sabato 11 luglio 2020

Il castello di sabato 11 luglio




POZZILLI (IS) - Mura in frazione Santa Maria Oliveto

Santa Maria Oliveto, situata su un colle ad est di Pozzilli, è la frazione più popolosa e antica del suo Comune dal quale dista circa 7 km. Il borgo medievale è caratterizzato dalla presenza di ben 11 torri superstiti lungo le mura nelle quali è racchiuso. Risulta essere di origini molto antiche e la sua costruzione si fa risalite intorno all'anno mille. S.Maria Oliveto divenne castrum dopo il 1066 quando il borgo fu fortificato dall’abate Giovanni ("circa ecclesiam S.Marie quod dicitur Oliveto assumens, castrum constituit in montem") a difesa dalle razzie che i Normanni facevano nella piana di Venafro. Dodici torri (una delle quali di taglia maggiore rispetto alle altre) difendono il centro abitato e la chiesa; la porta Saracena, la piccola porta urbana denominata dagli abitanti "Portella", (e forse l’ampia cisterna) sono i resti superstiti del primitivo impianto. Sulle origini dell’insediamento abbiamo la possibilità di attingere al Chronicon Vulturnense che varie volte e per diversi motivi fa riferimento alla chiesa di S. Maria Oliveto. In un certo momento i responsabili della difesa di S. Maria Oliveto dovettero provvedere ad una sostanziale ristrutturazione dell’apparato murario e ad una rielaborazione delle cortine perimetrali con l’aggiunta di torri circolari per il controllo radente. Tennero conto della situazione naturale del sito e, probabilmente, di una preesistenza difensiva posizionata nella parte apicale della conformazione rocciosa. Possiamo ritenere (e non potrebbe essere diversamente) che un nucleo originario corrisponda a quella zona che ancora oggi si chiama Castello e che conserva, in uno stato di totale abbandono e degrado, gli elementi circolari di due poderose torri. Di quella più grande, che ha un diametro di notevoli dimensioni, comunque superiore ai 10 metri, rimane solo il piano terraneo con grande volta a catino. Dell’altra solo le tracce del perimetro. Nulla possiamo dire se il torrione sia stato mai completato ovvero se successivamente, perduta la sua funzione originaria, sia stato demolito. Si tratta di un mastio di un edificio articolato totalmente scomparso o forse, più propriamente, di una rocca che costituiva l’ultima difesa in caso di assalto nemico al nucleo abitato, essendo essa situata nella parte più alta dell’intero insediamento. Una conformazione naturale rocciosa che non fu neppure completamente livellata nella parte apicale, come si vede chiaramente dagli spuntoni di roccia che sopravvivono all’interno dei ruderi di una casa ancora esistente nell’area. Da questo punto parte l’attuale cinta muraria che complessivamente forma un circuito vagamente ovale. Il lato occidentale delle cortine di difesa è oggi il meno conservato perché in questa parte si è concentrato lo sviluppo edilizio dal secolo XVIII, forse per la nascita di una strada di più facile arrivo da Venafro. Qui il muro seguiva la forte pendenza naturale che raccordava il Castello, con un autonomo sistema d’accesso, alla prima torre circolare che garantiva il controllo all’angolo della parete esposta a Sud. Nella parte meridionale il muro seguiva un costone roccioso quasi rettilineo che si affaccia sulla sottostante pianura del Volturno e che costituisce una naturale protezione per gli assalti da valle. Non sembra possa riconoscersi alcuna torre circolare intermedia tra quella d’angolo allo spigolo sud-occidentale e quella successiva allo spigolo sud-orientale, ma un qualche sistema di controllo doveva esistere nella parte mediana perché in questo punto arrivava l’erto sentiero che nella fascia pedemontana, passando davanti alla chiesa di S. Lucia, collegava il nucleo urbano alla sottostante valle. Tale sentiero poi seguiva il piede del muro verso Est, fino a raggiungere la cosiddetta Porta Saracena. Nella parte orientale, invece, in corrispondenza della torre circolare d’angolo, piega quasi a 90 gradi e segue l’andamento naturale del terreno secondo un linea di appoggio che in pratica segue un’unica curva di livello. In questo tratto sopravvive la porta urbica che, pur avendo perso tutti gli elementi murari utili per capire il suo funzionamento, conserva l’intero arco in pietra. Non sappiamo se l’accesso fosse preceduto da un ponte. Le caratteristiche strutturali della cortina non evidenziano la presenza di scuffie o di riquadri che facciano ipotizzare l’esistenza di un ponte levatoio, ma è improbabile che dopo aver realizzato un sistema murario di protezione dell’abitato, l’accesso fosse affidato ad una porta così vulnerabile, anche se munita di due torri laterali. Un sistema più complesso certamente esisteva e solo una indagine archeologica potrebbe chiarire meglio il suo funzionamento.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Santa_Maria_Oliveto, http://www.morronedelsannio.com/molise/borgo_oliveto.htm, testo di Franco Valente su https://www.francovalente.it/2007/09/14/pozzilli/ (dove è possibile vedere anche una foto dall'alto del borgo per ammirare per intero la cinta muraria)

Foto: tutte e tre realizzate dal mio amico e inviato speciale del blog Claudio Vagaggini, col quale ho personalmente visitato tanti castelli molisani fra il 3 e il 5 luglio.

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