mercoledì 26 maggio 2021

Il castello di mercoledì 26 maggio


 
AURIGO (IM) - Palazzo De Gubernatis-Ventimiglia

Le prime notizie documentate sul borgo e territorio di Aurigo risalgono al XIII secolo quando per la sua posizione fu scelto dai conti di Ventimiglia per la costruzione di un castello. Fu proprio la sicurezza offerta dalla postazione difensiva che permise alla popolazione di andarsi a porre sotto il fisico controllo del maniero, edificando un borgo allungato su di uno sperone collinare e lasciando il primitivo nucleo - insediatosi più a monte - di cui rimane la chiesa e santuario di Sant'Andrea, quest'ultima citata in un documento del 1242. L'attività della comunità aurighese nel periodo medievale era legata all'agricoltura, soprattutto nella coltivazione dei cereali e degli uliveti del territorio, alla produzione di vino locale e all'allevamento del bestiame (bovini) grazie alla vasta prateria ubicata tra il Colle San Bartolomeo e la zona dell'attuale nucleo frazionario di San Bernardo di Conio (Borgomaro).E risale proprio al 2 dicembre 1242 la stipula di un atto di dedizione (e di relativi Statuti) delle due comunità di Aurigo e Poggialto al conte Filippo di Ventimiglia, famiglia che quindi deteneva la proprietà feudale sul territorio. Intorno al 1270 questa zona fu attaccata e conquistata dalle truppe di Carlo d'Angiò che assoggettò Aurigo al suo volere fino alla riconquista, nel 1273, da parte dei conti ventimigliesi anche grazie all'aiuto prestato da Genova; la dominazione dei Conti perdurò fino e senza più contrasti fino al XV secolo. Nuovi scontri e assedi interessarono ancora il borgo di Aurigo sul finire del Quattrocento quando il signore del Maro Giovanni Antonio di Tenda, figlio di Onorato e di Margherita Del Carretto, per rivendicare antichi e presunti diritti sulla zona compì un vero e proprio assalto al locale castello dei conti di Ventimiglia (distrutto nel 1480) obbligando questi ultimi alla resa e alla fuga da Aurigo. La nuova proprietà feudale dei Lascaris di Tenda fu tale fino al 1511 quando, con l'aiuto di Renato di Savoia, i conti ventimigliesi tornarono in possesso del loro feudo aurighese. Nel 1555 la zona feudale di Aurigo, del Maro e di Prelà entrarono nei possedimenti del Marchesato di Dolceacqua che nel 1575, così come tutta la valle di Oneglia, entrò a far parte dei domini di Emanuele Filiberto di Savoia. Nello stesso periodo risale il passaggio di Aurigo al ramo familiare dei Lascaris di Ventimiglia, conti di Tenda, che nella parte più alta del borgo aurighese edificarono un nuovo palazzo signorile a poca distanza dai ruderi dell'antico castello dei Ventimiglia distrutto nel XV secolo.Rientrato stabilmente dal XVIII secolo nei possedimenti del Ducato di Savoia, il feudo di Aurigo fu ancora amministrato per conto dei sovrani sabaudi dai conti Lascaris di Ventimiglia e dai collaterali De Gubernatis di Ventimiglia, questi ultimi poi imparentati poi con i marchesi Ferrero di Alassio dando vita al ramo dei Ferrero De Gubernatis di Ventimiglia.Interessato dagli scontri tra gli eserciti franco-spagnoli nella guerra di successione austriaca (1747), il territorio aurighese pagò caro i nuovi assalti correlati alle campagne napoleoniche in Italia. Nel particolare viene documentato un gravoso episodio che sconvolse il paese il 14 aprile 1800 quando, su ordine del generale delle truppe austro-russe Stanislao Jablonoski, le case furono date alle fiamme dai soldati che pure infierirono sugli inermi abitanti aurighesi. Il palazzo De Gubernatis-Ventimiglia venne costruito nei pressi delle rovine dell'antico castello (collocate sotto l'asfalto della piazza e nel giardino di casa Ferrero De Gubernatis Ventimiglia) a partire dal XVII secolo, con i materiali di recupero da esso provenienti. Impreziosito da un portale d'accesso, l'edificio, caratterizzato da vani ariosi e maestosi all'interno e da un aspetto rustico in pietra all'esterno, è abitato dalla famiglia Bianco di San Secondo De Gubernatis Ventimiglia. È comunque possibile che già da tempo, prima dello smantellamento del castello, i Ventimiglia disponessero di una residenza civile in condizioni di abitabilità migliori rispetto al piccolo maniero del paese. Questo almeno a confronto con quella che era stata la dimora di Lavina in valle di Rezzo, citata negli Statuti trecenteschi di quel paese. Il documento in oggetto è inoltre di notevole importanza in rapporto alla definizione seicentesca dei volumi dell’edificio. Se il De Moro, nel suo lavoro su Aurigo, già colloca i lavori di sistemazione interna e forse di ampliamento del palazzo attorno al 1690, dopo il matrimonio della figlia di Ruggero con Gio Battista de Gubernatis (1689), è ora possibile chiarire che almeno una parte di tali interventi era già stata posta in opera precedentemente. Infatti l’inventario cita due stanze settentrionali al piano superiore, tuttora individuabili in pianta, ancora “rustiche”, cioè prive di intonaco, utilizzate come deposito di arredi inutili e di altri materiali. Tra questi vi erano anche « centri con arco per armare le volte », stimati 13 £, residui del recente cantiere. Vero è, però, che la giovane coppia può aver continuato questi lavori, sistemando anche la parte occidentale del complesso, situata oltre il passaggio pensile sopra la strada pubblica. Ulteriori esigenze d’uso hanno poi modificato la disposizione dei vani rispetto alla definizione riscontrabile nel testo documentario del 1684. Tramezze e variazioni degli accessi non aiutano certo nel riconoscimento degli spazi in modo assolutamente sovrapponibile a quanto notato nel documento in oggetto 3. L’andamento dei piani era già definito nel 1684. A ponente l’immobile oltre la strada ospitava a livello del suolo con ogni probabilità un frantoio “a sangue” (mosso da trazione animale) al livello del suolo. Di fronte, il piano terreno era contraddistinto dall’elegante atrio di ingresso. Il portale rivela tuttora una fattura accurata, dal portone a battenti in legno con elegante “mostra” sagomata al sopraporta in pietra, con volute che accompagnano l’arma De Gubernatis-Ventimiglia. Lo spazio d’ingresso è risolto in funzione dello schema tipico del palazzo signorile minore di tradizione genovese, con giro di scale laterale introdotto da una colonna caposcala. Questo piano è poi destinato a spazi di servizio, con la cucina, la dispensa, la “crotta” settentrionale che serve pure da dispensa, la « stanza di Magalino », destinata alla servitù, nonché la cantina interrata detta « l’infernetto per l’estate ». Si noterà poi quanto fossero necessari ampi spazi per la conservazione di derrate alimentari secche o salate, olio e vino, utilizzato, sia per l’approvvigionamento del complesso, ove si trovavano mediamente almeno una decina di persone (undici nel 1670) 4, sia per motivi commerciali connessi con lo sfruttamento delle proprietà comitali. Il forno « per cuocere il pane » è opportunamente posto nella cosiddetta « casa dell’Emerigo », un immobile attiguo all’edificio principale, confinante a monte 5. Per ovvie ragione è anche isolato dal palazzo, all’interno dell’area di giardino antistante a meridione, un “sito”, verosimilmente una sorta di stalla « per l’animale porco », presenza di indubbio interesse etnografico e culinario. Al primo piano si trovano le stanze d’uso più comune. La ridotta altezza dei solai ne consiglia la frequentazione in tutti i periodi dell’anno ed in particolare durante i mesi freddi. Non a caso qui si trovano le principali camere da letto, la stanza ove è morto il conte, il guardaroba, una stanza da lavoro usata da entrambi i coniugi conti. Un armadio a muro rigurgita di documenti, un baule di libri di contabilità. Una prima sala distributiva fa intuire la presenza di una simile situazione al piano superiore. Quest’ultimo per altezze di luce e per arredamento rivela un uso estivo e soprattutto di rappresentanza. Vi si trova la sala grande con il prezioso « scagnetto », « la camera grande », l’ufficio per trattare gli affari, ove, tra l’altro, sono custoditi i gioielli di famiglia, la « galleria », elegante sito ove, tra l’altro, viene redatto il documento di cui si tratta.Altro link suggerito: http://www.terrediriviera.it/contenuto/comuni/aurigo.ashx

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Aurigo, https://sites.google.com/a/centrostudiventimigliani.com/www-centrostudiventimigliani-com/contact---recensioni/a

Foto: la prima è presa da https://sites.google.com/a/centrostudiventimigliani.com/www-centrostudiventimigliani-com/contact---recensioni/a, la seconda è presa da http://www.terrediriviera.it/contenuto/comuni/aurigo.ashx

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