lunedì 24 settembre 2018

Il castello di lunedì 24 settembre




CALDONAZZO (TN) - Torre dei Sicconi

La Torre dei Sicconi, o castello di Caldonazzo, fu costruita su licenza del principe vescovo di Trento, Corrado di Beseno, nel 1201 da Geremia e Alberto figli di Varimberto di Caldonazzo. Unitamente a Castel Brenta costituiva il sistema di controllo del territorio esercitato dai signori di Caldonazzo; la torre dei Sicconi dall’alto del monte Rive presidiava le principali vie di comunicazione. Numerosi documenti citano il castello nei secoli XIII e XIV; fra il 1342 e il 1408 esso è legato alla figura di Siccone II, personaggio di grande peso per le vicende dell’epoca. Nel 1385, a causa di dissidi con Siccone, i Vicentini e i Veronesi sferrarono un potente attacco contro le sue fortificazioni in Valsugana, fra cui il castello di Monte Rive. Il castello di Caldonazzo resistette parzialmente, infatti in un documento del 1391 la famiglia di Caldonazzo – Castelnuovo è investita de dicto dosso cum Castro Caldonazii, palatio, turri et aliis suis fortilitiis… (“del detto dosso con il castello di Caldonazzo, il palazzo, la torre ed altre sue fortificazioni…”): sembrerebbe, dunque, che una buona parte delle strutture fossero ancora in funzione, pertanto non troppo compromesse dall’attacco del 1385. Un fatto certo è che la signoria dei Caldonazzo-Castelnuovo uscì di scena e la Valsugana entrò nella sfera d’influenza austro-tirolese. La torre dei Sicconi venne demolita dal Genio militare austriaco nel 1915, per ragioni belliche in quanto costituiva un punto di avvistamento certo. Oggi sull’intera area di monte Rive sorge un parco archeologico; qui è ancora possibile scorgere il basamento della torre e di alcuni edifici che erano parte del complesso fortificato. Nel 2005 l’amministrazione comunale di Caldonazzo diede avvio al progetto denominato “Il Giardino della Torre dei Sicconi”: sostenuto da finanziamenti europei, esso prevedeva la creazione di un giardino tematico entro un percorso storico, recuperando così l’identità del sito. Inevitabile, a questo punto, l’esecuzione di indagini archeologiche preliminari, utili a verificare quanta parte dell’antico complesso castellare fosse ancora conservata. Fra il 2006 e il 2008, dunque, la Soprintendenza per i Beni archeologici della Provincia autonoma di Trento eseguì, in varie campagne, ventidue sondaggi sul dosso. La stratigrafia letta in questi sondaggi mostrò chiaramente i resti dell’antico castello: … cum Castro Caldonazii, palatio, turri et aliis suis fortilitiis ... La torre, anzitutto, ed alcuni tratti murari, lungo il versante sud-ovest, che dovevano completare il sistema difensivo alla base del dosso, dove è tuttora visibile un tratto del possente muro di cinta. Sono stati individuati anche i pochi resti di un edificio che poteva avere due piani, nella zona ad est della torre: il palazzo. Al “piano terra” rimaneva un focolare (la cucina?). Questo edificio doveva essere appoggiato ad un muro interno, del tipo “a spina di pesce”, di cui rimane visibile un ampio tratto. In definitiva, le strutture documentate nei sondaggi risultano tipiche dei complessi castellari trentini, compresi quelli valsuganotti. Anche le caratteristiche topografiche e geomorfologiche del sito rispecchiano uno standard diffuso nella valle: sufficientemente elevato per permettere un buon controllo della vallata sottostante ma non troppo, perchè questo lo avrebbe separato eccessivamente dai centri abitati e dalla viabilità principale. Il dislivello rispetto a Caldonazzo è di circa 200 m; la sua distanza in linea d'aria dal paese di circa 800 m; i versanti sono prevalentemente scoscesi (forse da ovest la via d’accesso?). I reperti rinvenuti in scavo parlano di un ambito cronologico compreso fra il XIII ed il XV secolo, coerenti, dunque, con le fonti documentarie. Le stesse fonti illustrano le dinamiche economiche che caratterizzano questa parte del territorio trentino, “area di passaggio” e luogo ricco di risorse boschive e di pascolo. Non è, dunque, un caso che proprio in tale contesto sorga il castrum di Monte Rive, pensato, con tutta probabilità, proprio per governare, a vario titolo, il territorio. Dal dosso giungono anche alcuni frammenti ceramici di età pre-protostorica e di età tardoantica: è, dunque, forte il sospetto che il sito sia stato frequentato ben prima dell’età medievale. Purtroppo tali reperti sono totalmente privi di contesto, cosa che limita fortemente la loro comprensione, lasciandoli deboli spie di una presenza ricca di incognite. Fra queste, l’eventuale occupazione di Monte Rive in età romana ed il conseguente, inevitabile, rapporto con la viabilità organizzata in Valsugana. Una viabilità che si deduce dalle tracce di insediamenti di quest’epoca nella valle, certamente presenti anche se le loro caratteristiche e dimensioni non sono definite. Uno di essi potrebbe essere stato di tipo agricolo, ubicato nella vicina Calceranica, come farebbe pensare la menzione di un actor, il responsabile della contabilità nelle grandi aziende agrarie romane, nell'iscrizione sulla piccola ara dedicata a Diana ora conservata nella chiesa di S. Ermete (II-III secolo d.C.). Altri link: https://www.youtube.com/watch?list=PL_zIZGc2p0bZzOmNSuGm6lxC0Be9vzFn9&v=9ZR96Vih9jw (video di Arc-Team Archaeology), http://www.castellideltrentino.it/Siti/Castello-di-Caldonazzo-Torre-dei-Sicconi

Fonti: https://www.visittrentino.info/it/guida/da-vedere/castelli/torre-dei-sicconi_md_2554

Foto: entrambe prese da https://www.cultura.trentino.it/Luoghi/Tutti-i-luoghi-della-cultura/Aree-archeologiche/Torre-dei-Sicconi-Caldonazzo-Monte-Rive (la prima è di P. Barducci)

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