martedì 3 ottobre 2023

Il castello di martedì 3 ottobre



IVREA (TO) - Castello del Conte Verde

La costruzione iniziò nel 1358 per volere di Amedeo VI di Savoia, detto il Conte Verde con incarico affidato all'architetto Ambrogio Cognon e si concluse tra il 1393 e 1395 impegnando una grande quantità di manodopera: si ritiene che in certe giornate vi lavorassero più di mille persone (si consideri che a quei tempi Ivrea aveva circa 3500 abitanti) con maestranze qualificate provenienti da Vercelli, Milano e Ginevra. Con la scelta del sito Amedeo VI volle che il castello si ergesse a fianco delle sedi principali del potere politico e religioso medioevale: il Palazzo Vescovile ed il Comune (Palazzo della Credenza). Per far posto al nuovo edificio fu necessario abbattere diverse case e le mura della città verso nord. Cessate le tensioni belliche che ne avevano determinato la costruzione, nella seconda metà del XV secolo il castello funse soprattutto da raffinata dimora dei Savoia, assistendo allo sviluppo della cultura e delle arti che fu promosso in particolare dalla duchessa Jolanda di Valois, figlia di Carlo VII re di Francia e di Maria d'Angiò. Uno scritto del 1522 redatto in occasione della celebrazione di un battesimo, ci informa sugli arredi delle sale, gli addobbi, i balli e le feste che animavano la vita di corte. Conosciamo anche il nome di un pittore francese tardogotico, Nicolas Robert, che affrescò nel castello l'oratorio di Jolanda di Valois (a dispetto delle testimonianze scritte, delle sue opere non è rimasta traccia). Del gusto cortese di tale periodo rimane traccia in una elegante bifora ad archi trilobati sormontata da stemmi della casa Savoia che si apre in alto sulla parete sud. Tra il XVI e il XVII secolo, con l'infuriare nel territorio canavesano delle lotte tra francesi e spagnoli, il castello fu ristrutturato e riprese la sua funzione di presidio militare e anche di ricovero per i profughi. Nel 1676 un fulmine provocò l'esplosione del deposito di munizioni collocato nella torre di nord-ovest (la torre mastra), esplosione che provocò, assieme al crollo della torre, 51 morti e la distruzione (e/o danneggiamento) di 187 case edificate a ridosso del castello. La torre non venne ricostruita, ed oggi si presenta mozza, con una copertura conica in lastre di ardesia. Dal 1700 l'edificio venne adibito a carcere mantenendo poi tale funzione fino al 1970. In questo periodo intervennero significative ristrutturazioni legate ad esigenze carcerarie: così probabilmente la originaria struttura a tre piani fu modificata in quattro, ricavando un maggior numero di vani di minore altezza. Nel 1970 si chiuse il carcere ed il castello rimase inutilizzato e chiuso al pubblico per nove anni, poi si avviarono i primi restauri: furono demoliti i corpi di fabbrica che erano stati aggiunti nel cortile, revisionate tutte le coperture e restaurate le torri e i merli. Dal 1994 il castello eporediese, di proprietà dello Stato, è stato dato in concessione al Comune, che ha predisposto un percorso di visita al cortile e ad alcuni locali. Nel periodo successivo vennero realizzati alcuni restauri per salvaguardare la struttura e per eliminare i corpi di fabbrica che erano stati aggiunti nel cortile. Dal 1994 lo Stato ha dato il castello in concessione al Comune che lo ha aperto al pubblico in diverse occasioni. Situato in posizione strategica dalla quale è possibile dominare la strada che conduce in Valle d'Aosta, il castello, chiamato anche "dalle rosse torri", fu costruito soprattutto con funzione difensiva. Fu concepito come costruzione massiccia a pianta di trapezio rettangolo, con torri cilindriche che si innalzano direttamente dal terreno; i locali e le stanze del castello si sviluppano su tre maniche, alte verosimilmente tre piani, che si affacciano sul cortile interno. Il castello ha 2 porte di accesso, la porte carraia e la pusterna. Su di esse sono ancora visibili due fessure nelle quali scorrevano le catene e i bolzoni del ponte levatoio. Sulla facciata si possono notare le caditoie attraverso le quali venivano buttati sul nemico liquido bollente e pietre. I merli, mancanti su questa facciata ma visibili sulle altre, sono a forma di coda di rondine: sono cioè "merli ghibellini" attestanti la fedeltà all'imperatore (quelli a forma di rettangolo detti "merli guelfi" significano invece fedeltà al Papa). Le mura sono spesse 1,85 mt. e alte 18 mt. al cammino di ronda. Attraverso un secondo cancello, si entra nel grande cortile sul quale si affacciano le numerose finestre delle celle, protette da fitte inferriate. Da questo punto si possono osservare anche le torri: quella mozza, che è la torre mastra; le due torri con i merli a coda di rondine, detti anche bifidi o ghibellini e la torre senza la merlatura. Al centro del cortile vi sono una grande cisterna di sei metri di diametro ed un pozzo. La prima veniva utilizzata come ghiacciaia (diametro di 6 m. e profondità di 4m), il secondo (con diametro interno di mt. 1,20) per l'approvvigionamento idrico del castello. L'interno del castello, costituito quasi interamente da celle, è visitabile solo in parte al piano terreno, dove vi sono la cella della torre, a pianta circolare, che veniva usata come cella di rigore, e cinque celle che si affacciano su uno stretto corridoio, chiuse da doppie porte e con finestre protette da robuste inferriate. In una di queste celle è esposto un plastico che riproduce il castello in miniatura e permette di osservare alcuni particolari dell’edificio e anche di quelle parti alle quali non è possibile accedere. Da documenti del 1814 risultavano esservi nel castello 28 camere: 5 sono celle per 4 persone, ognuna con servizio. Le porte delle celle avevano soltanto uno spioncino per il controllo dei prigionieri ma non lo sportello passavivande perciò non c'era possibilità alcuna per i prigionieri di comunicare con l'esterno. L'ospitalità era molto austera: minestra, pane e acqua e per giaciglio la paglia. Tra il 1882 e il 1831 il Castello poteva ospitare un massimo di 150 detenuti. L'ospitalità era molto austera: minestra,pane e acqua e per giaciglio la paglia. Delle strutture originarie restano sulle facciate le finestre gotiche in pietra ed elementi decorativi che confermano l'utilizzo del castello come residenza signorile oltre che come fortezza. Alcune finestre presentano ai lati scudi con la croce Sabauda. Il castello era dotato di soffitti in legno a cassettoni. Travi di questi soffitti esistono tuttora nei solai e nella parte più danneggiata. Nel 1980, le Poste Italiane dedicarono al castello un francobollo da 700 lire, facente parte della raccolta nota come "Castelli d’Italia". Altri link proposti per approfondimento: https://castlesintheworld.wordpress.com/2013/04/15/castello-di-ivrea/, https://www.youtube.com/watch?v=IZL9e4UNT08&t=7s (video di Luigi Salzarulo), https://www.youtube.com/watch?v=Hu33XwEu85Q (video di ARCHITETTURA in PILLOLE), https://www.youtube.com/watch?v=H9qq_sF5Nfs (video di Andalas), https://www.youtube.com/watch?v=Sjlkhh8PXUU (video con drone di CAMERACARONFLY)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Ivrea, https://digilander.libero.it/MutenDb/castello/index.html, https://archeocarta.org/ivrea-to-castello/, http://www.pavonerisorse.it/castello_divrea.htm

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da https://www.avpivrea.it/la-nostra-storia/

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