ROVATO (BS) - Castello veneziano e Castello Quistini
Le origini di Rovato risalgono probabilmente al periodo longobardo. Nel secolo VII il primo nucleo abitativo sorgeva attorno al “castrum” che si trovava sul Monte Orfano dove esiste ancora la chiesetta di S. Michele, edificata in quell’epoca sui resti di un tempio pagano. Tuttavia fu solo nel XII secolo che comparve per la prima volta il nome di “Roado”, quando l’abitato si andava formando nella sottostante pianura. In epoca comunale, Rovato partecipò alle lotte tra guelfi e ghibellini e nel 1265 fu conquistato da Carlo d’Angiò. Nel 1385 entrò nell’orbita veneziana. Nel 1419 il suo castello fu assediato dal Carmagnola. Dopo che tutto il territorio bresciano passò sotto Venezia, godette di privilegi ed esenzioni e fu sede di vicariato. Nel 1453 fu occupato da Francesco Sforza che era in guerra contro Venezia, ma ritornò poco dopo ai Veneziani. Il 7 agosto 1509 scoppiò un’insurrezione contro i francesi di Luigi XII che avevano sconfitto i veneziani. La rivolta fu stroncata nel sangue e Lorenzo Gigli, che ne era a capo, fu fatto prigioniero e decapitato. La cacciata dei francesi avvenne nel 1512 in seguito ad una sollevazione generale del popolo bresciano. Un’altra oppressione subì Rovato da parte di Enrico di Brunswick nel 1528. Nel 1701 il principe Eugenio di Savoia scelse Rovato come base logistica del suo esercito. In seguito le vicende rovatesi furono praticamente sempre legate a quelle di Brescia. Il Castello di Rovato per oltre mezzo millennio di movimentate vicende storiche ebbe un ruolo cruciale di piazzaforte e godette la rarissima fortuna di serbare così a lungo quasi intatta la sua genuina struttura. Solo in tempi relativamente recenti subì massicce demolizioni per ampliare la piazza del mercato e per far posto alle scuole elementari. Costruito non su una collina, ma su un rialzo del terreno, dovuto alla terra riportata e alle macerie delle primitive costruzioni (fortificazione di origine romana), era intersecato da sotterranei e difeso da una grande fossa – ancora oggi visibile – dell’ampiezza di una decina di metri che attingeva l’acqua dal cosiddetto “Pozzo lungo” situato nelle vicinanze. Aveva pianta rettangolare, con all'interno sei strade abitate e la casa comunale, lungo ben trecento metri e largo centocinquanta. Nella parte di sud-est, si apriva una grande piazza, la piazza delle Carampane, con una chiesetta in corrispondenza dello spigolo del forte. Un particolare strategico molto interessante, nella rete viaria del castello, è rappresentato dal fatto che le porte sono fuori asse, onde evitare scorrerie veloci e trasversali da parte degli avversari, mentre il reticolo viario è rigorosamente ortogonale, di sapore ancora romano. Recentemente, tra le macerie e il fango scuro della fossa, furono rinvenuti due frammenti di una punta di lancia in ferro ora presso la Soprintendenza di Brescia del tutto simile a quella conservata nel Museo di Manerbio e datata intorno al 1300. Proprio alla fine del trecento il Castello Medievale fu ulteriormente munito di difese con tre giri concentrici di mura fortificate; il nuovo circuito delle mura correva intorno alle attuali via Martinengo, Bettini, Cantù, Bonomelli,Porcellaga, Sopramura. Nel 1470 Venezia, interessata ad aumentare la resistenza e la potenza del Castello, dispose l’innalzamento di cinque torrioni, con l’aggiunta di casematte e rivellini. Le torri come le mura erano realizzate in corsi ordinati di blocchi squadrati di ceppo del Monte Orfano. Oggi ne rimangono solo tre: quello a nord fu distrutto nel 1796 e quello a sud intorno al 1840, per far posto ai portici del Vantini. Nel 1610 il Da Lezze, colpito appunto dalla capacità difensiva della struttura, lo descriveva come castello con doi porte, revellini et case matte con quattro torrioncini, fossa con acqua morta circonda mezzo miglio in circa, sicurissimo da batteria da mano per essere le mura tutte fatte di pietra viva. Il Castello di Rovato con le sue mura venete è da collocare tra i più illustri esempi d’architettura castrense italiana, inoltre, in corrispondenza della porta meridionale e di quella settentrionale (demolite nell’Ottocento e in parte conservate nel sottosuolo della Piazza del Mercato ) conserva due bastioni che sono da annoverare tra i primissimi dell’architettura militare italiana.
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Conosciuto anche come Palazzo Porcellaga, dal cognome del nobile Ottaviano che lo fece costruire nel 1560 come residenza fortificata sostitutiva del Castello di Rovato (appena fuori le sue mura), il Castello Quistini rappresenta uno degli ultimi esempi di queste architetture e possiede una cinta muraria a forma di pentagono irregolare con mura sottili, ma anche cinque torrioni agli angoli e una torre di quattro piani posta all'interno. Per la costruzione venne utilizzata la pietra "serena" tipica dell'area del Lago d'Iseo (pietra di Sarnico), con la quale vennero costruiti molti altri palazzi e cascine della Franciacorta. Le continue alternanze tra occupazione francese e veneta lo videro spesso al centro di "strane" vicende. Si narra che qui fu decapitato tale Girolamo Calini e che detta condanna fu eseguita nel palazzo a cura di Pandolfo Malatesta. Nel corso della storia varie guarnigioni vi furono di stanza, ed ancora oggi ne leggiamo i segni. Nonostante parte del castello sia privata, è possibile visitare alcune sale, tra cui la Sala Grottesca e il Salone che, con i suoi 150 mq, è la sala ad unica campata più grande della Franciacorta. La sala delle colonne costituisce un fabbricato a parte ed è probabilmente la costruzione più antica e importante del complesso architettonico. E’ parzialmente interrata, con copertura a volta e costituita da tre navate. Si ipotizza infatti che in passato vista l’accuratezza delle finiture, dovesse svolgere una funzione molto importante per il palazzo, e probabilmente per l’intero paese. Il corpo principale delle cantine, al livello inferiore, è un unico spazio coperto da volte a crociera, sostenute da otto pilastri in pietra di Sarnico. Il basamento dei pilastri può essere ricondotto all’ordine tuscanico, o comunque ad esso si ispira, in quanto si presenta un semplice toro e un listello. Per quanto riguarda la rastremazione, si restringe di circa 1,5 cm ogni 50 cm misurati in altezza, mentre l’altezza del fusto è circa sei volte il modulo della base. Le decorazioni della sala grottesca prendono il nome dalle maschere che si possono vedere nella cornice superiore, appunto grottesche. Le decorazioni sono ottocentesche e realizzate a tempera con il sistema che oggi si può definire a “stencil”. Come adesivo per i colori sulle pareti veniva usato il tuorlo d’uovo, mentre la prima fase consisteva nel ricalcare disegni precostituiti su fogli di carta. In aggiunta a questo si sono lasciate alcune parti per così dire “libere”, parti dove poter decorare a mano libera. Le possiamo notare sopra le porte (con colore verde veneziano), a rappresentare le quattro stagioni, culminanti con l’estate, dipinta sopra al camino. Al centro del soffitto troviamo la Dea Minerva con una civetta ai piedi. Il pavimento detto alla “veneziana” è un mosaico in piccoli pezzi di marmo colorati, tipico del periodo “veneto”. Nel giardino botanico sono presenti ben 1500 varietà di rose fra antiche, moderne e inglesi e vi è la possibilità di scoprire diversi angoli verdi nascosti come il giardino segreto delle ortensie, orti e frutteti. Lungo il percorso proposto, inoltre, è possibile osservare le originali sculture realizzate con materiali di riciclo dal proprietario del castello Marco Mazza. Il Castello Quistini ospita numerosi eventi workshop sui legati a fiori e piante, come la mostra mercato Giardinaria a maggio, ed i suoi spazi sono spesso utilizzati per ricevimenti. Altri link suggeriti: https://www.youtube.com/watch?v=lkmJk3xSjjY (video di Castello Quistini), https://www.youtube.com/watch?v=2e2kHxA0nCU (video di Annalisa Bianchetti)
Fonti: http://www.comune.rovato.bs.it/istituzionale/il-comune, http://www.comune.rovato.bs.it/istituzionale/il-castello, https://www.fondoambiente.it/luoghi/il-castello-e-le-mura-venete?ldc, https://www.castelloquistini.com/palazzo-storia-saloni-ricevimenti.html, http://giteinlombardia.it/luoghi/castello-quistini/, scheda di Andrea Mazza su https://www.mondimedievali.net/Castelli/Lombardia/brescia/quistini.htm
Foto: la prima, relativa al castello veneziano, è presa da https://www.fondoambiente.it/luoghi/il-castello-e-le-mura-venete?ldc. La seconda, relativa al Castello Quistini, è di Virtualgibe su http://rete.comuni-italiani.it/foto/2009/379429/view
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