GROPPARELLO (PC) - Castello
Immerso nel paesaggio dell’Appennino tosco-emiliano su un promontorio di roccia di origine vulcanica, è una fortificazione medievale nella Val Vezzeno. Il complesso si caratterizza per una pianta irregolare, fatto dovuto, oltreché ai diversi periodi di costruzione degli edifici, anche alle caratteristiche morfologiche del terreno. Il maniero, cinto con merlatura guelfa, è difeso da torri, quella d’ingresso con ponte levatoio e il poderoso mastio centrale. Oltrepassando una seconda cinta si accede ad un suggestivo cortile e si entra nella storica dimora. E' uno straordinario esempio di opera fortificata posta a difesa della via di accesso ad una valle, arroccata a nido d’aquila su un dirupo scosceso, perciò inattaccabile. Nei documenti antichi, l'edificio compare come Rocca di Cagnano, termine di derivazione latina che identificava il castello e il territorio immediatamente limitrofo. Al contrario, il toponimo Gropparello indicava originariamente tutto l'intero territorio circostante alla fortificazione. Nonostante il toponimo Gropparello non fosse direttamente associato al castello esso, di origine longobarda deve comunque la sua origine al maniero, infatti deriva dalla radice 'grop' che si identifica con la formazione montuosa su cui sorge il castello. Ancora oggi guardando le sue mura maestose dal basso dei camminamenti, ci si chiede con meraviglia quali uomini possano aver costruito una tale ingegnosa opera, che in questo territorio è unica. Molto probabilmente la Chiesa di Piacenza, che ne era in possesso nei secoli attorno al Mille, assoldò, come spesso accadeva, maestranze straniere, più pratiche di costruzione su roccia (forse normanni). Il più antico documento finora conosciuto su Gropparello risale all’808, anno in cui secondo il vescovo di Piacenza Giuliano II si recò a dorso di mulo fino ad Aquisgrana per chiedere all’imperatore Carlo Magno, col quale era in amicizia, la concessione di un feudo che andava da Sariano fino alla corte di Gusano, comprendendo quindi il castello di Cagnano, che risulta essere uno dei più antichi del territorio, e forse d’Italia. Studi recenti stanno dimostrando che il primo nucleo in pietra era già ben esteso intorno al 1200. Le sue buche pontaie, perfettamente conservate soprattutto nei lati sospesi sul vuoto dello strapiombo, possono ancora oggi indicarci quale fosse l’altezza dei muratori che costruirono queste pareti. Si ritiene che la fortificazione di epoca carolingia sia stata edificata su una preesistente costruzione romana, forse una semplice torre di guardia o un “castrum” del II secolo a.C. Sono a sostegno di questa ipotesi alcuni reperti interessanti rinvenuti nel XX secolo durante lavori di ristrutturazione. All’epoca delle lotte tra Guelfi e Ghibellini il castello, ovviamente guelfo poiché era del vescovo, venne in diverse occasioni attaccato dalle forze ghibelline. Ancora nel 1400 la famiglia guelfa che ne era in possesso si ritirava a Gropparello per sfuggire agli attacchi delle forze viscontee, perché siccome il castello era stato dimora vescovile per molti secoli, i soldati lo attaccavano malvolentieri, sentendo quasi di commettere un sacrilegio. Fu proprio alla fine del 1200 che Gropparello divenne una dimora privata della potente famiglia guelfa dei Fulgosio, per lascito dell’allora vescovo di Piacenza Filippo Fulgosio. Filippo era stato un vescovo molto longevo e potente, che aveva anche rivestito per due volte la carica di podestà della città di Piacenza. Senz’altro dotò la sua famiglia di diversi beni prima di morire nella città di Milano dove era in viaggio, ed essere infine sepolto a Sant’Eustorgio, dove ancora riposa. All’epoca del ducato degli Sforza, che tennero anche, la famiglia Fulgosio fu espropriata del castello, o costretta a venderlo, in favore di Galluccio Campofregoso, alleato del duca Francesco. Ma questa signoria prepotentemente imposta non durò affatto, e ci furono diversi passaggi di proprietà per più di un secolo, fino ad arrivare alla fine del 1500. Nel 1599 Ranuccio I Farnese, signore di Parma e Piacenza, rientrato in possesso del feudo di Gropparello, ne investì con il titolo ereditario di “Conte di Gropparello” Marcantonio Anguissola, suo luogotenente e confidente, che ricopriva la carica di governatore della val di Taro e che aveva svolto diversi incarichi come ambasciatore per conto del Farnese, assieme al suocero Alessandro Anguissola, uno dei Magnifici della città di Piacenza. Non sappiamo molto di Marcantonio, ma doveva essere un uomo dalle doti eccezionali. Si distinse per incarichi prestigiosi e per una spiccata lealtà, che gli valse l’onore non solo del castello e del titolo comitale, ma anche del giglio farnesiano che solo gli Anguissola di Gropparello hanno avuto. Nel 1848, con la morte di Gaetano Anguissola si estinse questo ramo della famiglia. Il castello fu posto in vendita insieme ad altre proprietà, e passò un periodo di decadenza in cui venne anche utilizzato, come purtroppo spesso accadeva, come edificio rurale. Fortunatamente fu poi acquistato nel 1869 dal conte Ludovico Marazzani Visconti Terzi, (appartenente ad un ramo della famiglia proprietaria di Grazzano Visconti), che incaricò un famoso architetto piacentino del tempo, Camillo Guidotti, di un completo restauro dell’antico edificio. Il conte Ludovico era un amante storia patria, cioè probabilmente un intellettuale romantico affascinato dagli ideali di bellezza e passione per la storia e per la natura indomita che si andava diffondendo in quell’ultimo quarto di secolo. Gropparello sposava i più fantastici sogni romantici, con le sue mura antiche e misteriose, i suoi giardini segreti, i suoi ponti levatoi miracolosamente tramandati, il dirupo selvaggio e vasto che apre uno scorcio sullo sconfinato orizzonte… E perfino vestigia antiche di popolazioni celtiche, tuttora visibili. In quest’epoca vennero recuperati i camminamenti di ronda che non più protetti dalle vecchie palizzate di legno lasciavano ora aperta la vista sul vertiginoso dirupo e sulla natura tempestosa. Ancora oggi percorrendo le due ore di camminamenti e passeggiate, si incontrano panchine di pietra poste in angoletti accuratamente scelti, che hanno il potere di riconnettere la mente e il corpo con le energie ancestrali della natura, se solo ci si sofferma a contemplare quello spettacolo. Davvero non sorprende che questo piccolo e fiero castello abbia visto passare casate fra le più nobili. Forse le sue sale non avevano le dimensioni delle regge, ma di sicuro l’intima atmosfera dei suoi luoghi e lo spettacolo così travolgente che si gode da ogni prospettiva lo rendono il sogno segreto e privato che molti nobili, comprese le regine più potenti della storia, cercarono di creare per se stesse. L’Hermitage di Caterina, Canossa per Matilde, Le Petit Trianon per Maria Antonietta… Tutte desideravano uno spazio privato in cui essere sole e sognare… Collezionando fiori, opere d’arte, creazioni uniche che comuni mortali non potevano nemmeno immaginare. Gropparello è molto più generoso però, e lo spettacolo dei suoi dirupi coperti di piante rare restava nascosto a chi arrivava da via, ma era ben visibile alla popolazione locale, che conosceva e amava profondamente il castello e ne ha tramandato i misteri e le leggende, come quella del fantasma di Rosania Fulgosio, vissuta nel 1200, che sarebbe stata murata viva dal marito, Pietrone da Cagnano, per averlo tradito durante una sua assenza dal castello. Mentre Pietrone era, infatti, lontano per partecipare con le sue truppe ad una azione militare, la roccaforte venne attaccata da milizie avversarie, condotte dal giovane Lancillotto Anguissola, antico amore di Rosania, contrastato dalla famiglia della fanciulla. Il castello cadde dopo strenua difesa, ed il vincitore minacciò severe rappresaglie. La giovane castellana Rosania si gettò ai suoi piedi intercedendo per la vita dei vinti: i due si riconobbero e l’antico amore si ridestò. Così quella notte Rosania venne forse meno ai suoi doveri di sposa. Successivamente Lancillotto, richiamato da altre imprese militari, lasciò il castello con i suoi soldati. Ritornò Pietrone che, informato da una sua fedele fantesca di nome Verzuvia del tradimento della moglie, progettò la terribile punizione: con il pretesto di costruirsi un nascondiglio sicuro in caso di pericolo, fece scavare un antro nella viva roccia sotto le fondamenta del castello; poi, una notte, allontanati tutti i possibili testimoni, addormentò con un vino drogato la giovane moglie e ve la rinchiuse; l'entrata della "camera maledetta" venne murata e nascosta accuratamente. La fanciulla morì in questo modo orribile, ed il suo spirito rimase legato al luogo della sua infelice esistenza, manifestandosi in certe notti con lamenti e gemiti che da allora sarebbero stati sentiti spesso da chi ha abitato il castello; sarebbe anche stata vista talvolta la diafana figura di una giovane donna che si aggirava nel parco o in certe camere del castello. In alcune camere del corpo principale si è manifestata di recente varie volte una figura di giovane donna piuttosto minuta, con i capelli raccolti da un velo ed una veste lunga in genere bianca; l’apparizione, che è stata vista non solo dai proprietari ma anche da altri, visitatori compresi, se ne va, silenziosamente com’è arrivata, entrando in una parete, o svanisce appena si cerca di fissarla più attentamente. Al centro del complesso si trova il mastio rettangolare risalente al periodo compreso tra l'XI e il XII secolo; esso si sviluppa su tre livelli, mentre sulla sua sommità si trova una terrazza utilizzata per l'avvistamento dei movimenti di truppe nemiche. In posizione opposta rispetto al mastio si trova una torre a base quadrata dotata di merlatura in stile guelfo; le torri sono collegate tra di loro dal corpo centrale del castello, su cui si elevano altre due torri: un torrione di forma circolare dotato di apparato a sporgere e il torrione d'ingresso, di altezza appena superiore rispetto alla linea di cinta e dotato di merlatura. Questi edifici sono circondati da una prima cinta muraria, la cui merlatura è analoga a quella presente sulla sommità della torre quadrata. Al corpo principale del castello, che subì dei lavori di rifacimento durante il XV secolo, si accede mediante una scala formata da due rampe simmetriche tra loro. Al primo piano si trovano la sala delle armi, la sala da pranzo, che contiene un camino di stile italiano risalente al XVI secolo e decorato con temi presi dalla mitologia classica, tra cui spicca il ratto d'Europa presente sull'architrave, un salottino da conversazione, la camera dell’alcova (con al centro lo stemma degli Anguissola di Gropparello), successivamente adibita a sala della musica e uno studio. Sia il piano superiore che il piano interrato ospitavano, invece, locali di servizio: al piano alto si trovava il granaio dove erano conservate le derrate alimentari, mentre nel piano interrato, ricavato direttamente nelle rocce poste alla base del castello, erano presenti le cucine e la ghiacciaia. L'accesso all'interno delle mura è permesso tramite due passaggi dotati di archi a sesto acuto, uno dedicato esclusivamente ai pedoni e l'altro carrabile, che erano inizialmente dotati di ponte levatoio a superare un fossato a secco, che circonda il complesso su tre lati. Tutto il complesso è ulteriormente chiuso da una seconda cinta muraria che contiene al suo interno anche un vasto cortile dal profilo irregolare. Tutta la seconda cinta di mura è percorsa da un camminamento di ronda. Nel Castello di Gropparello è degna di nota la Sala degli Strumenti Musicali con una collezione con pianoforte ottocentesco gran coda, firmato da Pierre Erard, arpa settecentesca, clavicembalo italiano, arciliuto a 10 cori, flauti barocchi diritti e traversi, cromorni, bombarde, un liuto ed una viella popolare, un divertente clavicordo meccanico costruito a Vienna. Con il ‘900 il castello passò ancora in mano a vari proprietari, e, dopo un breve periodo di abbandono durato circa 15 anni, venne acquistato nel 1994 dalla attuale famiglia proprietaria, che ne ha fatto subito la propria abitazione, promuovendovi anche numerose iniziative culturali. All'interno del parco del Castello di Gropparello vive il Parco delle Fiabe, Primo Parco Emotivo d’Italia, che evoca la magica atmosfera medievale di cavalieri, fate, elfi e streghe. In 20 ettari di terreno si susseguono sentieri, piccoli giardini nascosti, radure tra i boschi secolari e dal 2008 su una di queste colline è stato realizzato il Museo della Rosa Nascente con 108 varietà di rose per un totale di 1350 piante. Altri link per approfondimento: https://www.mondimedievali.net/Castelli/Emilia/piacenza/gropparello.htm, https://www.histouring.com/strutture/castello-di-gropparello/, https://www.preboggion.it/Castello_di_Gropparello.htm, https://www.youtube.com/watch?v=9gFvS3h0vfM&t=10s (video di Francesco Rizza), https://www.facebook.com/watch/?v=768661603614533 (video)
Fonti: https://www.castellodigropparello.net/il-castello, https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=castello-di-gropparello, https://castelliemiliaromagna.it/it/s/gropparello/6037-castello_di_gropparello, https://it.wikipedia.org/wiki/Castello_di_Gropparello
Foto: la prima è presa da https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=castello-di-gropparello, la seconda è una cartolina della mia collezione
Nessun commento:
Posta un commento