venerdì 1 luglio 2016

Il castello di sabato 2 luglio






LANCIANO (CH) – Torri Montanare

Fin dall'età antica la città ha dovuto la sua prosperità al commercio, che in epoca romana si svolgeva attraverso le fiere chiamate nundinae. Questa vocazione le deriva da una collocazione "strategica": è a pochi chilometri dal mare ma è in collina, quindi meglio difendibile; inoltre, è vicino ad un'antichissima rotta commerciale che collegava la Puglia all'Italia settentrionale già in età preromana. Questo tracciato, probabilmente legato al tratturo L’Aquila-Foggia per la transumanza delle greggi, in epoca romana divenne una strada (la via Flaminia Adriatica) che partiva da Hostia Aterni (poi Pescara) ed arrivava fino in Puglia passando per Ortona, Anxanum e Histonium (Vasto). Con il crollo dell’Impero Romano, Lanciano subì saccheggi dai Goti. In seguito, con l'invasione dell'Italia da parte dei Longobardi, fu conquistata e rasa al suolo (probabilmente nel 571). I nuovi dominatori si insediarono sul colle Erminio, intorno al quale cominciò a ricostituirsi un nucleo abitativo. Da questo trarrà origine il più antico quartiere medioevale: Lancianovecchia. Lanciano dovette poi subire la conquista bizantina nel 610 e, sul finire dell'VIII secolo, quella dei Franchi, i quali l'aggregarono prima al ducato di Spoleto e poi a quello di Benevento. Nel 1060 fu annessa dai Normanni all'istituendo Regno di Sicilia (che diverrà Regno di Napoli nel 1372). Di fatto, Lanciano seguì le vicende politiche e dinastiche di questo regno fino all'Unità d'Italia. Estinta che fu la dinastia Normanna, vide il susseguirsi delle dominazioni degli Svevi, degli Angioini e degli Aragonesi. Superati gli anni bui, Lanciano prosperò grazie al rifiorire delle sue fiere (una in maggio ed una in settembre), tanto da diventare, nel Trecento, il più grande centro abitato d'Abruzzo (6500 abitanti nel 1340). L'incremento demografico si accompagnò all'espansione urbanistica del centro urbano: tra XI e XII secolo furono edificati gli altri quartieri storici e fu ultimata la nuova cinta muraria, dotata di nove porte (solo una delle quali è sopravvissuta fino ad oggi: Porta San Biagio). La struttura urbana di Lanciano arrivò così ad essere quella tuttora visibile nel centro storico. La sua importanza come emporio fu riconosciuta conferendole lo status di università demaniale, cioè di città non sottoposta a nessun feudatario, ma amministrata direttamente dal re. Questo privilegio le fu accordato nel 1212 dall'imperatore Federico II di Svevia e fu confermato e reso perpetuo nel 1259 da Manfredi, re di Napoli. Ad esso si accompagnava l'esenzione delle merci da dazi e dogane ed il diritto di eleggere, oltre agli amministratori ordinari, un magistrato, detto Mastrogiurato, che durante le fiere deteneva i poteri normalmente in mano al Giudice Regio. Fin dal Medioevo, a Lanciano sorsero molte industrie: in primo luogo, fabbriche di tele finissime e di stoffe di lana e seriche. Nel XV secolo si affermarono molte altre produzioni: le ceramiche, la fabbricazione degli aghi, l'oreficeria e l'industria del ferro, dei bronzi, dei cuoi e delle pelli. In quest'epoca, una rivalità particolare si instaurò con la vicina città di Ortona, che era il porto preferenziale per l'afflusso delle merci alle fiere, a causa dei dazi che questa città imponeva sulle merci che vi transitavano. Sul finire del XIV secolo Lanciano ottenne dall'Abbazia di San Giovanni in Venere la concessione per costruire un porto a San Vito: ciò fu motivo di nuove guerre con gli ortonesi, composte solo dalla mediazione di San Giovanni da Capestrano nel 1427. Nel 1441 re Alfonso V d’Aragona ripagò l'appoggio avuto contro gli Angioini, concedendo a Lanciano il diritto di battere moneta mediante l'istituzione di una Zecca. All'apice della sua ricchezza, la città arrivò a possedere più di 40 feudi ,tra codesti i Mellucci .Un riconoscimento dell'importanza raggiunta fu l'istituzione, nel 1515, di una diocesi distinta da quella di Chieti, poi elevata ad arcidiocesi nel 1562. Nel Cinquecento ebbe inizio una fase di declino per l'economia lancianese. Nel 1544 Lanciano perse molti dei suoi feudi a causa del suo sostegno a Francesco I, re di Francia, nella guerra contro l'imperatore Carlo V d’Asburgo. In quegli stessi anni, il regno di Napoli perdeva la sua autonomia, riducendosi ad una pedina di scambio nelle contese tra le grandi potenze europee. A causa della sua posizione di frontiera, l'Abruzzo soffrì particolarmente per queste contese, che videro opposti spagnoli e francesi per tutto il XVI ed il XVII secolo e sfociarono nella guerra aperta tra spagnoli ed austriaci all'inizio del XVIII secolo. Anche Lanciano, nel suo piccolo, risentì di questo quadro ed andò in crisi a causa dell'incapacità amministrativa dei Capitani del Popolo spagnoli e dei forti tributi imposti. Il momento peggiore fu nel 1640: Lanciano perse i suoi privilegi di città demaniale, fu creata baronia e passò di mano tra vari feudatari. Il vassallaggio durò più di un secolo e portò un notevole impoverimento della città, vessata dai nuovi padroni. Nonostante le numerose ribellioni, Lanciano riacquistò la sua libertà solo nel 1778, dopo l'ascesa al trono di Napoli dei Borbone. Le Torri Montanare furono erette verso il X secolo quando la città di Lanciano inglobò il quartiere di Civitanova per difendere questo lato della città. Sono chiamate così perché difendevano la città dal lato montano, rivolte verso la valle del Feltrino e la Maiella. Nel 1790 furono descritte da Antinori che riferiva che le fortificazioni, tra cui anche le torri, impedivano qualsiasi incursione. Anticamente furono utilizzate come carcere, attualmente vengono utilizzate come teatro estivo. Il lato di Via Silvio Spaventa è costituito da mura in muratura con scarpa, realizzate in mattoni disposti a filari paralleli con un’apparecchiatura irregolare. La muraglia è interrotta da aggetti che fungono da bastioni e ripropongono la medesima tecnica muraria. L’ala a nord presenta invece una muratura eterogenea di pietrame e mattoni. Il materiale lapideo utilizzato è prevalentemente calcareo, in ciottoli di piccole dimensioni. Sono evidenti le tracce delle varie fasi costruttive in quanto la muraglia è più volte interrotta da parti realizzate seguendo diverse tecniche, molto probabilmente inserite per risarcire lacune o rinforzare con contrafforti le strutture pericolanti. All’angolo ovest del recinto si alzano le due torri. La torre interna, più alta e più antica, è a pianta rettangolare con tre dei quattro lati chiusi, mentre il quarto è rivolto verso l'interno. Essa ha un coronamento merlato e all’interno diversi ponti in legno collegati da scale, utili a raggiungere le feritoie poste ai vari livelli. Nell'angolo nord-ovest è sita la torre più bassa, a base quadrata, che risale al XV secolo, periodo della dominazione aragonese. Questa seconda torre, sporge verso l’esterno, in quanto realizzata successivamente a ridosso delle mura esistenti, è coronata da un sistema di beccatelli su mensole tra archetti a sesto acuto, dove si aprivano le antiche caditoie. All’interno del recinto, la cosiddetta Piazza d’Armi, si alza il prospetto laterale della chiesa di Santa Giovina. Gli interventi di restauro e consolidamento curati dalla soprintendenza dell’Aquila, a partire dagli anni ’70 del Novecento, hanno assicurato al complesso monumentale uno stato di conservazione a tutt’oggi buono, sia riguardo alle strutture che alle superfici.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Lanciano#Storia, https://it.wikipedia.org/wiki/Torri_Montanare, http://www.sangroaventino.it/sezioni/-Lanciano/pagine.asp?idn=2004,


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