giovedì 12 ottobre 2023

Il castello di giovedì 12 ottobre



BELGIOIOSO (PV) - Castello

Fu probabilmente fondato da Galeazzo II nella seconda metà del secolo XIV in un’estesa proprietà dei Visconti nel territorio ove in seguito sorse il paese di Belgioioso. Il nome “Zoioso” fu forse attribuito al castello per l’amenità del luogo e per la felicità che un tempo doveva recare il soggiorno in quella terra. Il duca Gian Galeazzo II vi soggiornò ripetutamente; tanto cara gli era la dimora a Belgioioso che, con una sua lettera del 22 dicembre 1393, proibì la caccia ai cervi e a qualsiasi altra selvaggina fino a Bereguardo-Vigevano e Abbiategrasso. Inoltre questo provvedimento è citato anche nel famoso testamento del 1397 in cui il Duca ordina che per rimedio e suffragio dell’anima sua si edifichi un monastero, casa e chiesa certosina, sul territorio pavese “in loco turris de Mangano”. Il duca però escludeva dalle donazioni ai certosini il grandissimo parco presso il Castello di Pavia e le possessioni di Bereguardo e Belgioioso. Non si sa quale fosse esattamente l’ampiezza del castello in quel momento. Si dice che il maniero fosse stato distrutto nel 1412 e poi ricostruito in seguito all’uccisione del duca Gian Maria Visconti, figlio di Gian Galeazzo e di Caterina Barnabò, ma questa notizia non trova conferma in documenti. Il successore Filippo Maria non amava soggiornare a Belgioioso come i suoi predecessori a causa dei frequenti straripamenti del Po, del suolo arido e delle scarse rendite. Per questi motivi lo cedette come feudo nel 1412 a Manfredo Beccaria (I infeudazione), ma tale casato si ribellò ed i beni furono confiscati ed affidati ad altri Visconti. Nel 1431 Filippo Maria, poco soddisfatto dell’andamento delle cose, concedeva il “castrum” ad Alberico da Barbiano (II infeudazione). Più tardi al nome di quel casato fu aggiunto il predicato di Belgioioso, allora sede di un Vicariato di notevole ampiezza che comprendeva le Pievi di Vaccarizza, Ospitaletto, Genzone, Pissarello, Spessa, Filigaria, Montesano, Torre de’ Negri, Gerenzago e San Zenone. Una conferma di questa investitura si ebbe da parte di Francesco Sforza. L’antichissimo ceppo dei conti di Cunio e di Barbiano, (ricordati da Dante nel c. XIV del Purgatorio) era noto e potente in Romagna fin dal sec. XI, ove possedette con titolo comitale i feudi imperiali di Cunio (1241), Barbiano, Lugo, Zagonara, Bagnacallo, Fusignano, Donigallia. Fra i vari conti di Barbiano il più celebre è certamente Alberico il Grande. Ricco, potente, signore di vasti feudi, d’animo battagliero, ardente, ambizioso, costituì una compagnia di ventura di 200 lance, partecipò, fra le altre imprese, all’assedio e distruzione di Cesena (sembra però che egli deplorasse questa guerra fratricida), in seguito passò in Lombardia ai servizi dei Visconti. Frattanto la compagnia si era accresciuta, ed era stata battezzata "Compagnia di S. Giorgio"; la costituivano 800 lance scelte. Nessuno straniero però ne faceva parte, poiché Alberico, condottiero di larghe vedute, esperto nell’arte militare, e che assai bene conosceva l’animo dei mercenari, non volle mai accettare che italiani a militare sotto le sue insegne. È noto anzi che il motto dei Belgioioso: “Italia ab esteris liberata” risale, come vedremo, alla sua fama di ricostruttore della Milizia italiana, in tempi in cui i Malatesta, i Farnese, gli Ubaldini, Luchino Dal Verme ed altri signori italiani avevano formato compagnie di ventura, accogliendovi sciaguratamente anche la parte peggiore delle lance inglesi e delle barbute germaniche. Nel Seicento la nobiltà, soggetta al dominio spagnolo, si dedica ad una vita di lusso, mollezze, violenze… Anche i duchi di Belgioioso non furono esenti dal triste andazzo dei tempi. La terribile peste del 1630 non risparmiò il territorio e la sua gente che visse inenarrabili sofferenze a causa del flagello devastatore e delle malversazioni di soldataglie prepotenti. Nel Settecento il castello risorse a vita festosa e brillante per opera di un altro principe, Alberico. Il Vidari, ricorda le superbe feste date in onore dell’Infante di Spagna nel 1783 e in onore di Eugenio Beauharnais, quando venne in Italia come Viceré. Sempre in questo secolo il castello fu ampliato e ricostruito. Don Antonio Barbiano fece costruire la bellissima cancellata ed abbellì quasi tutto il palazzo rinnovando i vasti giardini e le serre.Nel 1769 fu nominato Principe del Sacro Romano Impero e di Belgioioso, titolo trasmissibile ai maschi primogeniti con vari privilegi, fra cui quello di battere la cosiddetta “moneta di ostentazione” con la sua effigie. Il figlio Alberico XII fu uomo di talento, amante dell’arte. Fu generoso, ospitale, tra le sue amicizie si annoverano il Parini ed il Foscolo ospiti al Castello. Intraprese opere di bonifica, istituì scuole per i bambini dei coloni e si adoperò per migliorare la vita della popolazione. Fu devoto alla Corte senza esserne schiavo, deplorò che il Governo di Vienna non attribuisse incarichi di governo agli Italiani. Partecipò alla Guerra dei sette anni, dimorò alla corte francese. Fu avverso alla Rivoluzione francese ed al nuovo regime, trascorse gli ultimi anni della sua vita in solitudine. Dovette subire l’onta della distruzione dei suoi stemmi ed armi nobiliari per ordine del Governo Francese. Durante questo suo volontario esilio ebbe come ospiti il Parini ed il Foscolo e sotto gli occhi di quest’ultimo si spense il 17 agosto 1813. Al figlio primogenito toccarono il titolo di principe ed il castello di San Colombano; al ramo cadetto i possedimenti di Belgioioso ed il titolo di conte. Da splendida residenza di campagna del Principe di Belgioioso, a luogo d’incontro di scrittori, filosofi, musicisti e artisti, sede di esposizioni che fanno tendenza e raccontano la storia del costume del nostro paese. Il castello di Belgioioso è oggi un prezioso monumento di grande valore storico- artistico, da tramandare alle generazioni future, ma anche un efficace motore per lo sviluppo socio-economico e culturale del territorio. Grazie all’Ente Fiera dei Castelli di Belgioioso e Sartirana, che da anni ne ha fatto la sede di importanti manifestazioni culturali, mostre e fiere di livello nazionale. L’editoria, l’ambiente, l’antiquariato e l’abbigliamento d’epoca sono le vocazioni del castello di Belgioioso, che con un fitto calendario di appuntamenti ogni anno richiama almeno 600 aziende espositrici e oltre 80.000 persone. La trasformazione di una residenza aristocratica come il Castello di Belgioioso in un polo culturale, fruibile sia all’interno che all’esterno (gli splendidi giardini) a un vasto pubblico, è stato il primo obiettivo degli attuali proprietari del castello. E’ infatti un gruppo di privati che nel 1978 acquista ampia parte del castello e tutto il giardino neoclassico. L’edificio era decisamente trascurato, disabitato, chiuso, inaccessibile e aveva perso ogni caratteristica abitativa. Le prime risorse si concentrarono sul recupero delle aree che avrebbero permesso di valorizzare il monumento e di aprirlo al pubblico, riproponendo, in forme attuali e moderne, quei caratteri di benessere e di svago propri del luogo di feste concepito da Antonio I, Principe di Belgioioso, e dal figlio Alberico XII. Come molti altri castelli lombardi, anche quello di Belgioioso presenta un impianto quadrangolare, circondato da un largo fossato. Il complesso si articola su tre cortili interni, diversi (a causa delle ristrutturazioni e degli adeguamenti ai dettami stilistici che si sono susseguiti durante i secoli) per fisiognomia. Il fronte orientale, affacciato su piazza Vittorio Veneto, conserva l’alto prospetto originale trecentesco, impostato su un basamento a scarpa e completamente a mattoni a vista, provvisto di ponte levatoio e dotato di merlatura ghibellina (arricchita da una fascia decorativa a mattoni disposti a dentello), che si estende anche su buona parte della facciata del castello rivolta a nord. La facciata rivolta a ovest, aperta sul grande giardino all’italiana, fu invece rimodellata nella seconda metà del Settecento in stile neoclassico. Nella parte est del castello, che ha maggiormente mantenuto l’aspetto del fortilizio medievale, si conserva uno scalone in pietra risalente al XVIII secolo, mentre i restauri intrapresi dopo il 2008 hanno restituito una bifora trecentesca interamente dipinta con un motivo a losanghe bianche e azzurre e con lo stemma di Galeazzo II Visconti e tracce della medesima decorazione sono emerse anche in alcuni ambienti addossati alla facciata orientale del castello. Altre sale di quest’ala del castello sono invece decorate con telamoni e imprese araldiche dei Barbiano di Belgioioso risalenti alla fine del XVI secolo. Sempre nella parte orientale del castello, durante i restauri del 2014, sono stati identificati i resti di una torre a due piani, sempre risalente al XIV secolo, poi inglobata all’interno dell’edificio. L’ala ovest del castello, in stile neoclassico e dominata da un'ampia balconata, fu fatta ricostruire dal principe Antonio Barbiano di Belgioioso che ne affidò i lavori a Francesco Croce. In questo lato del castello si trovano gli ambienti nobili del maniero, collegati da un grande scalone in pietra, sulle pareti del quale sono appesi arazzi, bandiere e armi che riportano lo stemma dei principi. Al primo piano si trova anche il grande salone da ballo (che misura 13 x 13 metri), interamente affrescato secondo un programma decorativo ideato da Leopoldo Pollack, e la galleria degli antenati, arricchita da camini in marco bianco e da stucchi barocchetti realizzati tra il 1740 e il 1760 da Carlo Beretta nei quali sono raffigurati i busti di 19 membri della casata e le imprese da loro condotte descritte con iscrizioni in oro zecchino. A nord del castello si trovano le serre e le scuderie, la cui facciata riprende le forme di un tempio antico, realizzate su progetto di Leopoldo Pollack nel 1792. L’ala del castello si apre sul grande giardino all’italiana, fatto rimodellare negli stessi anni sempre dal principe Antonio, caratterizzato da sette filari di magnolie giganti, statue, piccoli obelischi in pietra e la fontana monumentale con Nettuno e Teti circondati da ninfe, opera settecentesca di Carlo Beretta. Il giardino termina a ovest con una grande cancellata, con sei alti pilastri sormontati da statue, ninfe, putti e vasi (tutti opera di Carlo Beretta), detta “teatro de’ rastelli”, progettata da Giovanni e Ruggeri e terminata da Francesco Croce nel 1737. Sulle facce dei pilastri principali della cancellata è ripetuta più volte la sigla del principe Antonio, sormontata dalla corona di principe. Altri link proposti per approfondimento: https://www.youtube.com/watch?v=xDSVsWCsI5A (video di Castello di Belgioioso), https://www.preboggion.it/CastelloIT_di_Belgioioso.htm, https://www.lombardiabeniculturali.it/architetture/schede/1A050-00123/, https://www.youtube.com/watch?v=MGvK0LM20ao (video di Milano Pavia on Demand), https://www.facebook.com/castellovisconteobelgioioso/videos/il-castello-di-belgioioso-la-storia/221279052487766/ (video)

Fonti: https://www.belgioioso.it/storia/, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Belgioioso, https://www.comune.belgioioso.pv.it/c018013/zf/index.php/servizi-aggiuntivi/index/index/idtesto/70

Foto: la prima è un fermo immagine del video di Milano Pavia in Demand di cui ho accennato prima, la seconda è di Fabio Romanoni su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Belgioioso#/media/File:Belgioioso5_castello.jpg

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