lunedì 28 febbraio 2022

Il castello di lunedì 28 febbraio



TORGIANO (PG) - Rocca di Miralduolo 

Lungo la strada che collega Torgiano a Ponte San Giovanni si estende la frazione di Miralduolo; l'abitato, in anni recenti, si è sviluppato lungo l'asse viario, andando a sostituire l'antico insediamento a mezza collina comunemente denominato "Miralduolo alta". Uno studio filologico attribuisce l'origine del toponimo al vocabolo longobardo Mer-wald, mentre la tradizione locale lo collega invece a un episodio della sanguinosa guerra tra i nobiles e i borghesi perugini per il predominio sulla città di Perugia che vide affrontarsi in questa località, nel 1416, le truppe delle avverse fazioni di Braccio Baglioni e dei Raspanti; le terribili conseguenze di quello scontro avrebbero motivato l'esclamazione "mira il dolore!". Più attendibile invece un episodio bellico precedente: quello della rovinosa sconfitta subita dai perugini il 29 marzo 1367 ad opera della Compagnia Bianca, guidata da Giovanni Acuto e assoldata per l’occasione, dal Cardinale Albornoz, legato del papa. La battaglia, spesso ricordata nelle cronache cittadine proprio per la sua asprezza, oltre che per le tristi conseguenze che ne derivarono ed ebbe effettivamente luogo nell’area compresa tra Ponte San Giovanni, Miralduolo, Brufa e Collestrada. Il bilancio dello scontro fu infatti estremamente pesante per Perugia, che in un solo giorno lasciò sul campo di battaglia più di mille e cinquecento uomini e in mano al nemico un numero ancora maggiore di prigionieri. In una nota seicentesca che riporta lo scontro pare che i Perugini , vittime della violenza del Cardinale Egidio Albornoz, scrissero una lettera ad Avignone al Papa Innocenzo Sesto lamentando la perdita dei Castelli e delle numerose vite umane, al che il papa rispose: “De morte hominum dolemus, de recuperatione nostrarum Terrarum gaudemus“. Al di là delle diverse ricostruzioni, non prive di fascino, ma sostanzialmente leggendarie, che hanno circondato l’origine del nome, resta il fatto certo che la presenza di una “Villa S. Crucis et S. Ianis“, posta in stretta connessione con Miralduolo, è documentata fin dall’anno 1258; nei catasti perugini del Quattrocento è possibile rintracciare anche qualche riferimento esplicito al “castro Miraldaiolo“. Le ville di San Gianni e di Santa Croce, che negli antichi censimenti compaiono spesso accorpate, si trovavano rispettivamente in pianura, nelle immediate vicinanze dell’antico attraversamento del Tevere, e a mezza costa sulla sponda sinistra, lungo la strada che risalendo la collina prospicente il ponte di San Gianni, conduceva anticamente a Castel Grifone (Brufa). L’ampliamento e fortificazione di un primo nucleo posto sull’altura ora dominata dalla Chiesa di San Rocco sarebbe poi avvenuto successivamente ad opera degli abitanti di San Gianni e Santa Croce, i quali con ogni probabilità vi si trasferirono alla ricerca di un luogo più riparato e facilmente difendibile; di certo fino almeno alla seconda metà del Quattrocento la giurisdizione sul castello di Miralduolo spettò alla famiglia Baglioni, che in tale distretto disponeva di vari importanti possedimenti. Non è peregrino però ipotizzare che sul colle dove ora sono visibili i ruderi del cosiddetto castello di Miralduolo sia esistito un insediamento precedente, vista la posizione del colle; infatti nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa di San Rocco, durante gli scavi sono venute alla luce pietre squadrate e lavorate di chiara origine romana, e la presenza di grotte, anche all’interno della struttura ecclesiastica, possono far supporre un’antropizzazione etrusca della zona.
Non dimentichiamo che al di là del Tevere a meno di un chilometro esisteva la consistente comunità etrusca della gens Volumnia, documentata sin dal VI-V secolo a.C. e che ha lasciato l’imponente Ipogeo omonimo in località Palazzone. Tutto questo per avviare un’ipotesi di identificazione che riguarda un castello del Contado Assisano che nel XIII secolo aveva un’estensione territoriale fino in prossimità delle sponde del Tevere; parliamo del Castello del Sasso dell’Eremita “Saxo Heremite” citato da Gemma Fortini e D. Otello Migliosi nella loro pubblicazione del 1970 in cui si parla di questo fortilizio citato dalle fonti e posizionato in una località non lontana da Brufa, sopra la valle detta dell’Eremita, costruito da Carsedonio, dopo la famosa battaglia di Collestrada contro Perugia, nel 1202, quando San Francesco fu fatto prigioniero insieme agli uomini liberi del Comune. Il castello era stato edificato come una sfida al dominio della ricca borghesia di Assisi, un baluardo eretto per affermare l’intesa mai venuta meno con la città di Perugia. La provocazione fu raccolta dai cittadini del Comune ed infatti nel 1209 essi decisero di impossessarsi del castello, imponendo a Carsedonio di venire a patti. Arbitro della questione risulta un certo Uguccione, che riuscì, nel limite stabilito degli otto giorni, di giungere ad una risoluzione, persuadendo Carsedonio a cedere il suo feudo, cioè lo scoglio con la torre, il palazzo e tutti gli armamenti difensivi. L’edificio fu occupato dagli assisani, con diritto di proprietà assoluta. Il castello è citato nel Codice Diplomatico del Comune di Perugia con atto del 2 di settembre del 1209 stilato con l’arbitrato di Uguccio di Guidaccio podestà di Perugia, insieme con Marangone console d’Assisi. Secondo Fortini il castello non esiste più, ma secondo la descrizione territoriale che ne viene fatta, il castello del Sasso Eremita va identificato proprio in questo rudere, poiché risponde a tutti i requisiti della descrizione e che poi sia diventato di Miralduolo ci può stare.La rilevanza di Miralduolo in passato era legata anche alle vicende costruttive di una rocca difensiva progettata in forma rettangolare con quattro torrioni circolari, che non venne mai ultimata; le magistrature perugine, infatti, ne decretarono in corso d'opera l'abbattimento (1936). Del castello rimane una vasta porzione delle mura perimetrali, un torrione malconcio e l’area della porta di accesso; doveva però esserci un’altra porzione di mura, ora scarsamente leggibile sul terreno, che si allungava nella parte ovest e inglobava l’attuale chiesa di San Rocco il cui campanile è costruito su una base di una vecchia torre di guardia. La conformazione del terreno è rocciosa e presenta delle cavità che potevano essere state utilizzate in passato da qualche eremita, perché ben si prestano a tale esigenza; una di queste grotte, ora parzialmente crollata faceva parte della canonica della chiesa ed era utilizzata dal parroco come cantina.

Fonti: https://www.turismotorgiano.it/ita/18/da-vedere-nei-dintorni/8/miralduolo/, https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-miralduolo-o-di-sasso-eremita-miralduolo-di-torgiano-pg/

Foto: entrambe prese da https://www.iluoghidelsilenzio.it/castello-di-miralduolo-o-di-sasso-eremita-miralduolo-di-torgiano-pg/

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