giovedì 27 luglio 2023

Il castello di giovedì 27 luglio



SESTO CAMPANO (IS) - Castello Spinola

Per antica tradizione storica il nucleo alto di Sesto sarebbe collegato alla presenza di un conte longobardo di cui non si ha traccia nei documenti. Nel X secolo pare che Sesto sia stata capoluogo di una delle 34 Contee del ducato di Benevento. La notizia certa è che all’inizio della dominazione normanna Sesto già aveva un castello. Si ricava dalla donazione del conte Paldone di Venafro all’abate Desiderio nel 1064 di una parte dei suoi possedimenti. Del castello di Sesto abbiamo una successiva notizia quando nel 1247 papa Innocenzo IV, mentre risiedeva a Lione, restituì ai fratelli Ruggero, Riccardo e Malgerio Sorello quei territori che erano stati sottratti dal Federico II durante il suo dominio. Nel 1465 Re Ferrante I d’Aragona concesse Sesto in feudo a Diomede Carafa della Stadera che nel 1569 vendettero il castello a Isabella di Lannoy, moglie di Filippo di Lannoy principe di Sulmona e conte di Venafro. Il figlio Orazio vendette Sesto a Filippo Spinola nel 1582 la cui famiglia conservò il feudo fino alla fine della feudalità. Una fortificazione longobarda comunque doveva esistere e traccia di un castello dovrebbe ritrovarsi nel poderoso mastio quadrato, violentato dalle moderne manie di trasformazione, che rimane nella parte sud-occidentale della cinta medioevale del paese vecchio. Se però sulla cortina esterna nulla rimane di esteticamente pregevole dell’antico castello, il cui volume è però perfettamente riconoscibile nonostante gli scempi degli uomini, all’interno sopravvive un complicato portale del XVI secolo che un certo Nicola Brescia da Serino fece fare nel 1596 quando Errico Albano da Procida era capitano del popolo di Sesto. Di questi due personaggi oggi non si saprebbe nulla se essi non avessero deciso di far scolpire il loro nome sotto una strana composizione regionale di insegne militari associate a simboli di arti e commercio. Una serie di compassi, squadre, bilance, stadere, attrezzi per stendere le pelli, some per il trasporto, insieme a gambali, scudi militari, elmi, spade e lance, formano la decorazione a rilievo di questo portale. Lo stemma centrale, in uno scudo a testa di cavallo con fascia scaccata di tre, è sovrapposto ad una fettuccia i cui estremi formano due S contrapposte. Sul tutto un cappello vescovile con 5 fiocchi. Rimane, entrando nella corte interna, la gradonata che portava al piano nobile, probabilmente rifatta alla fine del 500, con tre testine di putti in stucco sul ballatoio. Sopravvive, inoltre, la grande cisterna con porta di accesso direttamente dal cortile. Appare evidente dalla conformazione complessiva del centro abitato che il Castello abbia rappresentato fin dall’alto medioevo il polo attorno al quale in varie fasi si é sviluppato il nucleo delle case. D’altra parte ne é conferma diretta la elevazione a capoluogo di contea intorno al X secolo, nel periodo di dominio longobardo nell’ambito del ducato di Benevento. In analogia con altri castelli il cui impianto può essere fatto risalire al X secolo (come quelli di Venafro e Cerro a Volturno), anche il castello di Sesto si caratterizza con un possente mastio quadrangolare in funzione di estrema difesa al limite di un recinto fortificato ad andamento trapezoidale sul quale si impianta un sistema un po’ più complesso nei tempi successivi. Per determinare la cronologia delle murature poche e di nessuna utilità sono le notizie sui signori che l’hanno posseduto; tuttavia é possibile ritenere, sulla base dell’analisi tipologica delle torri circolari della cinta urbana, che una trasformazione sostanziale, o perlomeno un adattamento dovette essere operato intorno ai secoli XIII e XIV. Da questo punto si sviluppa la linea muraria meridionale, sulla quale si apriva, come si apre tutt’ora, una porta esterna minore cui si perviene da valle attraverso un ripido sentiero extramurale che ancora porta un nome, via Borgoforte, che con molta evidenza deriva dalla funzione difensiva del sistema. Rimangono evidenti di queste torri soltanto tre sul lato meridionale e almeno quattro su quello nord-orientale, ma una più attenta analisi del tessuto urbano potrebbe rivelarne altre inglobate nelle case che si sono sovrapposte, inglobandola, alla originaria cinta muraria. Della prima , a pochissima distanza dal Castello, si riconosce solo l’impianto semicircolare in una casa (part. 244 del catasto) che le si é sovrapposta. Da questo punto si sviluppa la linea muraria meridionale, sulla quale si sovrappone la casa Manselli, fino a ricongiungersi con la seconda torre (part. 257), rimasta libera da sovrapposizioni anche se troncata nella parte alta. In questo tratto, proprio al disotto della casa Manselli, con molta probabilità si apriva, come si apre tutt’ora, una porta esterna minore cui si perviene da valle attraverso un ripido sentiero extramurale che ancora porta un nome, via Borgoforte, che con molta evidenza deriva dalla funzione difensiva del sistema. La terza torre, ugualmente molto rovinata, é tuttavia integra nella parte basamentale (part. 261). Una quarta torre dovrebbe essere inglobata nella casa allo spigolo del sistema (part.240 del catasto) a formare la cerniera nel punto di variazione sostanziale della cinta muraria per allinearsi in qualche modo (seguendo comunque il suggerimento naturale della conformazione rocciosa su cui si impianta) con la torre successiva che, completamente deturpata, come quelle successive, é inglobata nella casa riportata in catasto nella part. 196. La sesta (part. 193 del catasto) costituisce l’inizio del lungo tratto pressoché rettilineo (stravolto da una serie impressionante di superfetazioni di squallore impressionante) su cui resistono gli impianti della settima (part. 185 del catasto) e dell’ottava torre di casa Forte (part. 177 del catasto). All’interno di questo ampio cerchio di mura munite di torri circolari é possibile con una certa approssimazione riconoscere un nucleo più interno e più antico che occupa, assumendo una forma castrense sostanzialmente quadrangolare, la piattaforma apicale il cui punto più alto é difeso dalla grande torre quadrata del castello. L’edificio è dotato di torri, di un fossato per la difesa esterna e di un ponte levatoio. Si sviluppa su tre livelli con un’ampia corte interna. Elementi dell’età longobarda sono le torri angolari quadrate e sobrie ed il fossato colmato. Con i lavori di restauro del piano terra, l’ampia corte è stata sgombrata da alcuni edifici costruiti al suo interno, per essere utilizzata come teatro all’aperto. Quest’ultimo comprende anche i locali posti nell’ala dell’edificio che si affaccia su Largo Montebello. Il primo piano è stato ristrutturato al fine di accogliere il Museo delle Arti e Tradizioni Popolari del Comune di Sesto Campano, mentre il secondo piano è stato destinato ad ospitare tre “raccolte museali”: archeologica, storica e scientifica. Ecco un video di Sesto Campano (di La bella Italia) dove si può vedere, ripreso dall'alto, anche il Castello: https://www.youtube.com/watch?v=VZLPSEi_Z4Q

Fonti: testo di Franco Valente su https://www.francovalente.it/2007/10/09/sesto-campano-2/, https://www.spinola.it/repertori/castello-spinola-di-sesto-campano-isernia/, https://www.mondimedievali.net/Castelli/Molise/isernia/provincia000.htm#sestocamp, https://it.wikipedia.org/wiki/Sesto_Campano#Castello_Spinola

Foto: la prima è di Augusto Giammatteo su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/731/view, la seconda è presa da https://www.turismoinmolise.com/sesto-campano/

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