venerdì 28 ottobre 2022

Il castello di venerdì 28 ottobre



BRINDISI - Castello Alfonsino

Detto anche Castel Rosso, (dal colore dei conci di carparo usati per la sua costruzione), o Castello di Mare è una complessa opera fortificata costruita sull'isola di Sant'Andrea, all'imboccatura del porto esterno di Brindisi. La forma trapezoidale e le spesse mura lo hanno reso per anni inespugnabile. Il castello è contiguo al Forte a mare (o Forte di Brindisi), adibito ad alloggio delle guarnigioni, i cui lavori di costruzione, iniziati nel 1558, regnante Filippo II d'Asburgo, figlio di Carlo V, durarono ben 46 anni, con l’intervento di alcuni fra i più celebri architetti militari del tempo. Il castello alfonsino occupa il promontorio meridionale con forme irregolari che seguono la conformazione del luogo (ha subito anche crolli e ricostruzioni): all'interno è un salone decorato da un lavabo con stipiti in pietra (1527). Ai primi del XVI secolo risalgono i due baluardi, rotondo quello verso l'interno, triangolare quello verso il mare aperto. Caratteristico è il suo piccolo porto interno, cui si accede per un archivolto aperto nelle mura che verso il 1577 congiunsero le costruzione aragonese all'ampliamento vicereale. Da una parte la struttura fortificata quattrocentesca con un portale; dall'altra il Forte a mare che segue i dettami dell'architettura fortificata cinquecentesca. Anche questa parte è preceduta da un portale adorno di stemmi che reca la data 1609. L'isola è saldata alla sponda ovest da una diga che chiude la Bocca di Puglia, mentre tra l'isola e la sponda sud si protendono due dighe che restringono l'imboccatura del porto a 250 metri. L'isola era occupata almeno dall'XI secolo dall'antica abbazia benedettina di Sant'Andrea all'Isola (pochissimi i resti, in particolare capitelli, visibili al Museo archeologico provinciale Francesco Ribezzo di Brindisi), che però fu abbandonata dopo gli eventi che sconvolsero la città (XIV-XV secolo). Il re di Napoli Ferdinando I d'Aragona nel 1481 decise così di costruire una prima torre (dov'era la stanza in cui dormiva il re), sorta come avamposto difensivo del porto all'estremità dell'isola; l'opera fu realizzata per iniziativa del figlio del re, Alfonso, duca di Calabria (castello alfonsino). Già nel 1484 il forte fu attaccato dal generale veneziano Francesco Marcello che, dopo essere stato sconfitto sul terreno dal brindisino Pompeo Azzolino, tentò di conquistare la città dalla parte del mare. Ma, respinto anche dalle artiglierie della "rocca dell'isola", ripiegò su Gallipoli, che riuscì ad occupare a caro prezzo. Sperimentata con successo la capacità di difesa della fortezza, Alfonso I d'Aragona la fece ampliare con la costruzione di un antemurale - con bastioni - al torrione preesistente, e con mura alte e molto spesse: alle due torri, cilindrica e quadrata, ne fu aggiunta un'altra poligonale così che il castello assunse una forma triangolare. Il tutto inglobava ormai la chiesa e l'abbazia di S. Andrea. Si chiamò Alfonsino, ma anche "dell'isola". E' noto anche come Castello Aragonese, dalla casata dei re che lo fecero costruire. D'altro canto, Alfonso fece ampliare e fortificare anche il Castello Svevo, detto talvolta "castello grande" per la sua mole. Dal 1558 al 1604 buona parte del resto dell'isola venne racchiusa da mura e baluardi (Forte a mare), separandolo dal castello con un taglio nella roccia che funge da fossato (per impedire al nemico che avesse eventualmente conquistato l'uno di passare facilmente all'altro) e creando un sistema complesso di fortificazione a difesa dell'entrata del porto. Dapprima, nel 1577, Forte e Castello furono uniti da un ponte di pietra che scavalcava il fossato: in quell'occasione fu aperta la porta sul Forte e fu chiusa quella del castello che era sul mare verso mezzogiorno. Ma presto gli ingegneri e i commissari reali si accorsero dell'errore di esporre entrambe le fortezze ad un unico pericolo, e sostituirono il ponte di pietra con uno levatoio di legno per dare un solo comandante ad entrambe e per dividerle in caso di necessità. Risale al 1583 l'iscrizione fatta apporre dal castellano Lorenzo Cariglio di Melo in memoria dell'unificazione dei due immobili sotto un solo comando. Per dare un'idea dell'importanza della piazzaforte di Brindisi in Puglia al tempo degli Austriaci: nel 1572 erano a Brindisi duemila soldati in pianta stabile (come a Taranto); a Trani mille, a Bari 600, ad Otranto 400. Un tentativo di attacco al forte avvenne nei primi giorni del giugno 1616, durante il regno di Filippo III, da parte di undici vascelli veneziani, che furono dissuasi da otto grandi navi da guerra spagnole, comandate dal gen. Francesco di Ribera. Il più famoso castellano del Forte a Mare fu il "maestro di campo" Luigi (Aloysio) Ferreyra di Lisbona, che il 25 febbraio 1711 istituì, con un cospicuo capitale personale di 9.000 ducati, una rendita di 600 ducati annui a favore dei soldati del castello e dei loro eredi. Il 4 giugno 1715 entrarono in città 150 soldati tedeschi, dei quali cento presidiarono il Forte a Mare e il Castello Alfonsino, dopo che Filippo V (nipote di Luigi XIV), salito al trono di Spagna nel 1701, primo dei Borboni, era stato privato, con la pace di Utrecht (1713) e quella di Rastatt (1714), del regno di Napoli, a seguito della guerra di successione provocata dall'Austria. Vent'anni dopo, nel 1735, con la riscossa spagnola che costrinse i tedeschi ad abbandonare la città, il figlio Carlo III di Borbone assunse il titolo (per la prima volta) di re delle due Sicilie. A Carlo sarebbero successi Ferdinando I di Borbone nel 1759, salito al trono come Ferdinando IV di Napoli, Francesco I nel 1825, Ferdinando II nel 1830 e, ultimo, Francesco II nel 1859, appena due anni prima dell'Unità d'Italia. Il 12 marzo 1739 giunse a Brindisi una delegazione di ingegneri e ufficiali di artiglieria, al comando del maresciallo spagnolo Andrea de los Covos, primo ingegnere di Carlo III, per fare la pianta del Forte, del castello di terra e di tutta la città, di cui misurò le strade e le mura. Si tratta della famosa "mappa spagnola" in possesso del Comune di Brindisi: in quegli anni la città era abitata da 7.000 persone, mentre poteva contenerne più di 50.000. Al Forte a Mare sono legati diversi eventi bellici tra i quali si ricordano l'attacco di sedici galee veneziane (1529) sorprese dalle artiglierie da poco realizzate e l'assedio francese al controrivoluzionario Francesco Boccheciampe (1799). Nel 1528, i Veneziani con 16 galee attaccarono dunque il Castello, che si difese benissimo con i molti pezzi di artiglieria di cui era stato dotato, costringendo le navi nemiche ad allontanarsi (comandante del Castello era allora Ferdinando Alarcòn, inviato da Carlo V per controllare e potenziare, come fece, le fortificazioni della città). La città fu invece costretta ad arrendersi, e saccheggiata, quando fu attaccata dalla parte di terra (Porta Lecce) da 16.000 soldati della Lega. Il Forte fu attaccato, danneggiato ed espugnato, il 9 aprile 1799, dal vascello francese "Il Generoso". Brindisi, rimasta fedele ai Borboni, dopo che i rivoluzionari francesi, entrati a Napoli tre mesi prima, vi avevano proclamato la repubblica, ospitava in quei giorni due controrivoluzionari corsi arruolati nell'esercito borbonico, Giovanni Francesco di Boccheciampe e Giovan Battista De Cesari. Costoro assunsero il comando delle batterie del Forte, danneggiarono la nave francese (un colpo di cannone ne uccise il comandante) che tuttavia, aiutata da otto paranze barlettane favorevoli alla causa rivoluzionaria, riuscì a smantellare la fortezza nel versante in cui era disarmata e a conquistarla. I francesi entrarono in città ma si ritirarono in fretta pochi giorni dopo, il 16 aprile, lasciando le provviste alimentari che avevano trovato nel Forte (farina, biscotti, vino, fagioli, ceci, carne salata). Boccheciampe fu preso e fucilato dai rivoluzionari nei pressi di Trani. Nel secolo successivo, castelli e fortezze persero la loro funzione difensiva: il Castello Svevo di Brindisi fu utilizzato come bagno penale, il Forte a Mare come lazzaretto, il Castello Alfonsino come sede di un faro e, durante la Grande Guerra (1915-1918), come deposito di mine. Nel 1984, la Marina Militare consegnò il complesso dell'isola (forte e castello, 28.600 metri cubi, oltre ai grandi spazi aperti) al Demanio dello Stato, che lo affidò alla Soprintendenza regionale ai Beni Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici. Questa cessione fu dovuta anche ai gravi danni subiti dalle strutture murarie i seguito ad una mareggiata. Con i fondi dell'Unione Europea destinati allo sviluppo del turismo, e in particolare del turismo d'affari, la Soprintendenza sta ora restaurando il Forte a Mare, mentre la Provincia di Brindisi ha pressoché terminato i lavori, assunti di propria iniziativa, per il recupero funzionale del Castello Alfonsino. La struttura è dal 28 maggio 2021 aperta a visite ed eventi culturali, mentre si dibatte ancora sulla sua destinazione (museale, ricettiva, congressuale). Altri link suggeriti:http://www.brundarte.it/2014/02/16/il-castello-di-mare-o-castello-alfonsino/ (con varie foto interessanti), http://www.brindisiweb.it/monumenti/castello_alfonsino.asp, https://www.youtube.com/watch?v=Vhh0LRvF-rM (video di Roberto Caroppo), https://www.youtube.com/watch?v=0FROSST_jeU (video di Clara Colosimo), https://www.rainews.it/tgr/puglia/video/2021/06/pug-castello-alfonsino-Brindisi-6f3609ad-92a6-40b4-b998-750c530feda0.html (video), https://www.youtube.com/watch?v=ISqs5lPLNSw&t=2s (video di Antonio Mingolla), https://bari.repubblica.it/cronaca/2021/05/29/news/castello_brindisi-303283223/

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_alfonsino, https://www.visitbrindisi.it/itinerari/castello-alfonsino/, https://viaggiareinpuglia.it/at/1/castellotorre/3127/it/Castello-Aragonese-o-Alfonsino,https://www.provincia.brindisi.it/index.php/storia-e-tradizioni-main/edifici-e-monumenti/il-castello-alfonsino-e-il-forte-a-mare

Foto: la prima è presa da https://www.lavocedimaruggio.it/wp/fortezze-e-castelli-di-puglia-il-castello-alfonsino-di-brindisi.html, la seconda è una cartolina della mia collezione

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