sabato 31 marzo 2012

Il castello di domenica 1 aprile



DRENA (TN) – Castello

E’ un edificio austero, tipicamente medievale, arroccato in cima a un contrafforte roccioso a difesa e a controllo del profondo solco scavato dal rio Salgoni e delle valli del Sarca e di Cavedine. Fa parte di un itinerario naturalistico e storico prezioso, che comprende la spettacolare frana geologica delle “Marocche”, la Valle dei Laghi e il Monte Bondone, vero e proprio giardino botanico affacciato sui colori del Garda. Costruito nel corso del XII secolo, Castel Drena, sorto probabilmente su un villaggio preistorico, fu venduto nel 1175 dai primi possessori, la famiglia dei Sejano (ai quali l’imperatore Lotario aveva concesso il controllo della zona), ai d'Arco che ne fecero un fondamentale strumento di controllo della via di collegamento fra Trento e il Garda. La sua posizione strategica lo rese oggetto di continue contese nel corso del Medioevo: bloccava e controllava l'unico valico transitabile, e quindi obbligato, fra la Valle del Sarca e quella di Cavédine. Inattaccabile dalle fiamme, difeso da due ordini di mura, eretto sulla rupe in posizione dominante, era imprendibile con i mezzi d'assalto usati al tempo. I Sejano cercarono di riprendere il possesso del maniero e la faida tra loro e i d’Arco continuò facendosi più cruenta nel 1266, quando Cubitosa d’Arco con un lascito testamentario cedette alla famiglia del marito il castello e relativi allodi, per la precisione ai fratelli Odorico e Ducinancio di Sejano. Nel XIII secolo, tanto per ristabilire i diritti feudali del Principato, il principe-vescovo Filippo Buonaccolsi, postosi a capo di truppe veronesi e mantovane, attaccò e conquistò il castello. Nel 1339 i d’Arco vennero investiti dal vescovo Nicolò da Brno della completa proprietà del castello e dopo il 1399, con la firma della pace tra il principe Vescovo Giorgio I di Lichtenstein e Vinciguerra d’Arco, il maniero divenne un presidio munito, sia pur con pochi soldati di stanza comandati da un capitano. Agli inizi del XVIII secolo, durante la guerra di successione spagnola, fu preso e incendiato dalle truppe franco-ispaniche in ritirata, comandate del generale Vendome, le quali trafugarono anche elementi lapidei e lignei. Da quel momento il castello conobbe un lungo periodo di decadenza, tanto che il cortile si ritrovò utilizzato per anni e anni come terreno a pascolo. Nel 1910 il suo proprietario si mise all’opera per attenuare i danni del degrado. Negli ultimi anni Ottanta il castello divenne di proprietà della Fondazione Arco con sede a Mantova. Ad essa la marchesa di Bagno, già contessa di Arco e ultima erede del ramo italiano del casato, lasciò tutti i suoi beni, compreso il palazzo di Mantova, il Castello di Arco e i ruderi di Castel Drena. Nel 1981 la Fondazione vendette il castello all’amministrazione civica di Drena, la quale con l’aiuto del Ministero dei Beni culturali e della Provincia di Trento, ha eseguito importanti opere di restauro del monumento. Castel Drena, che oggi ospita una mostra permanente di reperti archeologici e diverse mostre temporanee, è essenzialmente una costruzione romanica con qualche elemento gotico e alcune strutture cinquecentesche. Nonostante le evoluzioni subite in epoca tardo medievale, è giunto fino a noi nella forma più semplice e comune della fortificazione: un recinto murato con torre centrale. Questa struttura molto lineare fa pensare che il castello fu inizialmente pensato semplicemente come un rifugio di proprietà comunitaria contro le invasioni barbariche e non come un elemento di una difesa organizzata di proprietà feudale. L’elemento più importante della costruzione è il mastio centrale di pietre bugnate (costante spesso rilevabile in molte torri dei castelli trentini) la cui altezza raggiunge i 27 metri. Il mastio presenta poche aperture: due porte sopraelevate rispetto al suolo (una delle quali forse collegava a edifici adibiti a residenza, ma di cui oggi non rimane traccia), due feritoie e quattro finestre alla sommità. Lo spalto di vetta del mastio è coronato da alti merli ghibellini nella misura di tre per lato. La porta posta a piano terra fu realizzata nel 1910 nel corso di alcuni lavori di restauro. Nello spessore del muro del mastio (mt. 1,5) sono ricavati dei sedili, il che fa pensare che la torre fosse adibita ad abitazione. La cinta è di forma poligonale arrotondata. La muratura è liscia e in molti tratti è ancora visibile la merlatura. All’angolo nord orientale vi è un rivellino munito di una torretta quadrata di epoca posteriore rispetto al nucleo originario. Il recinto ghibellino che avvolge l'intero complesso racchiude i resti del palazzo comitale, della piccola chiesa dedicata a S.Martino e di altri interessanti edifici. Numerose sono ancora oggi leggende e memorie, collegate al castello di Drena, che fanno parte della tradizione orale: una narra che il tesoro degli antichi castellani era custodito dal diavolo. Per impossessarsene bastava recarsi nel prato del castello, vicino alla cortina di tramonto, e leggere il Vangelo. Qui il demonio, sotto forma di uno spiritello vestito di rosso, sarebbe apparso per proporre di cedere l'anima in cambio delle monete d'oro. Pare inoltre che fosse abitudine, per i castellani, divertirsi a sparare dalla vetta della torre sui contadini che coltivavano i campi.

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