mercoledì 22 giugno 2022

Il castello di mercoledì 22 giugno

                                      


                                       

ISOLA CAPO RIZZUTO (KR) - Fortezza aragonese in frazione Le Castella

Il nome "Castella" è latino, la designazione al plurale con l'aggiunta dell'articolo "Le" non è ancora ben chiara, potrebbe essere dovuta ad una credenza/leggenda secondo cui nel luogo vi fossero costruite molte fortificazioni o abitazioni edificati su di un arcipelago scomparso e sulla terraferma, idea che può avere delle basi fondate dato che in alcune secche al largo del mare, vi sono evidenti resti sottomarini di fabbricati antichi come ruderi di insediamenti; oppure altra ipotesi può essere una designazione a livello generale del territorio circostante l'abitato; c'è da intendere che comunque Le Castella non è il nome della fortificazione protesa su un piccolo promontorio ma il toponimo del territorio circostante. Il nome odierno "Le Castella" si può cominciare a stabilire con certezza dal medioevo, ed è stato preceduto da molti altri nel corso dei secoli. La documentazione medievale superstite, evidenzia l’esistenza di “Castella” o “Castellum ad Mare”, nell’ambito del “Iustitiariatus Vallis Gratis et Terre Iordane”. La sua favorevole posizione marittima s’evidenzia già alla metà del secolo XII, quando il geografo musulmano Edrisi rileva l’esistenza di “… qaśtâl (Le Castella), città [pur] piccola, …”, segnalandone la distanza da Crotone: “Da Le Castella a quṭrûni (Cotrone), navigando a golfo lanciato, tredici miglia e diciotto costeggiando”. Nel 1219 compare come testimone in un trasferimento di proprietà scritto in lingua greca, Mansus de Castro Maris. Del dicembre 1225 è invece un documento di Federico II, nel quale vengono confermati nove privilegi di libero pascolo al monastero di Corazzo, nei tenimenti di Campolongo e dei Castelli a Mare. Alla fine del Duecento “Castelle” è riportata nella c.d. “Carta Pisana” mentre, nel portolano noto come “Compasso de navegare”, la cui compilazione risale al gennaio 1296 (codice Hamilton 396), sono riportate le distanze che la separavano da Squillace e dal capo delle Colonne: “Del golfo de Squillaci al capo de Castelle lx mil(lara) p(er) greco ver lo levante. Del capo de Castelle al capo de le Colomne x mil(lara) entre greco e tramo(n)tana.”. Agli inizi del Trecento, “castele” compare nell’Atlante Luxoro, conservato presso la Biblioteca Civica Berio di Genova, e nella Carta maghrebina della Biblioteca Ambrosiana (“castelle”), continuando ad essere segnalata con lo stesso toponimo durante tutto il corso del secolo, nella carta di Angelino Dulcert (1339), nell’Atlante di Abraham e Jehuda Cresques (1375), nella carta di Guillelmus Soleri (1380) ed in altre. Lo stesso toponimo “castelle” o “castele”, assieme gli analoghi “castel”, “casteli” e “castela”, si rileva durante tutto il Quattrocento ed il Cinquecento, come ci mostrano le numerose carte nautiche prodotte nel corso di questi due secoli, che si conservano presso la Bibliothèque Nationale de France e alla Biblioteca Marciana di Venezia. Dal XV secolo fino ai giorni nostri non ha avuto una nomenclatura stabile, prima di arrivare all'attuale nome, i cartografi la designarono in vari modi come: Castellammare, Castelli a Mare, Castello a Mare; Torre di Annibale, Capo di Annibale; Li Castelli, Le Castelle, Capo delle Castella. Nei secoli IX – XI Castella fu occupata dagli Arabi che avevano creato un emirato nella vicina Squillace ed avevano quindi tutto l’interesse di controllare l’intero golfo. Cessata in parte la minaccia araba, Castella divenne pian piano un popoloso borgo sul quale vennero erette anche due chiese: quella di Santa Maria e l'altra di San Nicola dipendenti dall’Abbazia di Sant'Angelo de Frigillo in Mesoraca fino alla soppressione della suddetta abbazia avvenuta nel 1652, e successivamente accorpata a Santa Maria della Matina in San Marco. Si ha notizia poi che intorno al 1251 a Castella erano presenti pubblici ufficiali quali giudici e notai, segno evidente questo di un’attiva vita commerciale e sociale; Ebbe anche una propria universitates con stemma annesso. Nel XIV sec. fino al XVI sec. seguì le vicende storiche del regno di Napoli, in alcuni momenti Le Castella fece parte attiva nell'esito dei governi come nell'evento conosciuto come battaglia di Le Castella, fu una serie di battaglie decisive all'interno dei vespri siciliani. Conosciuta come Castellorum maris, nel dicembre 1444 la fortezza, a quel tempo proprietà del marchese Antonio Centelles fu cinta d'assedio e conquistata dall'esercito di Alfonso V d'Aragona. Nove anni più tardi, il re nominò il suo fidato falconiere Maso Barrese castellano della fortezza, nel mentre divenuta proprietà demaniale e a quel tempo collegata alla terraferma mediante una strada alta e larga. Nello stesso periodo, a destra dell'ingresso si apriva un ampio piazzale, mentre sul lato opposto si trovavano una serie di piccole stanze a volta e una chiesa. Il 24 giugno 1462 il re accolse una richiesta di perdono da parte di Centelles, al quale il castello fu nuovamente affidato assieme al marchesato di Crotone. Con la definitiva cattura del marchese all'inizio del 1466, il castello tornò di nuovo direttamente nelle mani del re. Nel mese di ottobre del 1486 il castello fu affidato dal principe di Taranto a Francesco De Miro, che si occupò del castello assieme ad undici collaboratori. Fu durante il periodo aragonese che la fortezza prese le forme architettoniche odierne. Nello stesso periodo, un poeta e militare castellese di nome Coletta De Castelli allietava con le sue poesie la corte dei regnanti aragonesi. Importanti lavori di ristrutturazione, iniziati da Alfonso II di Napoli, si conclusero nel 1487. Durante l'aprile 1491, l'università di Le Castella fece richiesta al re di poter utilizzare i proventi dall'esenzione del pagamento di un carlino a fuoco per le fabbriche del regno per ristrutturare le mura cittadine, danneggiate dalle mareggiate. Nell'ottobre 1496 il castello fu venduto da Federico I di Napoli ad Andrea Carafa. Dal XVI sec. fino al XVIII sec. il paese e la sua fortezza diventarono scenari delle incursioni ottomane, fu l'inizio dell'improvvisa decadenza del borgo, che durò per molti secoli, fino al XX secolo. Gli ottomani misero a ferro e fuoco l'intero borgo, uccidendo e rapendo molti abitanti. Nel 1536 il celebre corsaro barbaresco Khayr al-Din Barbarossa vi rapì Giovanni Dionigi Galeni, divenuto famoso come ammiraglio e corsaro con il nome di Uluç Ali Paşa. Dal XVII sec. fino agli inizi del XX sec. il paese di Le Castella fu semiabbandonato, scarsamente abitato, le continue incursioni ottomane e piratesche resero pericoloso vivere nel luogo. Nel 1644 l'abitato di Le Castella fu abbandonato per ordine della corte regia e ci furono anche proposte per abbattere la fortezza sul mare per evitare che diventasse un covo ottomano. L'insediamento odierno è di costituzione moderna, a partire dalla seconda metà del XVII, da quando cominciò lentamente a ripopolarsi in seguito agli abbandoni che avvennero dalla seconda metà del XVI sec. fino alla prima metà del XVII. Tra il XVI e il XVII, la fortezza fece da ricovero per gli abitanti della zona, in mancanza di altre difese da eventuali altre invasioni ottomani, piratesche o di altra derivazione, formando così un piccolo borgo fortificato all'interno dell'isoletta. È noto il resoconto del tour condotto dall'abate Saint-Non, in cui constatò lo stato di abbandono della fortezza, ridotta a rudere e le condizioni umili degli abitanti del borgo. Nel 1799 fu luogo di scontro tra francesi e borbonici e punto di approdo delle truppe provenienti dalla Sicilia. Da quel momento il borgo, prima comune feudale, successivamente aggregato a Crotone e poi divenuto frazione di Isola Capo Rizzuto nel primo decennio del XIX sec., seguì le vicende amministrative e politiche prima del risorto Regno di Napoli, poi dello Stato italiano. Verso gli anni '50 del XX sec., dopo gli interventi dell'opera Sila, il centro urbano si espanse per tutta la punta di Le Castella. Negli anni '60 fu scelta come set cinematografico per "L'armata Brancaleone" e "Il Vangelo secondo Matteo". Nel 1991 venne istituita l'area marina protetta di Capo Rizzuto e Le Castella entrò nel sul comprensorio. Nel 1999 ospitò tutte le puntate della 30ª e ultima edizione di "Giochi senza frontiere". Nel XXI secolo ha sviluppato la sua vocazione turistica ed è diventata nota in provincia e anche in regione. Chiamata colloquialmente castello, ma con denotazione diversa da quella che si ha in italiano, cioè di luogo di residenza della nobiltà che può anche essere fortificato, ma in dialetto non c'è una differenza tra castello e roccaforte, la fortezza ha un'accezione molto più vicina a quella della lingua latina cioè di luogo fortificato. Una mareggiata negli anni 70 del XX secolo ha scoperto sotto le fondazioni del castello sul retro lato est un grande muro della lunghezza di circa 40 m la cui tecnica di costruzione, con blocchi di calcare e piccoli riquadri in pietra disposti a scacchiera, ricorda molto da vicino quella utilizzata in un muro ellenistico di Velia: la sua datazione oscilla tra la seconda metà del IV e gli inizi del III a.C. Ciò fa pensare ad un antico muro frangiflutti oppure a quel che resta di una phrourion crotoniate, cioè un avamposto militare e scalo naturale per le imbarcazioni. L'edificio siccome non ospitò la nobiltà della zona non può essere considerato come castello ma bensì più come una fortezza o roccaforte, oltre alla cinta muraria con il mastio e i vari scompartimenti militari, vi erano edifici civili e religiosi, perché all'interno vi era anche la presenza di un borgo che non ospitava esclusivamente guarnigioni, ma anche chi abitava nella zona, si registra che almeno dalla seconda metà del XVII sec. fino agli inizi del XVIII sec. il borgo era all'interno della cinta muraria della fortificazione ed il promontorio era più per scopi agricoli-pastorali. La fortezza ebbe varie modifiche architettoniche nel corso dei secoli, a seconda dei governanti e delle esigenze difensive, molte parti dell'intero corpo sono state costruite in epoche diverse. Nel 2015, grazie ad una delibera, ha aperto le porte ai matrimoni civili. Oggi é un polo museale gestito dalla Direzione Regionale Musei del MIC. L'ingresso alla Fortezza avveniva tramite l'attraversamento di un ponte levatoio. In alto, sopra il varco, son presenti due feritoie dalle quali due grosse corde o catene servivano per alzare o abbassare una struttura lignea. Sotto il ponte levatoio, una cisterna per la raccolta dell'acqua piovana che ne dà riscontro, la piccola rientranza sul lato destro lungo il muro: qui un sistema di tubazione in terracotta, raccoglieva l'acqua piovana dal terrazzo e la canalizzava nella cisterna sottostante. L'ingresso principale alla Fortezza, sintetizza la caratteristica dell'architettura militare aragonese, riscontrabile in molte strutture storiche del sud Italia e del territorio spagnolo. I bastioni quadrangolari, con mura possenti che scendono in maniera irregolare per tenere a distanza il nemico e scoraggiare l'assalto; i bilobati, merlature a due o tre gobbe che incoronano le mura, il parapalla, cordolo posto a metà muro; e le finestre dette a "bocca di lupo" (lato sinistro perfetto esempio). La torre cilindrica presenta il suo impianto originale probabilmente risalente all'epoca Angioina (intorno al XIII sec.). Il dongione è diviso in tre piani, collegati da una scala a chiocciola interamente ricavata nella grossa parete perimetrale. Alla base della torre, una cavità era destinata alla raccolta e alla conservazione delle acque piovane. Nel Bastione Ovest son presenti i resti della pavimentazione originale della fortezza. La Cappella, risalente al XVI secolo d.c., è caratterizzata da una copertura a "volta a botte" ove è presente l'unico affresco di tutta la struttura, che rappresenta una figura maschile racchiusa in una cornice dipinta di rosso: un individuo con barba e capelli bianchi, uno scudo sul braccio sinistro e il braccio destro rivolto al cielo con le dita a "V2", poste a simboleggiare vittoria o pace. Accanto al castello vi è il Borgo Antico, un piccolo agglomerato urbano composto da piccole botteghe e mercati dove la popolazione si riuniva per lo scambio delle merci. Costruita all'ingresso del borgo nel XVI secolo d.c., la chiesetta, rivestita da materiale litico parzialmente visibile, si presenta a pianta rettangolare ad un'unica navata che culmina in corrispondenza dell'altare in pietra incoronato dall'abside tondo. Una recente campagna di scavi, ha portato alla luce quello che il crollo della struttura originaria ci ha lasciato: una tomba bisoma (doppia), fatta di pietra cruda (ciottoli e terra cotta come legante), una tomba singola, che invece presenta una nuova struttura più compatta, e un ossario posto dietro l'abside. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=nVsuGhGqPMc (video di 3L Studio), https://www.youtube.com/watch?v=o6GfmzuBHyg (video di amazing kalabria), https://www.youtube.com/watch?v=8Vw2hWyqh1I (video di Antonio Lobello), https://www.youtube.com/watch?v=saI4Fkgqydw (video di Carmelo Marino), http://www.italiavirtualtour.it/dettaglio_member.php?id=95808 (visita virtuale),https://www.mondimedievali.net/Castelli/Calabria/crotone/le_castella.htm, http://www.archiviostoricocrotone.it/urbanistica-e-societa/il-castello-e-labitato-di-le-castella-dagli-aragonesi-ai-borboni/

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Le_Castella_(Isola_di_Capo_Rizzuto), https://www.prolocolecastella.it/index.php?id=18

Foto: la prima è presa da https://www.calabriatrip.com/le-castella/, la seconda è una cartolina della mia collezione. Infine, la terza è di MrPepanos su https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Le_Castella_-_panoramio.jpg

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