venerdì 8 novembre 2019

Il castello di venerdì 8 novembre




AMANTEA (CS) - Torrione e Torre della Principessa in frazione Campora San Giovanni

Del Medioevo nel territorio camporese rimangono poche tracce. La zona fu sede anche dello sbarco dell'emiro Mohammad Abdul al-Zimzim, che da lì procedette all'invasione di Amantea (allora Clampetia). L'epoca araba durò ben poco, fino all'arrivo dei Bizantini, sostituiti dai Normanni qualche secolo più tardi. Coi Normanni iniziarono le prime fortificazioni di posti di controllo, ovvero torrette di guardia: una è posta nelle frazione confinante di Coreca; l'altra viene chiamata localmente u Turriune, si trova presso la località Fravitte e non è lontana dal centro del paese con vista sul mare. Con l'arrivo degli Angioini e successivamente degli Aragonesi, quindi sotto il Regno di Napoli, il territorio perse importanza, passò in parte alla vicina Amantea e alle zone collinari limitrofe. Ha lasciato l'impronta anche un angolo di cultura ebraica del tutto scomparsa dal 1492, anno della scoperta delle Americhe e anno in cui a seguito della Reconquista, il re di Spagna Ferdinando il Cattolico, ordinava l'espulsione o conversione degli ebrei da tutti i territori della Corona Unita di Castiglia e Aragona. Dopo un periodo di buio storico, intorno al 1600-1700 iniziò una rivalutazione del territorio grazie a nobili possidenti terrieri, in gran parte di Amantea ma con origini delle varie zone del Regno di Napoli. Difatti, parte delle contrade attuali posseggono i nomi dei vecchi proprietari terrieri. Nel 1730 il marchese Francesco Maria Cozza, nobile di origini siciliane, parente del pittore omonimo, fece costruire su un terreno, che oggi è la frazione che prende il suo nome, un setificio con annessa coltivazione dei bachi da seta, più una cappelletta dedicata a San Giovanni Battista (in dialetto antico Santu Janni). Il setificio fu anche sede della massoneria e, se pur per breve tempo, nella vicina Augurato vi furono tracce del passaggio di architettura settecentesca, per via dello scultore locale Vincenzo Torchia, di Nocera Terinese. Una torre di notevoli dimensioni, risalente al XIV secolo, è l'unica costruzione di valore storico. La parte superiore della torre è adornata da mensole di coronamento. Tale torre viene denominata nel dialetto locale u Turriune. Compare in diversi elenchi di varie epoche; primo torriero noto ne è Gracco Durante nel 1568. Nel 1741 risultava «bisognevole di riparazioni»; nel 1810 venne utilizzata dall’ordinamento doganale, ma nel 1820 è indicata come «inutile». L’epoca a cui risale è il XIV secolo, si presenta come una “massiccia torre cilindrica, con basamento leggermente scarpato privo di marcapiano” e oggi risulta “inglobata in un edificio ottocentesco recentemente modificato ed ampliato, con ulteriore manomissione del manufatto originario. Parzialmente intonacata, la torre conserva i beccatelli e non presenta aperture”. “Non si distinguono elementi di difesa; il coronamento sommitale presenta una serie di mensole a tre pietre lungo l’intera circonferenza. L’interno si sviluppa su due livelli, senza alcuna apertura esterna”, come già evidenziato. La struttura muraria è realizzata in “pietrame di diverse dimensioni, con inserti in laterizio”, sono presenti ricorsi orizzontali in pietra e la superficie esterna risulta solo parzialmente intonacata. Questa torre, avente un diametro di 9 metri circa, rispetta la logica difensiva, messa in atto durante il periodo viceregnale, di comunicazione visiva, tramite segnali di fumo di fuoco o scoppi, con la torre posta a nord, cioè la torre Coracena e la torre posta a sud, cioè la torre della Principessa. Quest'ultima si può visitare dall’esterno e, volendo, con un po’ di attenzione al terreno un po’ accidentato, si può raggiungere la base. La torre è a pianta quadrata, si possono scorgere ancora i punti di ancoraggio delle caditoie poste sopra ogni lato, le quali sono state demolite per alleggerire la struttura. La torre è di epoca viceregnale, ed è stata costruita in seguito all’editto del viceré don Pedro Parfan de Ribera duca d'Alcalà che imponeva la costruzione di torre costiere per limitare l’attacco dei saraceni o turchi che provenivano dal mare. Al tempo della costruzione, avvenuta verso la fine del 1500, era molto più prossima al mare di quanto lo sia adesso. Sopra il terrazzo in un periodo successivo è stata realizzata una ulteriore costruzione in muratura. Sulla porta d’ingresso, vi era lo stemma dei Cavallo Marincola, ora asportato (rubato?), si possono individuare ancora le feritoie, di cui una ampia sul lato mare, e sull’ingresso ve ne è una con incisa una data ‘1836’, presumibile quella di restauro. Entrando, nella torre, in prossimità della porta d’ingresso è presente un piccolo forno e nelle ampie stanze vi sono ancora attrezzi di uso contadino, tramite una scala si accede al primo piano e da qui alla terrazza. Fino a poco decenni fa era abitata, ora è in completo abbandono e si evidenziano diversi punti di cedimento. La torre aveva la funzione di avvistamento delle incursioni e di difesa del feudo, doveva essere presente un piccolo presidio armato. Essa è in comunicazione visiva, a nord con il torrione e a sud con torre Terina e torre Casale. La torre della Principessa, ancora oggi potrebbe essere riconsolidata ed adibita a spazio museale etnografico o per mostrare i reperti archeologici, in modo da illustrare la ‘storia’ che si è susseguita in questa area.

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Campora_San_Giovanni, http://atlante.beniculturalicalabria.it/schede.php?id=81, http://camminandoinsieme.blogspot.com/2014/01/escursioni-tra-storia-e-natura-la-via.html, https://www.weagoo.com/it/card/12551/torre-della-principessa

Foto: la prima, relativa al Torrione, è presa da http://camminandoinsieme.blogspot.com/2014/01/escursioni-tra-storia-e-natura-la-via.html; anche la seconda, relativa alla Torre della Principessa, è presa dalla stessa pagina web

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