domenica 29 maggio 2011

Il castello di domenica 29 maggio



GUIDONIA MONTECELIO (RM) – Rocca Crescenzi-Orsini

Una prima fortificazione venne realizzata alla fine del X secolo dalla famiglia Crescenzi nell’alto dell’abitato, sui resti di antiche mura ciclopiche e di strutture d’epoca romana. La rocca doveva già esistere alla metà dell’anno Mille se da alcuni documenti veniamo a conoscenza che nel 1047 fu distrutta da un incendio. Di proprietà del monastero di San Paolo fuori le mura, poco dopo venne restaurata e ospitò nel 1145 papa Eugenio III e la sua corte, in fuga da Roma. Altre trasformazioni avvennero nei secoli XIII e XIV. La posizione strategica del borgo, a metà tra Roma e l’Abruzzo, ne fece oggetto di contesa tra nobili famiglie romane, quali i Capocci, gli Anguillara e gli Orsini. Sotto il pontificato di Eugenio IV venne nuovamente ceduto ai monaci del monastero di San Paolo che a loro volta, nel 1436 lo vendettero per diecimila fiorini, insieme con Monte Albano a Giovanni Antonio Orsini conte di Tagliacozzo. Nel 1550 venne venduto ai Cesi, divenuti marchesi di Montecelio. La rocca è costituita da un ampio recinto di forma ellittica che segue il livello del terreno; ad un primo giro di mura si sovrappose alla fine del XV secolo un nuovo perimetro di rinforzo a "scarpa" largo alla base oltre tre metri, che ora è parzialmente crollato, eseguito per opera del cardinale Giovanni Battista Orsini. Sotto gli Orsini, infatti si cercò di adeguare il vecchio castello alle esigenze della moderna tattica, basata sulle armi. Notevole era la torre pentagonale a sorvegliare l’ingresso al fortilizio. L’ingresso alla rocca avveniva per mezzo di una lunga rampa che passava attraverso tre diverse porte prima di giungere all’interno del recinto.Nel versante meridionale prende posto un corpo di fabbrica costruito a ridosso di un primitivo oratorio poi divenuto cappella del castello, cui si affiancò il Maschio del castello, accessibile attraverso una rampa retrattile dall’interno. In questo corpo di fabbrica doveva essere la cosiddetta camera del papa, così chiamata dalla visita di papa Eugenio III. Da affreschi conservati a palazzo Cesi a Roma che raffigurano la rocca prima dell’abbandono, si vedono coronamenti a merlature guelfe, oggi del tutto scomparse. La rocca venne abbandonata probabilmente già ai primi del Seicento e dalle cronache veniamo a conoscenza che nel 1740 e nel 1798 i resti del palazzo castellare crollarono. Parte delle strutture castellari vennero inoltre volutamente abbattute alla fine del XVIII secolo per costruire grosse cisterne per il fabbisogno idrico del paese. Solo nel 1979 iniziò un restauro conservativo ad opera della Sovrintendenza ai monumenti del Lazio. Oggi il castello è purtroppo in una situazione di imbarazzante incuria, non essendo nemmeno illuminato al buio, unico tra tutti i castelli dei paesi vicini. Agli inizi del marzo di quest’anno le copiose piogge invernali hanno fatto addirittura crollare una grossa parte delle antiche costruzioni in pietra, la cui pericolosa instabilità era stata vanamente e più volte segnalata da Comitati locali.

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