martedì 21 maggio 2024

Il castello di martedì 21 maggio


CARTOSIO (AL) - Torre

Nel 1052 l’imperatore Enrico III insignì la chiesa di Acqui della giurisdizione di un vasto territorio comprendente Melazzo, Cartosio, Bistagno, Terzo, Cassine e Castelnuovo Bormida. Dagli archivi storici sappiamo che Cartosio rimase di proprietà della chiesa acquese fino al XIV secolo; una data storica è l'anno 1382 quando Amedeo VI di Savoia investì Antonio Asinari ed i suoi figli di numerosi feudi tra i quali quello di Cartosio con annessi castelli, ville e relative pertinenze territoriali. Gli Asinari, una delle famiglie nobili più antiche di Asti, erano ricchi banchieri e commercianti e con l’acquisizione del feudo di Cartosio riuscirono ad acquisire forti guadagni sia attraverso il pagamento dei dazi doganali sia per la posizione strategica tra la riviera ligure e la pianura padana (attraverso la valle dell’Erro). L’antica Cartosio era circondata da mura difensive ed aveva la "forma di un triangolo circondato da muraglie, ruderi di muraglie e fortificazioni" come scrive lo storico Roffredo. Il paese era suddiviso in due parti, quella abitativa e quella comunale comprendente il castello, varie torri e la zona amministrativa. Il castello del quale non si hanno documentazioni per stabilirne l’origine, delimitava il borgo; se ne parla per la prima volta in occasione dell'investitura degli Asinari (1382), famiglia alla quale si deve la sua ricostruzione nel XVII secolo. Nel Novecento gli ultimi ruderi sono stati distrutti, oggi rimane soltanto la torre, baluardo strategico di avvistamento: eretta tra il XII ed il XIII secolo da costruttori anonimi, ma probabilmente provenienti da Casale Monferrato. E' stata realizzata con arenaria locale in conci squadrati. È alta 22,4 metri e ha una pianta rettangolare che si restringe fino all'inizio della verticale posta a 4,3 metri dal suolo: i lati alla base misurano 10,0 e 8,2 metri e si accorciano a 9,6 e 7,8 metri. In origine la torre raggiungeva i 25 metri di altezza perché presentava un parapetto merlato, distrutto il 2 dicembre 1296 dalle milizie Astigiane. È costituita da 7 piani in un unico vano con 3 solai in legno (di facile asportazione in caso di attacco nemico) e con una volta a botte in pietra, posta a circa 11 metri di altezza. A circa 6 m di altezza era stato realizzato nel 1800 uno squarcio nel paramento murario dal quale si accedeva ad un altro locale con volte in pietra. Al piano sottostante questo locale è stato rinvenuto un altro vano, di dimensioni inferiori, adibito probabilmente a prigione, accessibile attualmente attraverso una botola. Al di sotto di tale ambiente era ubicata una enorme cisterna per la raccolta di acqua; il quarto piano era un magazzino per le scorte alimentari, il quinto era destinato a cucina e mensa ed il sesto era il dormitorio della guarnigione caratterizzato da un camino e da un lavabo in pietra con tanto di scarico nello spessore murario collegato con l’esterno. I piani non erano collegati tramite una scala girante attorno al muro, ma con botole quadrilatere poste agli angoli nord-ovest e sud-est. All’ultimo piano sono venuti alla luce dei fori dove con tutta probabilità era posizionata la trave che sorreggeva la carrucola per prendere l’acqua del pozzo. Una peculiarità di questa torre consisteva nel fatto che alla porta d’accesso, ubicata a circa 11 m di altezza (chiamata “pustella”), si accedeva tramite ponte levatoio (che cadeva su un muro battiponte) dal castello limitrofo e a questo si accedeva da un altro ponte levatoio che cadeva sempre sullo stesso muro battiponte. ra Intorno agli anni Novanta la torre è stata oggetto di un primo intervento di restauro a cui ha fatto seguito un secondo intervento che ha beneficiato dei fondi del Gal Borba programmazione 2007/2013. In occasione di questo secondo intervento è stato reso accessibile il terrazzo sommitale che è stato anche pavimentato con pietra di langa ed in generale è stata migliorata l'accessibilità interna della struttura per agevolarne la salita (indicazioni estrapolate dalle linee guida del Gal Borba nella sezione "Cesimento documentario", scheda Comune di Cartosio). La torre di Cartosio fa parte di un circuito di torri d’avvistamento del basso alessandrino che partendo da Merana attaversava il colle di Cadibona e giungeva a Spigno: era in comunicazione con le torri di Vengore, Denice, Castelletto d’Erro, Cavatore, Terzo, Visone, fino ad arrivare al castello di Acqui Terme. Posta sulla piazza, doveva essere il corpo di difesa estremo in caso di guerre ed assedi. L’attuale ingresso alla torre, ancora oggi sito sul lato che fronteggiava l’antico castello, è raggiungibile con una scala a chiocciola esterna. La torre di Cartosio è visitabile fino alla terrazza posta sulla sua sommità. Negli anni venti erano ancora visibili i ruderi di un castello feudale collocabile tra il XIII e il XIV secolo, costruito a sua volta su ruderi preesistenti che non sono databili. Oggi al suo posto sorgono due abitazioni private. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=ixAbyg7O9HY (video di La Cascata dei Sapori), https://www.youtube.com/watch?v=s0gd_z7CMUw (video di Settimanale L'Ancora)

Fonti: https://www.unionemontanasuoldaleramo.it/ubicazione/la-torre-di-cartosio/, https://it.wikipedia.org/wiki/Cartosio, https://www.restauroeconservazione.info/6006-2/, testo di Luigi Moro su https://www.comune.cartosio.al.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/torre-medioevale-2124-1-f65aa7cea3e79ce1aed0a5d28ac04902

Foto: la prima è di Adrian Michael su https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Torre_Cartosio.jpg, la seconda è presa da https://www.unionemontanasuoldaleramo.it/ubicazione/la-torre-di-cartosio/

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