venerdì 28 aprile 2023

Il castello di venerdì 28 aprile



SALERNO - Castello di Arechi

Il castello si eleva in cima al monte Bonadies, ad un'altezza di circa 300 metri sul livello del mare, dominando la città ed il golfo di Salerno. Il nome "Bonadies" ("buongiorno") deriverebbe dal fatto che all'alba, essendo la parte più alta della città, il sole che sorgeva da est ne illuminava per primo il vertice. Il maniero, nel corso dei secoli, è stato più volte chiamato in maniera differente: "il castello" semplicemente, "il castellaccio", "il castello principale" (per distinguerlo dalle altre fortificazioni "secondarie"), "la torre maggiore" o "torre", "la rocca". Il toponimo più ricorrente è "Castello di Arechi II" o, più semplicemente "Castello di Arechi" perché la costruzione di questa fortificazione si associa, tradizionalmente al duca longobardo Arechi II. Grazie alla sua collocazione impervia il castello non è mai stato espugnato. Attualmente boscosa, nel Medioevo la collina era completamente priva di alberi, onde facilitare l'avvistamento di chi ne tentasse l'ascensione. Durante gli assedi, dal castello venivano lanciate, o lasciate semplicemente rotolare, grosse pietre con delle possenti macchine. Anche se rinvenimenti monetari attestano la frequentazione della collina già nel III-II sec. a.C., il primo impianto costruttivo risale al VI sec. d.C., nel corso della guerra greco-gotica, quando ad opera del generale greco Narsete fu fatto edificare un castrum. Resti della fortificazione bizantina sono riconoscibili in alcuni tratti di muratura in opera quadrata realizzata con grandi blocchi di tufo e nell'impianto primitivo della turris maior. A pianta rettangolare, la torre era costruita su cinque o sei livelli, con funzione di controllo del porto sottostante e dei percorsi che avrebbero potuto facilmente condurre a Nuceria Alfaterna, nodo vitale per l'economia della pianura vesuviana. Nell'VIII secolo Arechi II fece del castello il vertice nord di un sistema difensivo triangolare, le cui mura calavano lungo i pendii del colle Bonadies cingendo tutta l'antica Salernum fino al mare: il circuito murario fu rinforzato dal principe longobardo, il cui intervento sul castello fu praticamente inesistente. La posizione sul monte Bonadies offriva buone possibilità difensive; il castello e la cinta resero Salerno "per natura e per arte imprendibile, non essendo in Italia una rocca più munita di essa", come testimonia Paolo Diacono nella sua "Historia Longobardorum": il castello, infatti, non capitolò mai e durante l'assedio di Roberto il Guiscardo, nel 1077, solo per fame gli occupanti patteggiarono la resa. I Normanni non apportarono modifiche alla turris maior, ma sopraelevarono i salienti murari e realizzarono un ampliamento verso sud con la costruzione di un loggiato di cui rimangono alcuni piloni inglobati nella massa muraria realizzata più tardi per la sistemazione della cannoniere del XVI secolo. A loro si deve la costruzione della torre detta "La Bastiglia" su di uno sperone roccioso a nord del castello: la sua edificazione risponde alla necessità di controllare i movimenti non direttamente visibili dal castello. Nonostante Federico II di Svevia avesse incluso la turris maior fra le fortificazioni da riparare, il periodo svevo è poco documentato archeologicamente. Maggiori modifiche apportarono gli Angioini, che aggiunsero corpi di fabbrica e cisterne; costruirono alcune cortine, munite di saettiere (sottili feritoie verticali da cui i difensori potevano scoccare frecce) al di sotto delle quali vennero successivamente installate delle fuciliere ancora visibili: agli stessi si deve la costruzione di un balneum e di un sistema termale che utilizzava le numerose cisterne individuate. Le vicende che hanno caratterizzato il dominio angioino sono documentate da carte d'archivio della cancelleria angioina e aragonese. Nel 1274 vengono segnalate urgenti opere di riparazione. I rinvenimenti in ceramica e vetro sono numerosi e di elevata qualità a testimonianza che il castello aveva anche funzione abitativa. Le ultime ristrutturazioni della fase angioina risalgono al 1299. Con gli Aragonesi il castello raggiunse il massimo sviluppo. Vennero costruiti grandi corpi di fabbrica visibili oggi a est della cosiddetta piazza d'Armi. Maioliche napoletane, fiorentine e terraglie prodotte nella vicina Vietri sul Mare attestano che il complesso non fu lasciato solo ai soldati di guardia, ma che vi soggiornarono signori di un certo rango. Gli ambienti sulla destra dell'ingresso appartengono all'età moderna quando ormai il castello aveva perduto la funzione difensiva ed era utilizzato come residenza temporanea dai principi Sanseverino, feudatari di Salerno. Tra il 1547 e il 1564 un viaggiatore inglese, Thomas Hoby, fu accolto dai principi che vi soggiornavano d'estate. Nella descrizione della sua venuta da Cava, Hoby specifica di aver raggiunto il castello solo arrampicandosi lungo le rocce: non era stata infatti ancora costruita la strada che oggi unisce Vietri a Salerno. Nel 1820 nel castello ebbe luogo una congiura carbonara con l'intento di causare un'insurrezione popolare; ma a causa del tradimento di un affiliato, tutto fallì. Dopo un lungo periodo di abbandono in seguito all'Unità d'Italia, gli ultimi proprietari del castello, i Conti Quaranta Signori di Fossalopara, il 19 dicembre 1960 vendettero il castello alla Provincia di Salerno che ne cominciò i lavori di restauro. Il 1º marzo 1992 le Poste Italiane gli hanno dedicato un francobollo da 850 lire, facente parte della raccolta nota come "Castelli d’Italia". Dopo i primi, parziali interventi di restauro, nel 1982 è stata aperta al pubblico l'area interessata dall'ampliamento aragonese. Dal 1991 la Direzione dei Musei Provinciali del Salernitano e il Centro "Nicola Cilento" per l'Archeologia Medievale dell'Università degli Studi di Salerno hanno realizzato una serie di campagne di scavo per definire l'evoluzione del complesso monumentale. Nel 2000 è stato avviato un più ampio progetto volto al recupero funzionale del castello, con il restauro completo delle componenti architettoniche e la riqualificazione dell'intero complesso. Nel volume di una preesistente cisterna è stato realizzato l'ascensore che conduce ai livelli intermedi rendendo accessibile anche ai disabili gran parte del plesso. Tra gli interventi eseguiti, la pavimentazione del livello di calpestio del fossato, il restauro delle fuciliere e dei vani arcuati delle cannoniere, il recupero dei paramenti murari della zona antistante la turris maior, compromessi dall'azione erosiva degli agenti atmosferici. I restauri hanno interessato anche la Bastiglia, che presentava solai crollati e una grave lesione lungo tamburo semicircolare di rafforzamento, alla cui sommità si inseriscono tre cannoniere. Alcuni vani, inoltre, sono stati resi adeguati alla realizzazione del Museo; in questi stessi ambienti son visibili i resti di una merlatura inglobata nello spessore murario. Il restauro ha reso completamente visitabile la zona sottostante il livello di copertura del terrazzo antistante la turris maior denominata "ipogeo". Gli spazi hanno avuto funzioni diverse nel tempo e lo sviluppo della volta indica una suddivisione, mediante setti murari, di uno spazio inizialmente concepito come unico. L'esplorazione precedente il restauro ha evidenziato la presenza di canalizzazioni che fanno pensare a una parziale utilizzazione del vano come cisterna, in un periodo non precisamente definibile. Lo stesso ambiente fu utilizzato per la detenzione di prigionieri e nemici. Sul fondo sono visibili gli affreschi che ritraggono Santa Caterina Alessandrina e San Leonardo, protettore dei carcerati. Nel Museo del castello sono esposti reperti provenienti dagli scavi eseguiti sul sito: si tratta di ceramiche, vetri, oggetti metallici e monete. Tale museo è dotato di altoparlanti e schermi, che illustrano la geografia del castello e danno nozioni storiche del tale,dando un senso logico e culturale al visitatore. Una tragedia di Ugo Foscolo, la Ricciarda, è ambientata nel Castello di Arechi. L'autore ne fu ispirato durante una breve visita a Salerno nel 1812. Come in tutte le leggende romantiche riguardanti i vecchi castelli, una tradizione vuole che esistano uno o più passaggi segreti che collegano il castello con le antiche torri d'avvistamento delle mura, soprattutto, col Forte La Carnale. Non mancano, poi, storie di fantasmi. Il castello di Arechi è oggi una location d'epoca perfetta per festeggiare eventi e matrimoni eleganti e di lusso con panorami mozzafiato da ammirare mentre si pranza nel ristorante allestito all'interno della struttura. Altri link consigliati per approfondire l'argomento: https://www.ilcastellodiarechi.it/, https://cultura.comune.salerno.it/it/luogo/Castello-di-Arechi, https://catalogo.beniculturali.it/detail/ArchitecturalOrLandscapeHeritage/1500060990, https://www.youtube.com/watch?v=JPN7BJCB3Mw&t=19s (video di Drone Service), https://www.youtube.com/watch?v=SZlvJPQo97c (video di LaTVdeiViaggi), https://www.youtube.com/watch?v=FSB1iCx9DLY (video di G-DronEX), https://www.youtube.com/watch?v=XhdQF8EXDes (video di Passione Drone)

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Arechi, https://www.livesalerno.com/it/castello-arechi

Foto: la prima è di Jack45 su https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Arechi#/media/File:Castello_salerno_dal_drone.jpg, la seconda è presa da https://www.ildenaro.it/premio-sichelgaita-lunedi-al-castello-arechi-salerno-la-consegna-dei-riconoscimenti/

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