domenica 11 ottobre 2020

Il castello di domenica 11 ottobre



SAN VITO DEI NORMANNI (BR) - Castello Dentice di Frasso

Il borgo del centro risale al Medioevo (fine del X secolo) presumibilmente ad opera di una colonia di Schiavoni o Slavoni (emigrati dalla Slavonia, regione orientale della Croazia) scampata alle persecuzioni dei Saraceni, i quali decisero di stanziarsi nei fertili territori di San Vito fondando “Castri Sancti Viti”. Altri studiosi ritengono che la città sia stata fondata dal normanno Boemondo d'Altavilla (1050 - 1111 d.C.), figlio di Roberto il Guiscardo, il quale, per assecondare il suo amore per la caccia, ordinò la costruzione della torre quadrata, ancora oggi esistente. Il piccolo borgo originario si accrebbe sul finire del Medioevo quando la torre normanna garantiva la sicurezza e molti coloni da casali vicini si trasferirono a San Vito per sottrarsi ai continui attacchi dei Saraceni. Questa relativa tranquillità diede anche l'opportunità ai Sanvitesi di sviluppare i traffici commerciali e dominare sul territorio circostante. Fu solo nel XV secolo che l'antico casale venne organizzato a Comune, anche se continuò l'organizzazione feudale e l'asservimento regio. Il comune appartenne agli Altavilla, successivamente ai Sambiase, poi a Raimondo Orsini Del Balzo, quindi a Federico I D'Aragona, Principe di Altamura e di San Vito. A quest'ultimo nel XVI secolo succedettero i Palagano e nel XVII secolo il Principe di Avetrana Giovanni Antonio Albrizio. Sempre nel corso di questo secolo il feudo sanvitese diventò proprietà del Barone Ottavio Serra e successivamente di Giuseppe Belprato Marchese e, infine a seguito del matrimonio con Maria Francesca Caracciolo alla famiglia Dentice di Frasso, ancora oggi proprietaria del castello. Dal XV secolo in poi il paese cominciò ad ingrandirsi, occupando man mano le zone circostanti, estendendosi verso nord e verso est. Nel 1484 fu saccheggiato dai Veneziani. Nel 1571, durante le Crociate, un manipolo di Sanvitesi prese parte alla battaglia di Lepanto contro l'Impero ottomano; al ritorno in patria in onore della vittoria conquistata, venne costruita la chiesa Matrice, per poi dedicarla quindi alla Madonna della Vittoria. La torre, che si affaccia sulla piazza principale del paese proprio di fronte al Municipio, presenta merlature guelfe, feritoie e caditoie e si sviluppa su tre piani. Si trovava in una posizione strategica sulla via consolare che da Carovigno passava per il casale di San Vito e giungeva per la via Vecchia per Oria. Più in basso vi è una cappella recante sul portale d'ingresso lo stemma araldico che rappresenta un dentice con il motto “Noli me tangere”, al primo piano è situato un salone e il secondo piano veniva adibito a carcere. Il resto del castello, a pianta quadrangolare, sviluppato su due livelli, era anticamente circondato da un fossato (ora giardino con due grandi alberi secolari africani). L'accesso originario avveniva attraverso un ponte levatoio che si abbassava dalla finestra situata sulla porta della cappella. Intorno alla torre vi è un ampio cortile in cui si affaccia la costruzione cinquecentesca della residenza, caratterizzata da una serie di beccatelli ed eleganti finestre rettangolari. L'ingresso al palazzo è costituito da un arco a sesto acuto, sulla cui sommità è collocato lo stemma. Notevole la scalinata in pietra che conduce ad una veranda colonnata, su cui poggiano tre archi a tutto sesto. Nel suo interno conserva sale decorate, tele, trofei di caccia e l'Archivio Storico, recentemente restaurato. Ancora oggi il castello è di proprietà privata e abitato dai discendenti della famiglia Dentice di Frasso. Nel castello, secondo un manoscritto del 1700 conservato nell’archivio di famiglia (dichiarato dal Ministero dei Beni Culturali di interesse storico nazionale), abitavano circa 50 persone, comprendenti la famiglia del Principe, la Principessa e gli uomini di corte. Di particolare bellezza sono i salotti detti “Fumer” e quello “delle Dame” aventi pavimenti in ceramica proveniente da Vietri, nonché soffitti elegantemente affrescati. I nomi di dette stanze derivano dall’uso che all’epoca si faceva delle stesse : infatti i signori dopo cena si appartavano per discutere, tra un sigaro e l’altro, di politica, mentre le donne a loro volta si riunivano nella stanza attigua per parlare di cultura ed attività sociale. Alcuni saloni inoltre hanno camini di pregevole fattura in pietra leccese che ancora oggi riscaldano le giornate fredde creando quindi un’atmosfera ricca di storia. Alcune sale sono arredate da grandi “carboncini” del pittore austriaco Pausinger (1839 - 1915) nonchè da trofei di caccia provenienti dalla Cecoslovacchia dove i Principi Dentice di Frasso erano soliti recarsi. Fra i famosi ed importanti visitatori furono ospiti anche Il Re VITTORIO EMANUELE III e la Regina ELENA, con il loro seguito passando da Brindisi per andare nella vicina Grecia e, ultimamente, la sig.ra Tara Gandhi, nipote di Gandhi. Il castello nel corso degli anni ha subito vari restauri, l’ultimo fu eseguito dall’architetto Gaetano Marchietzek agli inizi del 1900. Nel 1990 il castello fu dichiarato di interesse culturale dal Mibact. Ecco il sito web dedicato proprio al castello sanvitese: http://www.castellodenticedifrasso.it/. Altri link suggeriti: https://www.facebook.com/CastelliRoccheFortificazioniItalia/photos/?tab=album&album_id=10157838538990345 (varie foto), https://www.icastelli.it/it/puglia/brindisi/san-vito-dei-normanni/castello-di-san-vito-dei-normanni, https://www.youtube.com/watch?v=F0WOCW9133E (video di Tele Rama), https://www.facebook.com/CristianFaggianoPilota/videos/1992161007548297 (video di Cristian Faggiano), https://www.youtube.com/watch?v=kXYzgemgkfs (video di tele ramanews), https://www.facebook.com/watch/?v=668985330118858 (altro video)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Vito_dei_Normanni, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_Dentice_di_Frasso_di_San_Vito_dei_Normanni, http://www.castellodenticedifrasso.it/interni.html, https://www.italyformovies.it/location-detail.php?id=18349

Foto: la prima è presa da http://www.castellodenticedifrasso.it/foto-popup/sto%20(3).jpg, la seconda è una cartolina della mia collezione

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