martedì 4 agosto 2020

Il castello di lunedì 3 agosto



BOVA (RC) - Castello normanno

Dal IX secolo Bova era continuamente assediata dai Saraceni: i pirati, provenienti dalla Sicilia, erano giunti intorno all'anno 829 dall'Africa e dalla Spagna, approdavano a Capo Spartivento e spesso, per avversità atmosferiche, erano costretti a fermarsi; non trovando alcuna resistenza saccheggiavano e devastavano il territorio di Bova. Uno dei più disastrosi assalti saraceni fu quello 953, anno in cui Bova subì per ordine diretto dell'Emiro di Sicilia Hassan Ibu-Alì l'attacco di sorpresa e la strage di molti abitanti, mentre i più furono mandati schiavi in Africa. E ancora nel 1075 gli Arabi, sbarcando alla marina di Bruzzano, occuparono parte della Calabria ed anche Bova fu sottoposta a stretto assedio. In città si accedeva attraverso due porte turrite, porta Ajo Marini e l'altra ubicata nei pressi della cattedrale. L'acropoli della città di Bova era costituita dall'antica cattedrale, il Palazzo Vescovile e le case delle famiglie più ricche e nobili, fuori le mura esistevano i due borghi: Borgo di Rao e Borgo Sant'Antonio, con tre torri difensive poste una di seguito all'altra, di una sola delle quali, oggi restano i ruderi. Con la dominazione normanna Bova entrò nel periodo feudale. All'età laico-normanna seguì il feudalesimo ecclesiastico-svevo e Bova fu infeudata all'Arcivescovo di Reggio, che la tenne con il titolo di Conte fino al 1806, anno dell'eversione della feudalità. Bova fu antichissima sede vescovile: il primo vescovo sarebbe stato ordinato nel I secolo da Santo Stefano di Nicea, vescovo di Reggio, e seguì il rito greco introdotto in Calabria dai monaci basiliani fino al 1572, anno in cui l'arcivescovo Cipriota Stauriano impose il rito latino. Nel 1577 una tremenda pestilenza colpì il paese: era approdato alla marina un naviglio carico di merci e una donna acquistò dei drappi preziosi, che espose alla finestra per la festa del Corpus Domini, ma che purtroppo erano tessuti infetti da peste. A causa del caldo, il morbo si diffuse e colpì molti cittadini, la notizia dell'epidemia si sparse subito nei paesi vicini e Bova fu isolata, il commercio di ogni genere fermo; tale isolamento originò anche una forte carestia e la morte di moltissimi abitanti. Nel corso del XVI secolo si ebbe un risveglio dell'attività predatrice dei turchi contro l'Italia meridionale e ne derivò la necessità di apprestarsi alla difesa; fu infatti realizzata una linea di torri di guardia lungo tutto il litorale calabrese; nel territorio costiero di Bova esisteva già a quel tempo la Torre di "San Giovanni d'Avalos" posta sul Capo Crisafi, furono quindi costruite Torre Vivo, completamente smantellata nel 1700, e Torre Varata. Si ha notizia di molte incursioni turchesche nel territorio di Bova, nel 1572 alla marina di Bova si erano rifugiate due tartane cristiane per sfuggire all'inseguimento di un naviglio turco, l'equipaggio chiese aiuto ai bovesi e il governatore della città, alla guida di un numeroso stuolo di cittadini, scese alla marina. La battaglia durò molte ore e i turchi rimasero uccisi sulla spiaggia ed il piccolo esercito bovese riuscì a mettere in fuga le loro navi. Il terremoto del 1783 provocò a Bova notevoli danni valutati per cinquantamila ducati. Nel gennaio 1799 nacque la Repubblica napoletana, ma non tutto lo stato napoletano ne fece parte, infatti l'estrema provincia di Reggio, Bova compresa, rimase sotto il governo dei Borboni. Nel febbraio 1799 il cardinale Ruffo sbarcò in Calabria alla riconquista del regno e fu agevole in tale zona l'organizzazione delle bande che accorrevano ai suoi ordini. Uno dei primi paesi che rispose al suo appello fu Bova, dove si costituì una grossa banda di Sanfedisti che mosse verso Reggio incorporandosi alle truppe del cardinale. Oltre alle catastrofi naturali, Bova subì nel 1943, durante l'ultimo conflitto mondiale un grave bombardamento da parte degli angloamericani, che danneggiò notevolmente le strutture abitative; nella strage morirono ventisei cittadini bovesi. Il castello dell’antico borgo, in parte scavato nella roccia, risale al secolo XI e sorge sulla cima del Monte Rotondo, in posizione ege­mone sulla sottostante vallata. Le poche tracce che rimangono della struttura originaria non sono sufficienti per ricostruire lo sviluppo planimetrico della pianta e nemmeno per datare e riconoscere le successive fasi costruttive di tutto l’impianto. Le fonti descrivono un imponente castello fondato in epoca nor­manna e potenziato nel 1494 dagli Aragonesi, ma è probabile che le strutture esistenti siano di età Angioina. Gli ambienti ancora leggibili sono siti a quote diverse, ma è difficile comprendere la loro funzione anche per il fatto che si è avuta un’alterazione dell’orografia originale del terreno. Al piano inferiore “un salone” al quale si accedeva attraverso un “corridoio”; al piano superiore le due stanze e ancora più in alto una piccola cappella con pianta rettangolare e coperta con volta a botte e affrescata, di cui restano ancora le tracce. I muri interni hanno lo spessore di oltre 60 cm mentre quelli esterni ricavati dallo scavo della roccia, misurano 1.50 m. Tali muri, presentano delle caditoie. Al castello si addossavano le mura di cinta della città di cui faceva parte la Torre Parcopia ancora oggi esistente. La Torre, costruita nel X secolo, è posta ad ovest rispetto all’abitato e al castello e presenta una forma unicircolare con anello basamentale più ampio di diametro, in pietra e mattoni. la parte superiore invece è stata costruita con una muratura mista fatta di pietre e cotto. Nei secoli XV- XVI-XVII in seguito alle incursioni turche, il castello rappresentò un ottimo e sicuro rifugio per la popolazione. Dal castello dell’Amendolea è possibile raggiungere il castello di Bova percorrendo l’antica strada, oggi in battuto di cemento, che collegava i due centri. In alternativa, rientrati sulla SS 106, raggiungere in direzione Sud l’abitato di Bova Mirbia ed imboccare verso monte la strada che conduce a Bova Superiore. Al castello sono legate diverse leggende. Sulla cima, scavata in un macigno, è ancora visibile l’orma di un piede di donna. L’orma sarebbe appartenuta alla Contessa Matilde di Canossa, che aveva ricevuto il castello dal Pontefice Gregorio VII. Se l’orma quindi corrispondeva al piede di una fanciulla, questa avrebbe scoperto di discendere dalla Contessa di Canossa. Un’ altra leggenda parla dell’orma della “Regina”. Una Regina greca pare avesse fatto costruire il castello e se l’orma fosse coincisa con quella del piede di una giovane fanciulla, la fortunata avrebbe trovato il tesoro della regina. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=tMnrdxdUuvg (video di Memoria Immateriale), https://www.youtube.com/watch?v=THHCBnqK6bk&feature=emb_logo (video di Esplorando dietro casa), https://www.facebook.com/watch/?v=279002189982874 (video di Nino Spirlì).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Bova_(Italia), https://www.ntacalabria.it/calabria/localita/bova-castello-normanno.html, http://atlante.beniculturalicalabria.it/schede.php?id=123, https://www.e-borghi.com/it/sc/reggio%20calabria-bova/2-castelli-chiese-monumenti-musei/602/castello-normanno.html, https://italiagustus.it/attrattore/1137/castello-normanno-di-bova, https://calabriagreca.it/blog/risorse/castello-normanno/

Foto: la prima è presa da https://www.deliapress.it/bova-castello/, la seconda è presa da https://calabriagreca.it/blog/car-rentals/castello-normanno/

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