castello Vecchio, è di marcofederico su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/22298/view. La seconda, relativa al Castello Grignolio, è di naldina47 su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/171786

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