sabato 18 febbraio 2017

Il castello di sabato 18 febbraio






FOLIGNO (PG) – Castello di Roccafranca

Roccafranca od ancor prima Acquafranca è un paese del comune di Foligno, a 830 metri di altezza, posto nell’alta valle del fiume Vigi, su di un terrazzo che domina un precipizio di 400 metri solcato da fossi e canali. Si narra che nel 1281, Sellano incalzato dalle truppe spoletine dovette capitolare (Syllanum Spoletinis se dedit). Alcuni dei suoi abitanti che si battevano per l’indipendenza, preferirono passare sotto il ducato dei Varano di Camerino oltre il Vigi. Ma agli stessi abitanti Spoleto finì per concedere la “franchigia”, cioè l’indipendenza nel 1284 consentendo loro di costruirsi delle abitazioni, e siccome nei pressi dell’insediamento sgorgava una copiosa sorgente, nacque il toponimo Acquafranca. In seguito a questo atto generoso, i transfughi decisero di ritornare sotto il dominio spoletino, con i soliti obblighi, gabelle, podestà spoletino a Sellano, cero per l’Assunta a Spoleto e milizie in cambio di protezione. Il nome di Acquafranca venne cambiato in Roccafranca, in seguito alla costruzione della fortezza ed entrò di nuovo a far parte del comune di Sellano, con diritto ad avere uno dei tre consiglieri spettanti allo stesso comune (Guaita S. Petri vel Acquefranche), come dagli statuti del 1374. Nel 1329, furono delimitati mediante catasto i limiti dei terreni di Acquafranca, Montesanto e Verchiano, al fine di pagare le tasse ad una sola comunità. Secondo il Dorio, già nel 1377 Ugolino III Trinci, nel momento in cui a Foligno veniva assassinato suo padre Trincia, sarebbe stato trattenuto come prigioniero nel castello, ma appena riconquistata la libertà e la Signoria, nel 1378 avrebbe fatto restaurare ed ampliare la fortezza. E’ questo il periodo in cui i Trinci si impossessarono di Acquafranca e ne mantennero il dominio fmo al 1435. Dopo la fine della Signoria dei Trinci, nel 1461 il castello passò di nuovo a Spoleto, ma nel frattempo si formarono due fazioni contrapposte, una favorevole a Foligno e l’altra a Spoleto ed essendo castellano uno spoletino, certo Paolangelo, il fautore di Foligno Monaldo, insieme ad altri abbandonò il castello rifugiandosi con tutte le masserizie a Percanestro. Lo stesso Monaldo era spalleggiato dai massari di Roccafranca, nonché dagli abitanti dei castelli di Verchiano e Rasiglia per ritornarne in possesso, ma Paolangelo a nome del comune di Spoleto, iniziò una massiccia fortificazione, costruendo un nuovo torrione con un fossato ed un presidio ben armato. I Varano signori di Camerino, cercavano di fomentare discordie in quanto confinanti interessati al possesso di Roccafranca. Fu così che Foligno dovette ricorrere a Papa Pio II, che nel 1461 esortò gli spoletini affinché consegnassero il castello al cardinale Eroli, legato pontificio dell’epoca, ma poiché tale esortazione non venne presa in considerazione, i folignati furono costretti a scatenare ancora una volta dei disordini nel paese. Gli spoletini inviarono allora un massiccio numero di uomini per punire i colpevoli della rivolta e distruggere il castello, ma intervenne senza indugio il commissario pontificio, certo Domenico di Lucca che prese risolutamente in mano la situazione. Le schermaglie tra Foligno e Spoleto, durarono fino al 1487, anno in cui il Papa Innocenzo VIII, commise al governatore di Spoleto Maurizio Egro il compito della pacificazione. Ed è proprio in quel periodo che Roccafranca passò definitivamente a Foligno, mentre Spoleto ebbe i castelli di Cammoro e Orsano. Attorno alla fortezza di Roccafranca, gravitavano le ville di Ali, Caposommiggiale, Collenibbi, Croce di Roccafranca e Tito. La piccola comunità ebbe definitivamente gli statuti, tra i quali quello più antico è in latino e data 1424, mentre il testo volgare risale al 1508. Entrambi sono conservati presso l’Archivio di Stato di Foligno. Con la fine delle Signorie dei Trinci di Foligno e dei Varano di Camerino e con l’avvento dell’amministrazione pontificia, il castello di Roccafranca come quelli di Annifo, Colfiorito, Rocchetta, Dignano e Percanestro, non ebbero più ragione di esistere in quanto non più di confine. Le più importanti famiglie come la potente famiglia dei Roscioli, si trasferirono a Roma. La comunità fu appodiata a Verchiano e la stessa che nel 600 contava oltre 400 anime, con il passare degli anni si è andata sempre più sfoltendo, fino a quasi estinguersi. Alla fine di gennaio 2005, a Roccafranca vi abitava una sola persona; un anziano signore (al quale doverosamente porgo i miei più vivi ringraziamenti per la cortese disponibilità), che dopo la morte della moglie non ha voluto abbandonare la zona e vive in solitudine, in una piccola abitazione posta nei pressi del castello. Lo stesso è quasi completamente diroccato, ma le due imponenti torri poligonali, una del comune e l’altra campanaria, sono in fase di ristrutturazione. Nella piazzetta antistante, era stata costruita una chiesa dedicata all’Assunta, con un bel portale del XV secolo andato completamente distrutto, come in pessimo stato al suo interno si trovano i due affreschi del XVI secolo rappresentanti il Battesimo di Gesù e S. Nicola da Tolentino con S. Francesco da Paola. La pala d’altare della chiesina, di anonimo umbro, è stata trasferita molti anni fa a Spoleto dove tuttora si trova, conservata nella pinacoteca arcivescovile dalla quale dipendono le parrocchie della zona. Attualmente sia il castello che la chiesa si trovano in avanzato stato di restauro post – terremoto. Per approfondire suggerisco: la scheda di Stefano Favero su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Umbria/perugia/roccafranca.htm,



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