mercoledì 4 novembre 2020

Il castello di mercoledì 4 novembre



MELZO (MI) - Palazzo Trivulzio

Melzo in epoca medievale era "Mellesiate" (citato da un documento del IX secolo) e poi Melesiate e Meleso (secc. XII-XIII) nome che ricorre diverse volte in carte milanesi coeve. Melzo ebbe le proprie sorti assai presto legate a quelle della vicina Milano, a partire soprattutto dalla fine del XIII secolo quando, con l'aprirsi del conflitto tra Visconti e Torriani, si inaugurarono anche per la realtà melzese tre secoli di guerre. In virtù della propria posizione geografica e a causa dei mutati equilibri politici fra Milano e Venezia, Melzo visse come realtà di confine i frequenti capovolgimenti di fronte, che durante tutto il Quattrocento videro confrontarsi il ducato visconteo-sforzesco e la Serenissima: prima l'episodio leggendario dell'eroina Agnese Pasta che guida un'improbabile rivolta femminile pro-sforzesca contro i soldati veneziani, che occorre più realisticamente interpretare come una protesta contro miseria e violenze, e più tardi la concessione del feudo alla giovanissima nobile milanese Lucia Marliani, della quale il duca Galeazzo Maria Sforza si era perdutamente innamorato, costellarono un secolo destinato a chiudersi, alla caduta del nuovo duca Ludovico il Moro per mano dei Francesi, con la consegna del marchesato di Melzo a Gian Giacomo Trivulzio, condottiero di Luigi XII e capostipite di una dinastia che si impose per quasi due secoli di storia melzese, caratterizzati dai fasti voluti dal casato per abbellire le proprie dimore e gli edifici più rappresentativi del borgo e da una complessiva stabilità sociale ed economica. Le vicende del Palazzo Trivulzio, la principale realtà monumentale laica di Melzo, sono legate alla grande casata milanese che resse il borgo per circa due secoli, a partire dalla fine del Quattrocento e fino alla morte senza eredi, nel 1678, del suo ultimo signore. La prima notizia certa dell’esistenza di un castello nel borgo medioevale risale all’anno 1278: un documento racconta che i ghibellini – avversari dei Della Torre, o Torriani, signori di Milano – occuparono la piccola fortezza melzese durante uno dei numerosi scontri per il controllo del ducato. Nel piccolo abitato melzese, dunque, esisteva già in quegli anni un piccolo castelletto eretto per scopi militari, una costruzione – dotata di una torre di guardia a pianta quadrata – molto più piccola di quella attuale, e che sorgeva a nord del borgo, appena fuori dalle mura settentrionali. Oltre un secolo dopo, nel 1412, il borgo di Melzo venne dato in feudo da Filippo Maria Visconti a Vincenzo Marliani e dopo di lui, per l’intero quindicesimo secolo, passò ad altri uomini d’arme al servizio dei vari signori. Dell’antico palazzo si conosce assai poco ed è del tutto probabile che in questo lungo periodo la sua struttura, ormai inserita dentro l’abitato dopo l’ampliamento delle mura, sia rimasta sostanzialmente inalterata. Il 6 settembre 1499 Gian Giacomo Trivulzio, comandante dell’esercito francese, alleandosi coi veneziani costrinse alla resa Ludovico il Moro, conquistò Milano ed ottenne in premio dal re di Francia il feudo di Melzo come ricompensa. Gian Giacomo soggiornò nel piccolo castello del quale era divenuto signore solo per pochi giorni, quindi lo affidò a Giorgio, figlio di suo fratello Gian Fermo. Negli anni seguenti i Trivulzio persero e riacquistarono il feudo più volte, fino a quando, nel 1532, Gian Fermo II ottenne la signoria di Gorgonzola mentre quella di Melzo fu assegnata a suo cugino Alessandro. Nel castello si stabilì poi suo fratello Gian Giacomo Teodoro I, che vi restò fino alla morte nel 1577. Per opera sua, ma soprattutto per iniziativa di sua moglie Laura Gonzaga, verso la metà del Cinquecento il Castello cominciò a trasformarsi. Nella seconda metà del Secolo XVI al nucleo iniziale del fabbricato – costituito dai nuclei settentrionale ed orientale, dalla torre e dallo scalone – si aggiunse il nuovo corpo ovest, mentre un secondo palazzo acquistato da Laura ne divenne il corpo sud. Quello che d’ora in poi tutti chiamarono Palazzo Trivulzio si sviluppò quindi attraverso l’adattamento e l’accorpamento dell’antica fortezza melzese con organismi contigui, seguendo una prassi che vide in quel secolo altri esempi analoghi. I miglioramenti decisivi al Palazzo però furono opera del nipote Gian Giacomo Teodoro II, o più brevemente Teodoro, il futuro, celebre e potente Cardinal Trivulzio, che a partire dal 1605 ricongiunse nelle proprie mani l’antico feudo ottenendo il possesso di Gorgonzola e di altre terre. La prima occasione dei rifacimenti fu il suo matrimonio con la giovane erede dei Principi di Monaco, che morì di parto dopo pochi anni, ma i lavori, fino alla trasformazione complessiva del Palazzo, continuarono fino agli anni Quaranta. Il progetto venne affidato dal Principe Teodoro alla sicura competenza di Fabio Mangone, uno dei nomi più celebri dell’architettura milanese del primo Seicento, impegnato nei più importanti cantieri cittadini dell’epoca, dalla Biblioteca Ambrosiana all’Ospedale Maggiore alla Fabbrica del Duomo, e che fin dai tempi della contessa Ottavia, nonna del futuro Cardinale, era al costante servizio dei Trivulzio. Con larghezza di mezzi, il Mangone fece affrescare muri e scaloni, aprì nuove finestre, elevò i soffitti, aggiunse dipinti ed arredi, fontane, statue, decorazioni preziose. Il giardino si arricchì di mosaici, di una piccola cappella luogo di preghiera del Cardinale e di un grande labirinto di siepi. Di fronte all’ingresso principale venne realizzato il Circo, una piazzetta semicircolare adornata di statue ad altezza d’uomo. Il nuovo Palazzo diventò un gioiello dell’arte seicentesca, una splendida dimora di rappresentanza che voleva comunicare ai suoi ospiti l’immagine sfarzosa della grande potenza della famiglia. Morto di peste nel 1629, Fabio Mangone riuscì a sovrintendere solo la fase iniziale dei lavori, ma con ogni probabilità, oltre a firmare il progetto, restò sua la scelta degli artisti cui affidare l’arredo dei locali e molte delle opere d’arte da realizzare. Nei primi anni dell’Ottocento, Alessandro Teodoro Trivulzio pensò di realizzare una parziale trasformazione della facciata dell’edificio, con l’intento di adattarla ai canoni contemporanei. L’incarico fu affidato a Giuseppe Pollack, che nel 1806-1807 disegnò un progetto imponente d’impostazione neoclassica, che non venne mai realizzato. Col medesimo intento, Girolamo Trivulzio si rivolse più tardi a Simone Cantoni, i cui disegni sono datati 1810-1811. La proposta del secondo architetto fu quella di costruire una nuova torre, da porre all’altra estremità della facciata, ma anche queste intenzioni tramontarono. Da questo momento, con ogni evidenza, il palazzo divenne ormai un peso per la famiglia e nel 1839 l’ultima proprietaria nobile, la celebre Cristina Belgiojoso Trivulzio, decise di venderlo a un commerciante locale. Nello stesso anno diverse botteghe presero il posto delle scuderie, della portineria e della gabbia dello scalone. Nuove stanze vennero ricavate sopra le botteghe, con la divisione dell’altezza in due e la conseguente rovina degli affreschi. Anche parte dei porticati interni si demolirono negli stessi anni. Nel 1860 tre aziende tessili installarono nel palazzo, in locali presi in affitto, una sessantina di telai rimuovendo le preziose suppellettili che decoravano la splendida dimora, oltre a far scomparire sotto strati di calce i dipinti delle sale principali. Nel gennaio 1886 l’ormai ex Palazzo Trivulzio venne acquistato dal Comune per adibirlo a sede delle scuole elementari e dell’asilo infantile ed in tale occasione, nella generale indifferenza, avvenne il quasi definitivo scempio di quello che era stato, due secoli prima, il gioiello architettonico del Cardinale Gian Giacomo Teodoro. Successivamente nel corso del XX secolo alle spalle della facciata principale venne realizzata una sala cinematografica che tolse all’edificio le ultime strutture originarie. Nel 1987-1989 l’amministrazione comunale finalmente potè realizzare un intervento di recupero edilizio. Esso consentì il parziale recupero dell’originaria struttura, e insieme la riscoperta almeno parziale del patrimonio pittorico antico. Sotto i numerosi strati di calce, verniciature e tinteggiature a tempera, sotto le stuccature e gli strati di cemento, emersero importanti residui pittorici, oltre a lacerti e frammenti di una decorazione murale eseguita ad affresco. Il complesso architettonico di Palazzo Trivulzio, come detto, trae origine da un preesistente impianto medievale, concepito in funzione di castello della città, eretto a difesa delle libertà comunali e poi via via utilizzato nel tempo e trasformato in funzione delle vicende politiche che si sono susseguite dal XIII al XVIII secolo. Dell’originale impianto oggi rimane – visibile dall’esterno – il possente torrione eretto sul lato sinistro della costruzione, mentre restando nel cortile si può osservare parte della corte che è stata realizzata con il susseguirsi di portici tra loro confinanti, e gli interessanti sotterranei (murati negli anni ’60) attraverso i quali un complesso sistema di corridoi collegava ai principali punti strategici posti a difesa della città. Il fronte del torrione su Piazza Risorgimento, a tre piani, è scandito da un timpano sostenuto da quattro semicolonne ed è caratterizzato da una decorazione a bugnato a piano terra. La torre, a pianta quadrata di circa 10 metri di lato, con un piano terreno e due piani superiori a vano unico, mantiene il suo carattere castrense anche se all'interno ha subito delle grosse trasformazioni e le sue finestre e finestrelle sono state deformate. Palazzo Trivulzio evidenzia una forma alquanto irregolare, ad “L”, corrente lungo la cortina delle mura che un tempo circondavano l’intera città. I resti delle suddette mura, già ricordate dai Capitani Ferdinando e Don Alfonso d’Avalos nella battaglia per la presa del Castello di Melzo dell’anno 1512, sono riaffiorate quali possenti resti, nel 1963, durante i lavori eseguiti a poca distanza dal complesso. Nella seconda metà del 1500 si possono ritrovare gli inizi degli imponenti lavori di abbellimento del suddetto Palazzo, dove vennero ricostruiti tutti gli interni con grandiose decorazioni a stucco e affreschi di vicende militari e politiche celebranti le glorie della famiglia. Ecco un video su Melzo e i suoi monumenti: https://www.youtube.com/watch?v=5iZKNA74D2w&feature=emb_logo (video di Viaggiare & conoscere).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Melzo, https://www.comune.melzo.mi.it/it/page/chi-siamo-e-storia, https://www.comune.melzo.mi.it/it/page/i-monumenti-0431709c-35b7-45f6-959e-ed7df577aa49, http://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/MI100-04427/

Foto: la prima è presa da http://autoguidovie.it/it/news/da-vedere-palazzo-trivulzio-di-melzo/96, la seconda è presa da http://www2.milanoneicantieridellarte.it/palazzo-trivulzio-di-melzo/

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