Sassoferrato sorge presso le rovine dell’antica città umbro-romana di Sentinum, di cui si ammirano ancora sul posto grandiose vestigia (molti e notevoli reperti sono esposti nel Museo Archeologico locale, di Ancona e in quello di Monaco di Baviera). Nel 1150 circa, un conte di nome Atto, proveniente dal Castello di Galla, presso Genga, fondò un castello, a cui dette il nome di Sassoferrato. Il castello non tardò a diventare un paese, poiché i discendenti dei vecchi sentinati scesero dai loro rifugi montani e vi costruirono le loro case con materiale preso dalla vecchia città. Il Paese fu soggetto ai Conti Atti fino al 1460, quando diventò libero comune, assumendo da subito la fisionomia di città fortificata che doveva avere imponenti mura di cinta in doppia cintura, delle quali ancora oggi rimangono resti evidenti. Nel corso dei secoli la città fu soggetta anche a diverse occupazioni: da parte dei Malatesta di Rimini nel 1349, dall’esercito di Braccio da Montone nel 1417 e dalla soldataglia di Francesco Sforza nel 1433, il quale ne fece strazio con orribile saccheggio. Nel 1460 Sassoferrato divenne libero Comune emancipandosi definitivamente dal dominio dei Conti Atti, divenuti sempre più dispotici e crudeli. Dal 1457 l’ordinamento legislativo era raccolto in uno Statuto che ha regolato la vita della città fino al 1827, anno in cui venne redatto un Regolamento Pontificio in sostituzione del vecchio Statuto. Nel febbraio del 1500 la città subì anche la pacifica occupazione del Duca Valentino. Nei secoli che seguirono la vita di Sassoferrato è comune a quella di tanti altri centri simili. Tutto il 1600 appare, come risulta dai documenti e dalle carte di archivio, un periodo piuttosto oscuro per la città, la quale, probabilmente, ebbe a risentire delle notevoli turbolenze alle quali era stata sottoposta nei periodi precedenti, che avevano determinato da un lato il degrado degli edifici, delle chiese e dei monumenti e dall’altro ne avevano impedito la cura e il restauro. Allo stesso modo nel secolo XVIII le lunghe ed estenuanti guerre, di cui fu teatro l’intera Europa e nelle quali fu coinvolto anche lo Stato Pontificio, al quale Sassoferrato era soggetta, finirono per incidere anche nella realtà socio-economica e sassoferratese. Nel 1798 Sassoferrato venne inglobata nella Repubblica Romana, proclamata in quell’anno dai francesi, ma l’anno successivo, l’11 giugno 1799, il popolo decise una controrivoluzione e in un consiglio popolare nominò tre Priori. Le vicissitudini della città non terminarono con la controrivoluzione del 1799 perché, nel 1808, Napoleone, ignorando il concordato attuato con Pio VII, cedette Sassoferrato al Regno Italico assieme ad altre Province dello Stato Pontificio. Nel 1815, infine, la città venne occupata dagli austriaci e successivamente restituita alla Chiesa entro la deputazione di Macerata. Attorno al 1830 si rinnovò la rete stradale di collegamento con i centri vicini: con Pergola (1827), Fabriano (1829), Arcevia (stessi anni). Si fabbricarono anche nuovi ponti. Con l’annessione dello Stato Pontificio, Sassoferrato passò definitivamente al nuovo Regno d’Italia e amministrativamente fu compresa tra i Comuni della Provincia di Ancona (1862), mentre, dal punto di vista ecclesiastico, rimase entro il territorio della Diocesi di Nocera fino al 1984, anno in cui fu assegnata alla Diocesi di Fabriano. Nel 1860 Sassoferrato entra a far parte del Regno d’Italia. Massiccia costruzione militare risalente al XIV secolo, la rocca rappresenta il simbolo della città, sia per la sua imponente collocazione in posizione dominante, sia per la sua storia. Fu fatta erigere nel 1365 per ordine del Cardinale Egidio Albornoz, legato papale, con il denaro ricavato dalla vendita dei beni confiscati alla famiglia degli Atti di Sassoferrato. Restaurata in diverse epoche, la Rocca costituiva un bastione difensivo di grande importanza per tutta la zona. Efficiente presidio, decadde per calamità naturali ed incuria; comunque, grazie a recenti restauri, ancora se ne ammirano resti imponenti. Il parco intorno, da cui si gode un vastissimo panorama, costituisce un luogo particolarmente idoneo per la quiete delle persone e per il divertimento dei bambini. Grazie agli ultimi restauri se ne ammirano ancora i resti imponenti. Nel ripulire l’interno, durante uno degli interventi di recupero, furono rinvenute ceramiche di produzione locale di fine sec. XVI e resti di artiglieria. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=sYHldboiEFg (video di ManagementService1, http://www.iluoghidelsilenzio.it/rocca-albornoz-sassoferrato-an/ (con diverse foto)
Fonti: http://www.comune.sassoferrato.an.it/c042044/zf/index.php/storia-comune, https://it.wikipedia.org/wiki/Sassoferrato, http://www.comune.sassoferrato.an.it/c042044/zf/index.php/musei-monumenti/index/dettaglio-museo/museo/8
Foto: la prima è del mio amico e "inviato speciale" del blog Claudio Vagaggini (recentissima), la seconda è presa da https://www.turismo.marche.it/Dettaglio/Title/Sassoferrato/IdPOI/5641/C/042044
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