giovedì 28 luglio 2022

Il castello di giovedì 28 luglio




PAVAROLO (TO) - Castello e Torre

La prima menzione del luogo, del suo castello e della Cappella di San Secondo risale a un diploma imperiale del 1047 di Enrico III. In esso l'imperatore confermava ai canonici torinesi di San Salvatore, infeudati dal vescovo della stessa città, molti dei possedimenti situati in terra chierese. Oggi grosse pietre rotonde di fiume, costituenti la base dello spigolo sud-ovest e forse residuo di un ancor più antico castelliere, rammentano tali epoche. La località venne assegnata nel 1164 da Federico Barbarossa ai Marchesi del Monferrato e di fatto dipese sempre dal comune di Chieri che, nel 1235, riconobbe "cittadini e confederati" i suoi signori. Nel 1264 Goffredo di Montanaro, Vescovo di Torino, consegnò il castello ai figli ed a un nipote del cittadino chierese Signorino Balbo. In tale epoca vennero iniziati consistenti lavori di trasformazione, tra i quali primeggiano per bellezza i soffitti a cassettoni dettagliatamente dipinti al piano nobile. ​Nel 1354 il territorio chierese, e con esso Pavarolo, passò sotto la giurisdizione di Amedeo VI di Savoia. Diversi furono i proprietari che si succedettero sino al 1394, quando le milizie del casalese Facino Cane – al soldo del Duca del Monferrato intenzionato a contenere le mire espansionistiche dei Savoia – devastarono il territorio ed occuparono il castello installandovi una propria guarnigione. Nel 1399, i chieresi riconquistarono il castello, con un assedio in cui vennero feriti 17 dei 20 difensori monferrini; il feudo fu quindi affidato ad Antonio Simeone Balbis. Tracce di questi eventi bellici sono ancora leggibili sulla facciata del castello rivolta a Sud, dove sono presenti la base di sostegno della torretta angolare posta sullo spigolo Ovest (la bertesca), e le ricuciture della zona corrispondente alla torretta che era probabilmente presente sullo spigolo Est. Dalla successiva e definitiva pace, siglata nel 1411, gli eventi esterni la sfiorarono marginalmente. Nei due secoli successivi la proprietà venne frazionata tra numerosissimi proprietari, in alcuni casi possessori di percentuali minime. Le conseguenti necessità di soddisfarne le molteplici esigenze, oltre alle tracce ancora visibili di un incendio, furono forse all’origine della radicale ristrutturazione effettuata in quegli anni con, per esempio, l'eliminazione delle merlature. Si ampliò la cubatura e, pur mantenendo invariata l’altezza complessiva del castello, si accrebbe la capacità ricettiva inserendo un nuovo piano tra il piano terreno ed il primo piano. Ciò fu attuato demolendo la soletta del pavimento tra il piano terra ed il piano nobile, e realizzando due nuovi solai (pavimenti dell'attuale primo e secondo piano), ripartendo il nuovo spazio così ottenuto su tre piani dotati di un maggior numero di locali. Le nuove planimetrie imposero, però, il tamponamento delle preesistenti pregevoli finestre gotiche e l’apertura di nuove finestre adeguate ai nuovi piani ed agli accresciuti locali del castello. Nei primi decenni del 1700 figurava quale esclusiva proprietaria la Contessa Anna Maria di Piossasco, vedova del Conte Giuseppe Antonio Simeone Balbis. Essa realizzò al secondo piano un Oratorio privato, ancor oggi presente, in cui era celebrata giornalmente la S. Messa. Nel 1736 il Castello di Pavarolo, insieme a quello di Montaldo, passò in proprietà ad Alessandro Ferrero d’Ormea. Egli fu, verosimilmente, l’artefice di una nuova ala per la scuderia, di una sovrastante area per il deposito di foraggi e dell'innalzamento della torre già esistente che oggi caratterizza il Castello. Una stampa del castello, realizzata dall’incisore piemontese Francesco Gonin nel 1850, indica come proprietaria una Contessa Gloria. Questa lasciò il castello al figlio primogenito che, nel 1867, lo vendette a Donato De Benedetti. Il di lui figlio, Ezechiele, nel 1881 lo rivendette ad Edoardo Pansoja di Borio che, a sua volta, nel 1884 lo cedette a Malvina Ganerì, figlia del Console inglese a Torino. Ella intraprese consistenti lavori di riadeguamento funzionale degli interni, di controsoffittatura e di decorazione delle pareti in stile neo-gotico anglosassone. Nel 1920 ella vendette il castello a quattro imprenditori (Paletto, Beltramo, Piovano e Vigna) che, solo pochi anni dopo, nel 1924 lo rivendettero al casalese Francesco Zavattaro Ardizzi. Sua moglie Giuseppina Cigala Furgosi avviò i primi consistenti lavori di restauro conservativo abitandolo stabilmente per lunghi periodo. Il Castello di Pavarolo continua oggi ad appartenere alla famiglia Zavattaro Ardizzi, di origine monferrina, che ha avviato consistenti lavori di consolidamento e di restauro conservativo e stabilmente lo abita. il castello è una massiccia costruzione a pianta grosso modo rettangolare, circondata da un piccolo parco e da muri di sostegno che potrebbero essere avanzi di una antica cinta difensiva. Se si escludono alcuni tratti basali delle mura esterne, nelle quali compaiono anche grosse pietre non lavorate, è costruito interamente di laterizi. Sul lato che dà sull'attuale via Barbacana, a pochi metri dal muro perimetrale del castello, si trova un avanzo di quello che forse era l'antico barbacane (tanto che il nome sarebbe passato alla via sottostante). Sul lato opposto dell'edificio, una bassa costruzione sulla quale è stata ricavata anche la scala d'accesso all'interno del castello copre il pozzo. Profondo un'ottantina di metri, esso è certamente tra gli elementi più antichi della costruzione, dato che disporre di una fonte d'acqua aveva un'importanza essenziale per la vita di tutti i giorni e, a maggior ragione, in caso di assedio. La falda che lo alimenta è la stessa cui attinge il pozzo comunale, posto più a valle. Nel ricordo degli attuali proprietari, erano relativamente frequenti i casi in cui secchi che si sganciavano e cadevano nel pozzo del castello venissero poi ripescati nel pozzo comunale.
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Ai piedi del castello si innalza, isolata dagli edifici adiacenti, la torre, simbolo del paese, rappresentata anche nello stemma del comune. Si tratta di una costruzione originale sia nella collocazione (è infatti isolata rispetto agli edifici circostanti), sia nella forma, con un passaggio che ne attraversa la base. Si tratta, inoltre, di un edificio la cui storia e le funzioni originarie sono incerte anche se, sui motivi per cui fu costruito, è possibile avanzare quattro ipotesi abbastanza fondate. La prima incognita riguarda la data di costruzione della torre: mancano infatti documenti che vi accennino, ma si è portati a pensare che torre e castello siano all'incirca coevi, e databili attorno all'XI secolo. Con ciò non si vuole affermare che l'attuale torre risalga al 1100: è attendibile ipotizzare che il sito dove sorge oggi la torre fosse lo stesso su cui, anche in passato, sorgeva una costruzione analoga. Il secondo dubbio riguarda la funzione della torre: scartata l'ipotesi che anche in origine servisse da campanile, sembra più probabile si trattasse di una (ma probabilmente non l'unica, visto che animali e carri non salgono le scale...) porta di accesso al "recinto" che circondava il nucleo del paese. Una costruzione difensiva, perciò, ma anche un edificio su cui mantenere in permanenza delle sentinelle, posta com'è in posizione dominante rispetto alle valli circostanti. Se c'era una porta, però, doveva esserci anche un muro, e si affaccia qui il terzo dubbio. Pavarolo aveva davvero una cinta difensiva, ed in caso affermativo, dove correva? Che una cinta ci fosse, lo si desumerebbe anche dalla formula con cui, nel libro degli Ordinati (le relazioni degli antichi consigli comunali) si apriva il resoconto di ogni seduta. Vi leggiamo, ad esempio: "L 'anno del Signore mille settecento cinquanta nove, ed al diciotto del mese di febbraio, in Pavarolo e stanza del comune ove suole radunarsi l'ordinario Conseglio del/a presente Comunità, posta nel Recinto, si sono congregati....C'è un recinto, dunque e, alle spalle della torre, c'è una via che ancora oggi si chiama Barbacana. Il barbacane è il muro esterno delle fortezze: la torre, allora, potrebbe essere stata la difesa eretta nel punto in cui il muro (che probabilmente si svolgeva attorno al cocuzzolo su cui sorge il castello) si interrompeva per consentire l'accesso all'interno. Il quarto ed ultimo dubbio riguarda la scala che conduce alla torre: alla sua base, vi sono due ampi archi (ora murati), che disegnano all'esterno il percorso della volta scavata nel terrapieno che la sostiene. All'inizio del secolo, dietro la scala passava la strada di accesso al paese. Quando questa è stata allargata e spostata più a valle. È stato necessario interrompere il percorso della scala che, dalla torre, scendeva al piazzale della chiesa parrocchiale presso la quale, un tempo, si trovava anche il cimitero. Nei vari interventi, inoltre, è andato distrutto anche l'arco (chiuso probabilmente da una porta) che si trovava all'ingresso del camposanto. Per quale motivo sarebbe stato necessario fare una volta sotto la scala di accesso alla torre? Non è forse più probabile che sotto la scala si trovasse un fossato (a difesa del lato esterno del "recinto")? Lo spunto per questa ipotesi è legato alla presenza di un grande stagno che, all'inizio del secolo, si trovava al centro del paese. Sicuramente, nel XVIII secolo, la torre fu trasformata in campanile e dotata di un orologio. 
Altri link consigliati: https://www.youtube.com/watch?v=iC6WlAZe_Tg (video di Città metropolitana di Torino), https://www.youtube.com/watch?v=Xq4l_tSljPQ (video di DRONI.EU), https://m.facebook.com/PavaroloOggi/videos/castello-di-pavarolo/1256101344407550/?__so__=permalink&__rv__=related_videos

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Pavarolo, https://castellopavarolo.weebly.com/lastoriadelcastellodipavarolo.html, https://www.comune.pavarolo.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-di-pavarolo-6436-1-d688e15dbc6a9b7fe0c24ae58f9e8672, https://www.comune.pavarolo.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/torre-di-pavarolo-21612-1-99bf04ac98690b995908b1d86b4bf345

Foto: la prima è presa da https://www.comune.pavarolo.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/castello-di-pavarolo-6436-1-d688e15dbc6a9b7fe0c24ae58f9e8672, la seconda è di maxaimone su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/261425/view. Infine, la terza - relativa alla torre - è di Pmk58 su https://it.wikipedia.org/wiki/Pavarolo#/media/File:Torre_di_Pavarolo.JPG

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