sabato 9 luglio 2016

Il castello di domenica 10 luglio





NARDO’ (LE) – Masseria di Agnano

Il nome del villaggio di Agnano, ubicato nel feudo omonimo, è attestato più volte nei documenti medioevali e post-medioevali con molteplici varianti: Agnanum, Ignianum, Ignanum, Inghianum, Inglanum, Ygnyanum, Gnano. Dopo una prima probabile frequentazione in epoca bizantina, sotto gli Angioini il casale fu infeudato alla famiglia de Sancto Blasio (Sambiasi): nel 1277 lo deteneva Vinciguerra di Guidone Sambiasi, mentre nel 1377 Guido de Sancto Blasio quale barone del casale pagava al fisco la quota di un'oncia e quindici tarì. Nel 1443 Agnano era annoverato tra le proprietà dell'Ospedale di S. Caterina in Galatina, al quale era stato donato da Pippa Sambiasi, e nel villaggio stesso, molto probabilmente ancora abitato, veniva redatto un dettagliato inventario dei beni di detto Ospedale in cui erano tra l'altro meticolosamente descritti i limiti del feudo stesso. Nel 1453 il casale disabitato, "dirutum et sine habitacione", venne acquistato dal monastero di S. Chiara di Nardò per ottanta once in carlini d'argento: al momento in cui veniva stipulato questo atto di vendita, per mano del notar Antonio de Vito, il sito era spopolato e il feudo era organizzato in quattordici masserie tutte gravate di decima e di “servitutis operarum” commutabili in canone monetario “ad electionem domini”. Sul sito del villaggio, tra la fine del XV e gli inizi del secolo successivo, venne edificata una torre, oggi parzialmente crollata, ed un complesso masserizio. E’ situato a tre chilometri della strada statale Nardò-Avetrana e si accede attraverso una strada di campagna dopo aver superato la Masseria Bernardini. La masseria fu costruita all’interno dell’antico Casale di Agnano che Carlo I d’Angiò, Re di Napoli, concesse, nel 1280 a Guidone della famiglia Alemagna. La masseria, nel Catasto onciario del 1750, risulta appartenere ai beni di Domenico Antonio Bernardini di Lecce. In passato era appartenuta, come detto, al Monastero ed Ospedale di Santa Caterina di Galatina e poi al Monastero di Santa Chiara di Nardò (1454). Purtroppo dell’antico complesso edilizio rimangono i resti di una torre quattrocentesca, il pozzo con gli abbeveratoi e i recinti in pietra a secco. La torre, databile al XV sec., si presenta in parte crollata, ma conserva ancora l’eleganza e l’imponenza originarie. Articolata su due piani con toro marcapiano a determinare visivamente gli spazi, essa presentava una doppia cornice dentellata che correva lungo il perimetro, proprio sotto il parapetto. Alla struttura difensiva principale sono state aggiunte altre strutture destinate all’allevamento e come spazi per il bracciantato agricolo. Il tutto articolato attorno ad un cortile centrale che rappresentava il cuore delle attività agricole e la vita stessa della masseria. Interessante notare che un sarcofago è stato utilizzato come abbeveratoio per uno dei pozzi del complesso. Nel corso del Settecento fu edificata anche una piccola cappella che divenne il punto di riferimento per le famiglie che abitavano i territori e le masserie circostanti.




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