TAGLIACOZZO (AQ) - Castello
Nel corso dell'XI secolo il territorio fu inglobato nella Contea dei Marsi, enucleata dal Ducato Longobardo di Spoleto e attribuita, nel 926, a Berardo il Francigeno, capostipite del casato Berardi. Nel 1074 sarebbe sorto, nel territorio in questione, un centro abitato che, avente base nel castello sul monte Civita, si estendeva verso il basso della montagna a valle. Nel 1173 il feudo passò ai De Pontibus, antica famiglia della zona. Nel 1268 (23 agosto) il territorio, e precisamente i Piani Palentini furono teatro della famosa Battaglia di Tagliacozzo tra Corradino di Svevia e Carlo I d'Angiò; essa segnò il destino del potere del Regno di Sicilia, a favore degli Angioini sugli Svevi, favorendo ancora per secoli il potere temporale del Papa. La battaglia fu vinta con uno stratagemma ideato da Alardo di Valéry, che sgominò le truppe avversarie, ormai sicure della vittoria e senza più difese, giungendo alle loro spalle di nascosto. Dante Alighieri ricorda tale battaglia nel XXVIII canto dell'Inferno. In tale occasione si consolidò il potere dei De Pontibus che appoggiarono Carlo D'Angiò. Questi, sotto la spinta papale, che temeva la forza antagonista di un impero centrale voluto dagli Svevi, lottava per l'affermazione degli stati nazionali. Con il matrimonio di una dei De Pontibus con Napoleone Orsini, il possesso del feudo passò alla famiglia Orsini, che lo mantenne fino alla metà del XV secolo. Si ricordano in particolare il governatorato di Rinaldo per il grande sviluppo territoriale impresso alla contea – divenuta tale nel 1250 circa e di Giacomo, il cardinale che ne concretizzò lo sviluppo economico. Quest'ultimo fu peraltro uno dei protagonisti, dopo lo scisma d'occidente, nelle contese per la limitazione del potere temporale del Papa. Nel 1409 il Papa Alessandro V, quale premio per l'appoggio ottenuto in una contesa territoriale, staccò la Contea di Tagliacozzo dal Regno di Napoli e lo aggregò allo Stato Pontificio, confermandone la titolarità a Giacomo Orsini. Intorno al 1410 gli Orsini ottennero di aprire in Tagliacozzo una zecca nella quale si batté il Bolognino. Sotto Don Ferrante, passato il feudo per pochi anni ai Colonna, nella zecca si batté il cavallo col simbolo della colonna sino a poco tempo fa attribuito a Brindisi. Agli Orsini di Roma – ramo che si estinse – subentrarono nel possesso della contea gli Orsini di Bracciano che, in particolare con Roberto Orsini, determinarono il massimo splendore di Tagliacozzo favorendo la costruzione di palazzi nobiliari e la realizzazione di molte opere d'arte. La famiglia Orsini, proprietaria di altri feudi e con un potere che andava dal Tirreno all'Adriatico, nel 1497 fu privata dal Papa del feudo – divenuto Ducato – di Tagliacozzo, assegnato invece alla famiglia Colonna, che anche in questo caso batté un cavallo col simbolo della colonna sino a poco tempo fa attribuito a Brindisi, tenendo poi il feudo fino al 1806, (il primo duca fu Odoardo; famosi furono poi Prospero e soprattutto Marcantonio, coinvolti pienamente nelle contese dell'epoca). Con tale nuovo dominio il centro del ducato si spostò gradualmente verso Avezzano, dove fu ampliato il castello costruito dagli Orsini. Iniziarono per la cittadina secoli oscuri che la resero poco inserita nell'evoluzione maturata nei restanti territori abruzzesi. A causa delle intolleranze patite nel regno di Napoli nel XVI secolo una nutrita comunità di ebrei scelse di vivere nel borgo vecchio, situato non distante dal confine con lo stato della Chiesa. Nel 1515 tuttavia la comunità subì l'esilio dall'intero regno e dovette abbandonare la cittadina. Dall'epoca della loro presenza in Marsica gli ebrei acquisirono il cognome "Tagliacozzo". Probabilmente il castello fu edificato già nell'XI secolo. La sua presenza era infatti indispensabile per proteggere il paese che si sviluppava proprio al di sotto delle pareti a strapiombo del monte Civita, un luogo che per la sua stessa posizione strategica non poteva essere lasciato incustodito. Tuttavia alcuni ruderi ancora visibili consentono di ipotizzare che sul posto sorgesse già una fortificazione (ocre) equa. Il nucleo è costituito da una costruzione quadrangolare orientata ad ovest, con torrioni angolari, mura a scarpa e corte interna scoperta. Ad essa si attaccava una costruzione più bassa che racchiudeva un grande spazio, una sorta di piazza d'armi, estesa fino al ciglio del burrone. Strutture murarie minori orientate a sud-est scendevano sulle balze rocciose verso la chiesa del Soccorso, per bloccare qualsiasi tentativo di penetrazione, mentre a nord-est iniziava il muro che scendeva a valle. Più volte rimaneggiato ed ampliato, il castello cadde in disuso con il progredire della tecnica militare, e alla fine del XVII secolo doveva essere già in rovina, come del resto il paese e la chiesa di S. Cecilia che erano sorti attorno ad esso. Il rimanente fu completamente inglobato nelle case e palazzi privati che sorsero lungo il suo perimetro, nel quale si aprono ancora le cinque porte: quella Romana di fronte alla chiesa del Soccorso; quella Valeria all'estremità opposta (che conserva ancora il nome dell'antica via romana); quella di S. Rocco (o Pulcina) a fianco del Palazzo Ducale e dalla quale partiva l'ampliamento realizzato alla fine del Trecento da Ladislao di Durazzo; la Porta da' Piedi, come dovrebbe chiamarsi correttamente, sia perché questa è la denominazione più antica, radicata nel dialetto stesso (Porta Pee) e quella che meglio esemplifica la sua collocazione nella parte bassa del paese, sia perché l'attuale denominazione di Porta dei Marsi fa riferimento a una tradizione culturale ed etnografica estranea al paese, in epoca proto-storica appartenente alla nazione equa; infine Porta Corazza, dalla parte del fiume Imele. Dal castello, guardando verso ovest, si vede benissimo l'altro castello di Tremonti, mentre verso nord-est si scorge quello di S. Donato: un efficace sistema di segnalazioni visive consentiva di trasmettere velocemente messaggi da una fortificazione all'altra lungo tutta la linea del confine tra Regno di Napoli e Stato della Chiesa. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=1UC1fTifbxA (video aereo di exploring with Mavic), https://www.youtube.com/watch?v=lNFN_zv5NZs (video di rilievoarcheologico)
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Tagliacozzo, http://www.tagliacozzoturismo.it/qr/17.php
Foto: la prima è di Marica Massaro su https://it.wikipedia.org/wiki/File:Tagliacozzo_ruderi_castello.jpg, la seconda è di luciano sattolo su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/218644/view
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