martedì 26 novembre 2019

Il castello di martedì 26 novembre




MAFALDA (CB) – Palazzo baronale (o Juliani)

Il primo insediamento di un gruppo consistente di persone si fa risalire al periodo compreso tra l’XI e il XII secolo in corrispondenza del sito di Ripalda Vecchia (a pochi chilometri dall’attuale insediamento urbano); la prima menzione del centro sul catalogum baronum è del XII secolo, con la proprietà di Roberto De Rocca per conto di Ugone di Attone. Il centro antico di Ripalda fu proprietà del ducato di Spoleto e poi della contea di Termoli, finché non fu istituito il Contado di Molise. Nel XIV secolo il centro fu restaurato con mura aragonesi, perché inabitato e a rischio crollo. Leggenda vuole che la distruzione e il conseguente abbandono dell’antico centro di "Ripalda Vecchia" intorno alla metà del XV secolo, siano avvenuti a causa di un’invasione di formiche ma le ricostruzioni storiche inducono a reinterpretare questa inquietante eventualità a favore di una più realistica ipotesi: nel dicembre del 1456 si verificò, infatti, un violentissimo terremoto nel centro-sud Italia che distrusse centinaia di paesi e provocò circa 40.000 morti. Il drammatico evento andò ad aggiungersi alle frequenti scorribande dei Saraceni che infestavano la costa e alla malaria portata dall'isalubrità dell'aria nei pressi delle coltivazioni di riso. Da queste vicende consegue lo spostamento dell’insediamento nella posizione che tutt’oggi occupa. In età angioina il borgo fu feudo della famiglia D’Alitto di origine normanna. Non essendovi un documento che possa attestare l’epoca in cui questa famiglia fu titolare del luogo, si può solo supporre che essa ne fosse signora dalla seconda metà del secolo XIII alla prima metà del secolo successivo, ovvero nell’epoca di Carlo II e di Roberto D’Angiò. Nel 1457 Alfonso I d’Aragona concesse il feudo in decadenza e abbandono ad Andrea D’Evoli, signore feudale che seppe far rifiorire il paese anche chiamando gli slavi che fuggivano dalle invasioni turche a coltivarne i terreni inutilizzati; si ebbe, in questa fase, una notevole crescita demografica dovuto al notevole afflusso di “Schiavoni”, testimonianza del fatto che anche Mafalda come San Felice, Montemitro, Acquaviva Collecroce, ha origini slave, nonostante abbia repentinamente perso il contatto con tali origini a differenza degli altri paesi elencati. Il feudo di Ripalda, appartenuto come già detto a svariate famiglie di feudatari, venne acquistato da Alfonso Piscicelli nel 1637 dalla famiglia Caracciolo del ramo dei Celenza per poi essere nuovamente ceduto nel 1640 al principe di Santo Bono, Alfonso Caracciolo e passato in ultimo ai Coppola, duchi di Canzano verso la fine del Seicento; con l'eversione della feudalità il palazzo baronale, luogo di esercizio della giurisdizione che competeva al Signore di Ripalda, divenne proprietà dei signori Carile e infine degli eredi Juliani. In pieno centro storico gode ancora di una certa appariscenza il Palazzo baronale, luogo di esercizio della giurisdizione di prima e di seconda istanza, sia civile che penale, del barone (o più in generale del signore) di Ripalda: da questo luogo di "amministrazione", il suo potere si estendeva alla mastrodattia, alle gabelle, al mulino, alla lavorazione dei terreni, ai pascoli, alle vigne. Nonostante il feudo di Ripalda e il Palazzo siano passati di volta in volta nel corso dei secoli nelle mani di diversi signori feudatari (D'Alitto, D'Evoli, Piscicelli, Caracciolo, Coppola), si rileva l'esistenza di un unico documento, un apprezzo di circa 28.000 ducati presumibilmente compilato nella prima metà del Seicento al momento della vendita del feudo da parte della famiglia Caracciolo al Piscicelli, che elenca gli ambienti che componevano il palazzo e fornisce un quadro della vita al suo interno: "[...] un cortile interno, coverto e discoverto, le finestre tutte con inferriata, stalla per dodici cavalli ed altri animali, numerosi fondaci, cantine, gallinaro, dispense; vi è un salone, camere da letto, camino, comodità, una loggia posta su colonne di marmo, ponte rialzato, neviera. Il palazzo è privo di acqua, da attingere perciò alle fontane.". La pianta quadrangolare dell’edificio si sviluppa su due piani e si divide in numerose stanze. Il salone conserva il pavimento a losanghe nere e rosse e sono ancora visibili decorazioni a stucco e soffitti a padiglione. Il giardino del palazzo era chiamato “villetta”ed era di proprietà del Comune, oggi al suo posto vi è una strada. Il portale d'accesso all'immobile è ad arco a tutto sesto bugnato ed è affiancato da due finestre rettangolari. Il secondo piano presenta un'ampia terrazza con ai lati due piccoli oculi; il tetto, a doppio spiovente, presenta un oculo sulla sommità. Nell' immaginario popolare, alimentato dalla perdita dei disegni originali, si sono fatte strada negli anni alcune fantasiose congetture sulla struttura architettonica del Palazzo: la presenza sul lato nord di un profondo pozzo con canale di scolo sul fondo ha fatto ipotizzare l'esistenza di una via di fuga, un passaggio segreto; si racconta inoltre che al centro di una stanza all'interno del Palazzo vi sia un trabocchetto, ossia una botola posizionata al centro di una stanza con alla base delle lance e che, si racconta, servisse a far sparire personaggi indesiderati. Altri link suggeriti: https://lavocedimafalda.wordpress.com/2015/11/17/palazzo-ducale-o-casa-degli-spiriti/, https://www.youtube.com/watch?v=rkneB4xoo4A (video di Tele Mafalda)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Mafalda_(Italia), http://www.morgana-lab.com/files/MAFALDA.pdf

Foto: la prima è presa da https://lavocedimafalda.wordpress.com/2015/12/17/prima-vittoria/, la seconda è presa da http://www.catalogo.beniculturali.it/sigecSSU_FE/mostraTutteLeSchede.action?numeroPagina=493&valoreRicerca=&countSize=12175&numElement=4834&nomeBread=Beni%20architettonici%20e%20paesaggistici&statoCosa1=00000000000003&statoCosa2=&statoDove1=&statoDove2=&statoQuando1=&statoChi1=&numeroComplessivoPagine=609&mostraSchede=true&contenitore=&flagFisicoGiuridico=0&stringBeneCategoria=

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