sabato 8 agosto 2020

Il castello di sabato 8 agosto



OGLIANICO (TO) - Torre-porta e Ricetto

Le prime notizie certe risalgono al secolo XII e precisamente al 1110, quando l'imperatore Enrico IV, nel confermare numerosi feudi ai suoi fratelli, Guido e Ottone, conti del Canavese, nominò anche Oglianico. Per tutto il Medioevo, le sorti di Oglianico furono legate a quelle del vicino borgo di Rivarolo, sede di castellania sabauda dalla quale dipendeva; mentre Favria, confinante, soggiaceva all'influenza dei Marchesi di Monferrato. Le contese fra i signori canavesani, i Conti di Valperga e di San Martino, per il possesso del territorio, rispecchiavano le antiche lotte tra guelfi e ghibellini. Il borgo di Oglianico si trovava in strategica posizione di transito e di confine, causa di continue guerre. La necessità di difendere la popolazione, raccolti e bestiame, indusse gli abitanti di Oglianico a costruire uno dei più importanti ricetti del Canavese protetto da una imponente torre-porta, tipico esempio di torre medioevale a tre lati, con il quarto lato aperto verso l'interno. È una torre tanto ben conservata e significativa dal punto di vista architettonico da essere fedelmente riprodotta da Alfredo D'Andrade nel Borgo Medioevale del Valentino a Torino, in occasione dell'Esposizione Generale Italiana del 1884. Il legame e la fedeltà dimostrata da Oglianico nei confronti della signoria sabauda trovarono riconoscimento nel diritto a legiferare in forma autonoma. Risalgono al 1352 i primi statuti - Statuta Comunitatis et Hominum Loci Oglianici- poi confermati da Ibleto di Challant, Capitano generale del Piemonte, nel 1372. Da allora, la storia di Oglianico seguì le sorti della dinastia sabauda e dei suoi feudatari fino alla conquista della piena autonomia comunale. Costruito dopo la prima metà del 1300, comunque dopo il 1329, per ricoverare gli abitanti e i loro beni in caso di scorrerie e saccheggi, il ricetto in tempo di pace fungeva da deposito di derrate alimentari.Edificato con ciottoli di fiume e alcuni laterizi di recupero d’epoca romana, su una superficie “intra muros” di 4900 mq, esso è di forma quasi quadrata di circa m 70 di lato. Tuttora composto da 62 cellule edilizie raggruppate in otto isole, circondato da un muro di cinta in cui si apre l’imponente torre-porta. L’impianto viario è formato da una via principale in asse con la torre-porta e un anello interno; al centro due isole rettangolari a doppia fila di cellule e sei isole esterne a unica fila di cellule. La dimensione delle strade doveva essere tale da permettere la possibilità del passaggio agevole di due carri in senso opposto. Nell’organizzazione del ricetto non è presente la piazza, ma esistevano solamente slarghi per la ricezione e lo smistamento del traffico interno e in caso di bisogno di raccolta degli animali. Il ricetto era circondata da un fossato alimentato dal rio Levesa che scorre esternamente alla cinta lungo il lato opposto a quello di ingresso. Dai documenti si sa che ancora nel XVII secolo la struttura aveva funzione difensiva. Il ricetto è molto ben conservato, ad eccezione della cortina difensiva, della quale permangono ruderi sui fronti sud ed est, composti di muratura in ciottoli, di fattura grezza databile alla metà del XIV secolo. E' pressochè integro nel suo impianto urbanistico mentre è stato sensibilmente rimaneggiato e alterato nella tipologia edilizia delle cellule quasi tutte trasformate per usi abitativi. La Torre-porta ha struttura in pietrame di piccole dimensioni e parte in ciottoli con integrazioni posteriori in laterizio nel portale e nel campaniletto triangolare posto nell’angolo sud-ovest. Di forma parallelepipeda, misura m 6,65 x 5,30, è aperta verso l’interno e suddivisa da impalcature di legno in quattro piani alti ciascuno circa m 4, cui si accede mediante scale mobili. La torre-porta aveva un passo carraio ed una postierla di cui vi sono rimaste solo tracce. Era dotata di ponte levatoio manovrabile dai bolzoni, di cui sono visibili all’interno le mensole. Dell’antico assetto edilizio interno permangono l’impianto viario interno, con strade che avevano una larghezza tale da permettere il passaggio di due carri, e quattro edifici sul lato nord: cellule a due piani con una larga e bassa apertura ad arco a piano terra; l’accesso al piano superiore avveniva per mezzo di scale esterne, in molti casi erano presenti lobbie o balconi in legno. Oggi le isole esterne sono state ingrandite ed hanno inglobato le cortine e l’antica via di lizza (che circondava la cinta muraria). La torre-porta del ricetto, di proprietà comunale, cessata la sua funzione difensiva, assunse il ruolo di torre civica e di richiamo per la popolazione, ebbe funzione di torre campanaria e di orologio sino alla costruzione del nuovo campanile dove nel 1928 furono trasferite le campane. L’orologio pubblico rimase nella torre sino al 1942 quando fu smantellato nel corso di un intervento di restauro e di consolidamento.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Oglianico, http://archeocarta.org/oglianico-to-ricetto-torre-porta/, https://www.comune.oglianico.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/complesso-del-ricetto-torre-e-cappella-6399-1-22ecf167374c560584dfe5466430c74d

Foto: la prima è di gianca su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/42012/view, la seconda è presa da https://www.comune.oglianico.to.it/it-it/vivere-il-comune/cosa-vedere/complesso-del-ricetto-torre-e-cappella-6399-1-22ecf167374c560584dfe5466430c74d

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