domenica 30 maggio 2021

Il castello di domenica 30 maggio



CASTEL CAMPAGNANO (CE) - Palazzo Ducale

L’assenza di studi specifici sul complesso comunemente chiamato “Palazzo Ducale”, non consente di assegnare una data certa alla nascita dell’edificio. L’attuale denominazione di “Palazzo Aldi” è probabilmente desumibile dal Casato dell’ultima famiglia che ne fu proprietaria. Certamente è più verosimile che l’edificio appartenesse al duca padrone del paese e delle sue contrade, da cui la più coerente denominazione di “Palazzo Ducale”. Stessa sorte per l’adiacente Castello che, già proprietà della famiglia “Campagnano” proveniente da Roma, divenne anch’esso Castello Ducale così come ancora oggi è conosciuto. Il complesso sorge sul margine di quello che fu il perimetro dell’abitato medievale di Campanianu, citato sin dalla bolla di Gerberto del 979 e solo dal 1197 come castrum. Per la conformazione naturale del blocco tufaceo su cui crebbe l’abitato, è probabile che solo il lato ovest del borgo (quello delle attuali via Castello – largo Torre) fu fortificato con opere murarie. La struttura si sviluppa sul lato destro della Chiesa parrocchiale dove sorgono tre antichi palazzi, notevoli per la cura nelle decorazioni delle facciate, allineati in successione a delimitare il tracciato curvilineo della strada. In particolare spicca il prospetto di Palazzo Aldi (quello centrale di proprietà comunale), il cui nome ricorda la famiglia Aldi, nota almeno dai primi del 1700 a Caiazzo per professionisti (sono noti un avvocato Vincenzo nel 1890, un farmacista Francesco, benemerito durante l’epidemia di colera 1867-68) e religiosi (il canonico don Nicola, fu anche poeta arcade dal 23 aprile 1703 con lo pseudonimo Eurio Euristerniano). Il palazzo conserva tracce di un edificio del XV-XVII secolo, ma ha l’aspetto tardo settecentesco – primo ottocentesco tipicamente neoclassico. La facciata del palazzo segue il tracciato curvilineo della strada. Il prospetto di palazzo Aldi è di gran pregio per le belle cornici in stucco delle sette finestre del piano nobile, di gusto vaccariano. Dei tre portali che danno accesso al complesso edilizio, quello principale è in pietra lavorata a bugne rettangolari (databile ai primi del 1700) e potrebbe coincidere con uno degli accessi originari. La chiave di volta sembra una realizzazione successiva al portale. Reca lo stemma della famiglia (due leoni affrontati ai lati di una porta posta al termine di una scala di tre gradini, il tutto sovrastato da una stella o un fiore a otto petali). Una rosta antica in legno chiude la parte curva del portale. Un portale secondario, più antico, dà accesso all’altro palazzo originario. L’atrio, a volta, reca nel soffitto la cornice dello stemma araldico, completo di corona ma con la parte principale del blasone imbiancata. Nel pavimento (al di sotto del vetro) è stata conservata la rampa, probabilmente di fine Ottocento, creata per raggiungere le grotte sottostanti il palazzo. Dall’atrio si accede al piccolo cortile interno, chiuso, verso la valle, da un muro un piccolo portico a due arcate (nell’angolo restano il pozzo e il lavatoio). Sull’ala trasversale, probabilmente realizzata per articolare i percorsi in comune ai due edifici originari, si colloca una scala coperta, con rampa ad L, gradini in pietra e volte su pilastri, evidenziati da due grandi lesene. I decori in stucco sulle pareti, sui pilastri e le cornici delle porte e delle finestre che vi affacciano perfettamente simili a quelli della facciata. La scala è sovrastata (ma questo sembra un intervento posteriore, forse ottocentesco) da una sorta di loggia. Le piccole sale del piano nobile corrono su due file parallele al fronte stradale e conservano tracce di camini e servizi igienici. Le copertura sono con solai in legno. Il piccolo portale in stucco immediatamente a destra di quello principale dava accesso a rampe di servizio per raggiungere le cantine-cellaio sottostanti, realizzate cavando il tufo con cui sono costruiti i palazzi. L’ultimo portale della strada da accesso ad una corte tardosettecentesca più vasta, di stile neoclassico, sorta come spazio di disimpegno per i locali di servizio del Palazzo Aldi. Al di sotto del cortile c’è una grande cisterna, poi utilizzata come cantina, datata 1777, probabilmente realizzata in concomitanza con l’ampliamento del Palazzo, allorquando divenne dimora gentilizia dei Ferrara Vastano e dei Satriano Ferrara. Nel corso di queste campagne edilizie nell’arco di quattro secoli, furono tompagnati i due ingressi della sottostante grotta e l’accesso al sito rupestre fu assicurato da un passaggio sotterraneo scavato nel tufo che dalla corte centrale del palazzo conduceva sino all’antica Cappella, oramai sconsacrata ed utilizzata prima come cava di materiale lapideo e poi come cantina-cellaio. L’attuale aspetto del complesso tradisce, però, origini più remote, infatti al di sotto dell’ala in comune con Palazzo Aldi, è collocata quella che è possibile identificare come la Chiesa di Sant’Angelo, esempio di architettura ipogea di cui è possibile rintracciare numerosi esempi in altre aree dell’Italia centro-meridionale, tra i quali il più importante è certamente il Santuario di San Michele sul Gargano. L’attività antropica negli ipogei del centro urbano fu favorita dalle caratteristiche geomorfologiche del territorio (tufo facilmente lavorabile). Nonostante la frammentarietà dei dati riguardanti la dedicazione originaria della grotta che essendo sconsacrata da secoli, non ha mantenuto l’intitolazione, un valido aiuto, invece, giunge da una Bolla con la quale si conferiva dignità episcopale a santo Stefano Menicillo emanata nel 979 dal metropolita capuano Gerberto (978-980) e pubblicata da Michele Monaco già nel Seicento. Palazzo Aldi si sviluppa su più piani, situati intono a una corte centrale. Era cosa comune, nelle case nobiliari, che i piani inferiori ospitassero le stanze di servizio mentre quelli superiori gli ambienti residenziali. Con molta probabilità il Palazzo costituiva, in origine, un unico complesso residenziale con quello cosiddetto “ducale”. Quest’ultimo si distingue per la presenza di una corte centrale più ampia, circondata da ambienti di servizio e alloggi signorili dove dimorarono le nobili famiglie Ferrara Vastano e Ferrara Satriano, quando la residenza era già separata e indipendente dal vicino Palazzo Aldi. Al piano terra si trova ancora un bellissimo frantoio. Nella magnifica macina in pietra erano molite le olive; la pasta ottenuta veniva stesa sui “fiscoli” che venivano impilati nella pressa. A completare le preziose testimonianze storiche legate al palazzo e al borgo sono le splendide cantine in tufo e la grande Peschiera ottocentesca visibile nella villa comunale; all’interno, originariamente, si raccoglievano le acque provenienti dalle sorgenti poste più in collina. Altri link proposti: https://www.architettomauriello.it/castello_ducale_castel_campagnano_ce-p13742, https://www.castelloducale.com/, https://www.facebook.com/watch/?v=1120167044854760 (video)

Fonti: https://www.comune.castelcampagnano.ce.it/index.php?action=index&p=118&art=15, https://mediovolturno.guideslow.it/poi/palazzo-aldi/, http://www.prolococastelcampagnano.it/cosa-visitare.html

Foto: la prima è presa da https://www.castelloducale.com/, la seconda è di Sindaco di Sorbo su https://mapio.net/pic/p-12919188/

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