Fu dominio longobardo, con la costruzione di un castello (826), poi distrutto da Bono, Duca di Napoli. Fu quindi saccheggiata dai Saraceni intorno all'881. In seguito divenne dominio normanno: il castello fu ricostruito e la città divenne contea normanna, e sede vescovile nell'XI sec. Nel 1818 la diocesi fu aggregata a quella di Sant'Agata de' Goti e di nuovo distaccata nel 1855. Ad essa appartenevano molti casali tra cui quello di Pomigliano d'Arco, Brusciano, Marigliano, Mariglianella, Ottaviano, (fatti rientrare oggi nell'area nolana) e Licignano (oggi parte del territorio di Casalnuovo di Napoli). Tra i conti di Acerra, sotto il dominio normanno, si ricordano i de Medania. Sotto il dominio di Svevi, Angioini e Aragonesi sono stati i conti e marchesi di Acerra i d'Aquino e poi i Nolasco, antica famiglia del Regno di Francia. Essendo frequentemente inondato dall'antico fiume Clanio, il territorio di Acerra era poco salubre e la zona veniva abbandonata per alcuni periodi dell'anno; la popolazione si spostava nelle colline circostanti, per farvi ritorno, appena gli eventi climatici lo permettevano. A partire dal XVIII secolo una serie di imponenti bonifiche - come la costruzione di canali per il deflusso delle acque - ha migliorato la situazione anche dal punto di vista agricolo-economico, permettendo alla zona di diventare una tra le più fertili della Campania: a ciò si deve il notevole aumento della popolazione e la costruzione di nuovi quartieri. Il complesso monumentale del Castello di Acerra è situato nell'omonima piazza, ai margini del centro storico della città, all'estremità nord della croce cardo-decumanica dell'impianto viario di origine romana. Topograficamente si trova fuori delle mura della città romana: il nucleo centrale, infatti, sorge sui resti di un teatro romano, come testimoniano strutture murarie dell'epoca in "opus reticulatum" e "opus listatum" ed altri reperti (cocci, parti di colonne, scritte su marmo) rinvenuti nell'ultima opera di ristrutturazione iniziata negli anni '80 ed attualmente in corso. « Avea il castello stancie sì belle, che alloggiare ben ce poria omne re pomposo. Stance ben acconze e adubate che a starce dentro era deitate! » Così il poeta Rogeri de Pacienza descriveva le meraviglie del Castello di Acerra nel XV secolo, allorquando la principessa Isabella Del Balzo, moglie di Federico I di Napoli, vi soggiornò durante il viaggio nuziale che da Canosa di Puglia la conduceva a Napoli. Detto "baronale", distrutto dai Longobardi nell'834, divenne feudo degli Aquino fino al XIII secolo. Vi dimorò Manfredi di Sicilia come attestato da un documento del 1255. In seguito fu conquistato dal conte Roberto Sanseverino; entrò poi nel possesso di Gorello Aurilia che lo abbellì per ospitare degnamente il consorte della regina Giovanna II, Giacomo de La Marche. Vi ospitò anche il famoso capitano di ventura Giacomo Attendolo. Nel 1421 il castello fu assediato dagli aragonesi, ma non venne espugnato per la valorosa resistenza del popolo acerrano. All'assedio presero parte i più valorosi capitani di ventura del tempo, per citarne alcuni: Niccolò Piccinino, Braccio da Montone, Giacomo Attendolo. Fu implicato nella Congiura dei baroni, fu assediato dal sovrano aragonese Ferrante I che si impossessò del castello e del feudo. In seguito appartenne ai de Cardenas. Nel 1793, in occasione del matrimonio di Maria Giuseppa de Cardenas, ultima contessa di Acerra, ed il generale Francesco Pignatelli, si procedette ad un ulteriore abbellimento e ristrutturazione. Sul pavimento delle sale, ad ogni angolo venne "inquadrato un mattone verniciato su cui è impresso uno stemma, sormontato da corona ducale, ripartito in due campi: in quello a destra in due lupi rampanti a manca, è rappresentata la famiglia de Cardenas; in quello a sinistra tre pignatte sono il simbolo della famiglia Pignatelli". I mattoni verniciati e le decorazioni di cui si è detto sono andati distrutti nella seconda guerra mondiale. Esiste, però, ancora lo stemma ripartito che prima si trovava sul portone d'entrata ed ora si trova nella Sala Consiliare. Nello stesso periodo venne realizzato il ponte fisso poggiato su due archi in muratura, le sale ad est e ad ovest, ed il relativo ingresso coperto prima dell'androne. Sia l'architettura che i colori degli affreschi alle pareti sono tipici della seconda metà del XVIII secolo. Gli ultimi proprietari del palazzo furono gli Spinelli che lo tennero fino al 1925, anno in cui fu acquistato dall'Amministrazione Comunale del sindaco avv. Achille Aversano, al quale è stata dedicata, nel 2011, una lapide all'interno del castello. Divenne sede del Comune; oggi è sede di numerosi musei e della Civica Scuola di Musica diretta dal maestro Modestino De Chiara. (Attualmente, per lavori di restauro, la scuola ha sede nell'antico carcere della città). Circondato parzialmente dall'antico fossato vi si accede da un ponte fisso a due piloni che sostituì quello mobile nel 1795. Dopo il ponte è la porta d'ingresso, che è l'unico varco nella poderosa murazione che circonda l'edificio; per le sue proporzioni dà subito la sensazione della fortezza, accentuata dall'uso di lesene bugnate. L'ingresso, coperto a botte, che nella volta presenta ancora tracce di affresco, permette l'accesso ad un primo spazio aperto. Sul lato destro vi è una scaletta che porta al camminamento sulle mura (una volta cammino di ronda), sulla sinistra in fondo vi è una grande sala con due pilastri centrali, coperta da sei volte a vela. I numerosi ampliamenti ed i continui restauri hanno reso il Castello un edificio dalla complessa stratificazione, per cui oggi presenta eterogenee caratteristiche spaziali e strutturali. Nell'ala nord al piano terra e al primo permangono le volte in muratura, mentre al secondo le originarie volte ad incannucciata sono state distrutte da un incendio durante la seconda guerra mondiale e quindi sostituite da solai piani. Solo poche sale nella zona ad est, compreso il mastio, hanno ancora le volte originarie. Alla sommità dell'edificio, compresa l'ala ad ovest, si trovano ampi locali di sottotetto. A destra dell'androne, posta a difesa dell'ingresso, domina un'imponente torre semicircolare che si configura come il mastio del complesso: in alto si notano feritoie dalle quali si calavano le sentinelle atte alla guardia in caso di attacco. Dall'androne si accede anche alla scala che porta ai piani superiori, varcata la porta di questa si nota nell'angolo a sinistra una grottesca maschera spengifiaccola. Al I piano, in fondo al corridoio, un'apertura preceduta da gradini porta al terrazzo; nello spessore della muratura è ancora visibile un tratto di un passaggio segreto che correva all'interno della cortina muraria. Al II piano su una delle porte d'ingresso alle sale sono state poste in luce, durante gli ultimi restauri, decorazioni in tufo grigio risalenti al periodo romanico. Nel salone (oggi Sala Consiliare) è esposto uno stemma prima affisso sul portale d'ingresso. In una sala attigua è conservata una lapide testimonianza dei dazi pagati alla città di Acerra, rinvenuta nei pressi del ponte del Gaudello. Dei dazi acerrani si parla in due pergamene conservate nell'Archivio ai tempi di G. Caporale: la prima del 1314 e vi si parla di tale concessione; la seconda è del 1330 e rammenta sia i vassalli che i contribuenti di Acerra. Dall'androne si accede anche al cortile interno delimitato a nord da un muro a forma semicircolare. Tale particolare forma potrebbe essere giustificata dal fatto che il Castello di Acerra è stato costruito sui resti di un antico teatro romano di cui è visibile parte della scena nei sotterranei dell'ala est. Ad occidente del cortile nelle antiche scuderie è ora il "Museo del Folklore e della civiltà contadina". Presso l'ingresso del museo nel 1993 è stato inaugurato il monumento a Pulcinella. Ad oriente invece si conservano ancora l'antico forno e una cucina in muratura. Nelle altre sale della stessa ala sono allestiti i reperti archeologici recuperati in più di 10 anni di attività dalla locale sede dell'Archeoclub. Da queste sale si può accedere, tramite una scala a chiocciola posta all'interno del mastio, agli scavi eseguiti dalla Sovrintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, nella persona della D.ssa Daniela Giampaola, che ha messo in luce i resti dell'antico teatro. Altri link suggeriti: http://www.trionfo.altervista.org/Monumenti/acerracast.htm, https://www.youtube.com/watch?v=9lf-d4ASj8Q (video del Comune di Acerra)
Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Acerra, http://www.comune.acerra.na.it/pagina.php?id=6
Foto: la prima è presa da http://b5srl.eu/cantieri-realizzazioni/oh-bel-castello-riqualificazione-ambientale-centro-storico-acerra-napoli/, la seconda è presa da http://www.ilmediano.com/wp-content/uploads/2015/10/castello-baronale-acerra.jpg
Nessun commento:
Posta un commento