venerdì 24 gennaio 2020

Il castello di venerdì 24 gennaio



CETARA (SA) – Torre Vicereale

Ultimo possedimento e confine dell'antico Ducato e diocesi amalfitana della banda orientale della costiera, fu roccaforte dei Saraceni nell'842 e nell'879 al tempo dell'assedio di Salerno. Cetara è sempre stata un paese di pescatori, ed infatti il suo nome deriva da Cetaria. o tonnara o da "cetari", venditori di pesci grossi, i tonni appunto. Fin dal 1030 Cetara fu debitrice al vescovo di Amalfi, dal quale dipendeva, dello "ius piscariae," la decima della pesca. Nel 1120 il borgo passò sotto la dominazione politica di Amalfi e fu poi soggetta, con i normanni, all'abbazia benedettina di S. Maria di Erchie ed infine passò alle dipendenze dell'abbazia di Cava. L'abbazia aveva collegamenti marittimi con i monasteri benedettini e traffici di pellegrini e merci in Africa. Pietro Pappacarbone, terzo abate di Cava e nipote di S. Alferio, fondatore della badia cavense, ebbe in donazione da Ruggero il porto di Vietri nel 1086 da Guglielmo quelli di Fonti nel 1117 e di Cetara nel 1120. Più tardi, nel 1124, I'abate Simeone comprò il porto detto del Traverso presso Punta Licosa per 15 soldi di tari salernitani, e il cenobio acquistò altri cinque porti o cale sulle spiagge cilentane i porti davano un reddito di diritti marittimi al monastero, in virtù della tassa di ancoraggio, che era variabile a seconda dell'appartenenza della nave a gaetani, sorrentini, calabresi e siciliani, oppure genovesi, pisani o romani. Nel 1534 i turchi, forti di 22 galee e capeggiati dal tremendo rinnegato Sinan pascià, fecero schiava gran parte della popolazione "menò seco 300 abitanti in ischiavitù e tutti coloro che si mostrarono renitenti all'imbarco furono senza pietà sgozzati per mano di quei barbari", mentre gran parte dei superstiti trovò scampo a Napoli. Ed è appunto per difendersi da simili attacchi che venne costruita la Torre vicereale. Edificato in età angioina (XIV secolo) con funzioni di avvistamento e di prima difesa, nel corso dei secoli il bastione è stato più volte rimaneggiato: alla struttura originaria, di forma cilindrica, fu aggiunta la sopraelevazione a doppia altezza in epoca aragonese ed altri due piani a fine '800. Dopo lo sbarco dei Turchi nel 1534, l'edificio divenne parte di un sistema di fortificazioni articolato in circa 400 torri che copriva buona parte delle coste dell'Italia meridionale. Queste torri, al momento dell'avvistamento di imbarcazioni nemiche, si trasmettevano segnali, con il fuoco di notte e con il fumo di giorno, per avvertire la popolazione dell'imminente pericolo, e si preparavano a difendere la costa. La torre, infatti, era dotata di tre cannoni di bronzo e di tre "petrieri" (piccole catapulte) in grado di mirare verso il basso. Dopo l'acquisto a fine '800 da parte di privati, la torre è diventata di proprietà comunale negli anni '90 ed in seguito restaurata. Nel 2011 è stata riaperta al pubblico ed attualmente ospita un Museo Civico con le mostre permanenti dell'artista cetarese Manfredi Nicoletti e di numerosi pittori della costiera, i cosiddetti "costaioli", nonchè il "Museo vivo" di un altro grande artista cetarese, Ugo Marano, allestimento che concepì negli anni '70 e che ha potuto riproporre nella torre di Cetara poco prima della sua scomparsa. Attualmente la struttura, costituita dal complesso della originaria torre angioina e della successiva torre vicereale con i rifacimenti ottocenteschi, si articola su sei livelli. La parte basamentale ha all’interno un unico vano di forma ellittica. Sono presenti tre finestre strombate, disposte ad intervalli regolari, forse aperte in epoca successiva. Questo vano si collega alla torre vicereale attraverso un corridoio servito da una rampa di sei gradini da cui si accede in un ambiente di forma rettangolare che costituisce il livello più basso. Tale locale è collegato al vano sovrastante attraverso una botola provvista di scala di legno. Il locale posto al secondo livello si presenta ancora nelle vesti originarie, anche se manomesso nelle aperture e nelle scale. Esso a sud si apre sul terrazzo di copertura della torre angioina; ad ovest su un balcone che lo collega al corpo staccato della torre con ponte levatoio; a nord, sulla parte cieca di roccia vi è una scala di accesso ai piani superiori. Il terzo livello si presenta molto più articolato con ambienti vari e numerosi; una parte di recente costruzione è posta a livello della statale. L’accesso alla strada è garantito da una grande apertura chiusa da un portone. Il quarto livello è attualmente servito da una scala, con l’accesso anche dall’esterno mediante un portoncino di legno; esso è suddiviso secondo gli schemi e gli aspetti di una civile abitazione. Il quinto livello presenta anch’esso la classica tipologia di un’unità abitativa, di dimensioni sensibilmente più modeste, mentre il sesto ed ultimo livello, si presenta, come sempre come ambienti destinati a civile abitazione, ma copre solo il 40% della superficie complessiva ed è costituito da due vani a nord-est con copertura piana e da altri accessori coperti a tetto. Su tutto il 60% residuo è stata realizzata un’ampia terrazza. Nel 2002 sono iniziati i lavori di restauro e consolidamento e finalmente dal marzo del 2011, la torre è tornata ad essere il faro e il cuore pulsante della comunità locale. Altri link: https://www.youtube.com/watch?v=BClJkdtbJzo (video di AlfioFly Vicinanza), https://www.youtube.com/watch?v=DgE251kDgrU (video di Torre di Cetara)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Cetara, https://www.cetaraturistica.it/da-visitare/monumenti/torre-vicereale, https://www.torredicetara.it/torrecetara.html

Foto: la prima è di Giuseppe Liguori su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/63271/view, la seconda è presa da https://club4business.it/cetara-costiera-amalfitana/

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