Sul principiare del secolo XIII si ingrandiva la potenza del Marchese di Saluzzo. Manfredi II aveva accresciuto i propri domini di nuovi feudi: ma Saluzzo, dove egli aveva posto residenza, rimaneva senz'altra protezione, che il turrito castello che la dominava dal culmine settentrionale della sovrastante collina. Occorreva provvedere alla difesa del territorio di Saluzzo, che si distendeva, a notte, fertile di prati e, più lungi, denso di folte boscaglie, aperte ad insidie di nemici e malfattori. A ciò intese Manfredi II. La scelta cadde su una zona a nord-nordest dell’Abbazia Santa Maria di Staffarda (edificata un secolo prima dai frati cistercensi), vicina ad un guado del Po, dove, tutt’attorno a fertili prati e lussureggianti boscaglie, crescevano numerosi i cardi selvatici. Proprio quest’ultima particolarità indusse Manfredi II a dare il nome Cardé a quel luogo. Quindi Cardé deriva da cardo. Intorno al 1207 egli fece costruire, nella regione della Gerbolina, una forte torre, che più tardi si disse "Torre Schiappata" a cagione di una fenditura, fattasi verso la cima ed a ponente, al guado del Po, fece innalzare un castello. Il borgo o "villa" di Cardè era circondato di mura, fuori e intorno alle quali correva un fosso profondo, che si riempiva di acqua in pericolo di assedio. Un massiccio torrione ricongiungendosi alle mura vegliava a difesa del borgo. Si entrava nella villa per una porta dalla fronte alta e turrita: qui si trovava la campana della Comunità, di cui si serviva anche la vicina Crociata di S. Sebastiano. I fossi correnti dattorno alle mura non favorivano certo la pubblica igiene, quantunque le ripe declinanti fossero coltivate ad orti: la Comunità li faceva nettare di quando in quando. Lungo i fossi e intorno distribuite i "particolari" della villa avevano le loro "ayre" per la battitura del grano ed altri servizi campestri. All'estremità del borgo, presso il Po, si levava severo e minaccioso il castello, cinto di alte mura e di fossati, munito di torri e di bertesche. Sul maschio, il signore doveva tenere a sue spese un "torriero" in pericolo di guerra. Vicino al castello, probabilmente dal lato della parrocchiale, esisteva il Ricetto, luogo murato, dove in tempo di guerra le famiglie del luogo mettevano in salvo le robe, le vettovaglie e il bestiame, e dove riparavano i vecchi, le donne e i bambini; perciocché é da sapere che nell'oscurità del Medio Evo la guerra aveva pure le sue leggi; né contro gli inermi abitanti scagliavansi i sassi dalle catapulte, e dirigevasi il fuoco delle artiglierie. Nella sua storia il castello subì numerose distruzioni e successive ricostruzioni, l’ultima delle quali dovrebbe risalire all’inizio del secolo XVII, dopo la guerra contro Carlo Emanuele I di Savoia, appoggiato da François De Bonne, Duca di Lesdiguieres, conclusasi nel 1595. Nel 1729 il castello e il borgo già avevano mutato di aspetto, come raccogliesi dalla Cedola della Comunità nella causa contro il Marchese di Garessio barone di Cardè dinanzi all'Eccellentissimo Senato di Torino; e le trasformazioni erano accadute prima del 1562, nel quale anno, il 13 luglio, il signore del luogo facendo la consegna dei diritti feudali, accenna alle fortificazioni come esistenti in passato. Difatti Cardè ebbe a soffrire danni gravissimi in tutte le guerre e devastazioni, cui fu esposto il territorio di Saluzzo. Memorabili le luttuose vicende del 1552. Mentre il marchesato di Saluzzo era in potere della Francia, lo spodestato marchese Giovanni Ludovico, figlio di Ludovico II e di Margherita di Foix, aveva ottenuto che le proprie ragioni fossero sostenute dall'imperatore Carlo V, il quale diè ordine a Ferrante Gonzaga di ristabilirlo nel principato. Il Gonzaga si avanzò con forte esercito ed occupò Verzuolo, mentre Cesare Maggi e il Conte della Trinità suoi generali ponevano l'assedio a Saluzzo. L'11 maggio cadde la città e il giorno seguente si arrese il castello, dove si erano difesi i francesi. Allora essendosi accampato nei dintorni della città, fino al luglio, l'esercito imperiale, prima di levare le tende, diè il sacco al territorio di Saluzzo e di Cardè. Posta guarnigione in entrambi i castelli, gli imperiali si allontanarono; ma, come narra il Muletti seguendo la cronaca del Miolo, repentinamente piombarono i francesi guidati da Grognetto di Vasse governatore del Marchesato, Renato Birago e il conte di Bonnivet; posero l'assedio al castello di Cardè, che dopo una difesa micidiale cedette il 18 luglio. Codesto fortilizio venne rovinato, e più di 200 soldati del presidio perirono tra le fiamme. L’ultima casata proprietaria del castello è stata quella dei Marchesi di San Martino di San Germano, imparentati con i Ruffo di Calabria e quindi anche con Paola, l’attuale Regina del Belgio che nel 1988 venne a Cardé col marito Baldovino e coi figli Astrid e Filippo al funerale del cognato Casimiro di San Martino di San Germano e nel settembre 2003 al funerale della sorella Maria Cristina, moglie di Casimiro. Oggi la struttura, addossata al torrione quadrato, mozzato, presenta muratura in laterizio coronata superiormente da una fascia dentellata. Di proprietà privata, parzialmente in cattivo stato di conservazione, è in parte adibito ad abitazione. Recentemente è stato oggetto di un’importante ed ottima opera di recupero e di restauro nella parte sud, verso il paese. Altri link: http://mapio.net/pic/p-77291008/ (dove poter vedere altra foto),
Fonti: https://www.mondimedievali.net/Castelli/Piemonte/cuneo/provincia000.htm, testo su pubblicazione "Castelli in Piemonte" di Rosella Seren Rosso (1999), http://spazioinwind.libero.it/strobino/html/mio_paese.htm
Foto: è di Antonio Mei su http://mapio.net/pic/p-28193181/
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