giovedì 14 aprile 2022

Il castello di giovedì 14 aprile




NAPOLI - Castel dell'Ovo

Il Castel dell’Ovo (in latino, castrum Ovi), è il più antico castello di Napoli che sorge sull’isolotto di Megaride dove, secondo la leggenda, vi approdò la sirena Partenope che diede il primo nome alla città antica, primo insediamento dei greci, i Cumani (di origine greco-euboica), nella metà del VII secolo a.C. Prima della fondazione di Castel dell’Ovo, nel I secolo a.C., l’isola e la terraferma vennero collegate dal patrizio Lucio Licinio Lucullo, il quale fu un precursore nel rendersi conto delle enormi potenzialità del posto: acquisito un fondo molto vasto proprio in quel lembo di terra circondato dal mare, egli vi eresse la sua incantevole villa, nota come "Castellum Lucullanum". Nel suo sfarzoso castello, Lucullo diede vita a studi filosofici e storici, a dimostrazioni di ricchezza anche attraverso infiniti banchetti, danze, spettacoli di intrattenimento, giochi ed altri eccessi, i quali, appunto, generarono l’aggettivo “luculliano” per indicare questo appariscente modo di vivere. Già allora, nella Villa di Lucullo, erano presenti allevamenti di murene, alberi da pesco, giunti dalle terre persiane e ciliegi, importati da Cerasunte, oggi Giresum, capoluogo dell’omonima provincia turca. La villa di Lucullo subì diversi attacchi sia in epoca angioina, sia aragonese e questo richiese frequenti interventi di ristrutturazione per attribuirle nuovamente il suo originario aspetto normanno. Ripercorrere e narrare la storia di Castel dell’Ovo è tutt’altro che semplice, per il fatto che si tratta di un continuum succedersi di fatti storici, miti popolari, aneddoti e leggende che si intrecciano sin dalla sua fondazione e fino ai giorni nostri. Una delle più fantasiose leggende napoletane farebbe risalire il suo nome all'uovo che Virgilio avrebbe nascosto all'interno di una gabbia nei sotterranei del castello. Il luogo ove era conservato l'uovo, fu chiuso da pesanti serrature e tenuto segreto poiché da "quell'ovo pendevano tutti li facti e la fortuna dil Castel Marino". Da quel momento il destino del Castello, unitamente a quello dell'intera città di Napoli, è stato legato a quello dell'uovo. In realtà sembra che l’origine del nome Castel dell’Ovo sia dovuta al fatto che Ruggiero I Normanno costruì su delle rovine preesistenti la fortezza dandogli la forma ovulare. Il Castrum era la villa più nota di tutto il Golfo di Napoli, si ergeva dalla montagna di Pizzofalcone fino a Piazza del Municipio, dove oggi è presente il Maschio Angioino. In questa imponente villa furono raccolte opere d’arte giunte dalle province asiatiche, esisteva una imponente biblioteca presso la quale si recavano intellettuali e uomini di scienza provenienti da ogni luogo. Erano qui allevati pesci rarissimi e la villa fu dotata di peschiere capaci di fruttare milioni di sesterzi. Alla morte del console la Villa di Lucullo fu acquisita dall’impero per lungo tempo e fu Valentiniano III a fortificarla, fino al momento in cui divenne addirittura la sede dell’esilio di Romolo Augustolo, l’ultimo imperatore romano d’occidente, il quale morì proprio all’interno di queste mura, nel 476. Dal V al X secolo, la villa divenne poi un eremo per monaci basiliani provenienti dalla Pannonia: essi adottarono la regola benedettina e idearono lo scriptorium, anche grazie alle immense opere bibliotecarie lasciate in eredità dallo stesso Lucullo. Nel X secolo, i monaci dovettero abbandonare il castello dopo l’arrivo dei saraceni, quando i Duchi di Napoli lo trasformarono in fortezza e avamposto destinato alla difesa della città. I religiosi lasciarono il complesso monastico per rifugiarsi a Pizzofalcone. Dei documenti risalenti a 1128, narrano dell’esistenza di una fortezza creata dai monaci basiliani e chiamata "Arx Sancti Salvatoris" e della quale è giunto a noi solo il frammento di un ingresso con grandi archi nel loggiato. Con la giunta dei normanni molte amministrazioni relative al commercio e allo sviluppo furono delocalizzate da Castel dell’Ovo a Castel Capuano. Nel 1139, Ruggero il Normanno conquistò il Ducato di Napoli e diede il via alla costruzione del Castello, in modo da avere un luogo di avvistamento in posizione strategica. Nel 1154, Guglielmo il Malo fece costruire la prima torre di avvistamento, chiamata Torre Normandia. Il castello venne fortificato ancora una volta sotto il regno di Costanza d’Altavilla, regina degli svevi, dallo stesso Federico II, il quale eresse Torre di Colleville, Torre di Mezzo e Torre Maestra. In questo periodo il maniero fu adoperato come reggia e come prigione di stato. Nel 1370, un terremoto fece crollare l’arco naturale del castello che unisce i due scogli sul quale esso è costruito e la regina Giovanna I da un lato ne ordinò la ricostruzione in muratura e dall’altro colse l’occasione per restaurare anche le costruzioni normanne. Ella fu costretta a dichiarare solennemente di aver provveduto a sostituire l'uovo per evitare che in città si diffondesse il panico per timore di nuove e più gravi sciagure, nel caso si fosse rotto. La monarca visse qui come sovrana, per trovarvi poi la prigionia fino all’esilio di Muro Lucano, in conseguenza del tradimento del suo stesso nipote. Ulteriori ricostruzioni ebbero luogo per volere di Alfonso V d’Aragona, il quale fece ripristinare il molo, potenziare la difesa abbassando le torri e in generale, donando maggiore ricchezza al palazzo reale; il castello cadde in mano francese e per riappropriarsene, suo figlio Ferrante I, decise di farlo attraverso l’utilizzo di pesanti bombardamenti. L’ultimo re aragonese fu spodestato dalla Spagna; successivamente le torri furono danneggiate e ricostruite ancora una volta, per apparire come le vediamo oggi: a forma ottagonale, con le mura rese più spesse e resistenti e con le strutture difensive orientate verso il basso e non verso il mare. L’avvento dei viceré spagnoli prima e dei Borbone dopo, comportò la creazione di due ponti levatoi e di un’ulteriore fortificazione con batterie. Dal XVIII secolo Castel dell’Ovo smise di essere definitivamente la sede dei reali e fu adibito esclusivamente ad avamposto militare, ad accantonamento e a prigione: qui trovarono la reclusione Tommaso Campanella, prima della condanna a morte e diversi carbonari, giacobini e liberali. Dopo l’Unità d’Italia fu studiato un piano di risanamento che doveva mutare tutto l’aspetto di Napoli e che comprendeva l’intero abbattimento del castello per sostituirlo poi con un nuovo rione; fortunatamente non si proseguì con questo proposito, sebbene la fortezza rimase in totale abbandono fino ai restauri che ebbero luogo nel 1975. Oggi Castel dell’Ovo, sede della Direzione Regionale per i Beni culturali e paesaggisti della Regione Campania, è visitabile e fa parte del rione di Santa Lucia: al suo interno, nelle bellissime sale si svolgono manifestazioni, convegni, meeting e mostre. Come accennato, di fronte alle mura c’è il porticciolo di Borgo Marinari, sede della movida napoletana e di vari importanti circoli nautici. L’unica strada interna nel castello è quella che attraversa la Torre Normandia, la quale si posa su archi in piperno e mostra un’antica merlatura guelfa inserita in un rialzo successivo. Dopo la torre si incontra la Chiesa di San Salvatore, la quale si posa su colonne fatte in granito, ha capitelli di spoglio di matrice romana e conserva al suo interno degli affreschi tardo bizantini. La terrazza dei Cannoni è la zona più alta del castello e la vista che si apre davanti agli occhi dei visitatori lascia senza fiato, soprattutto durante le ore del tramonto. La vista del Golfo di Napoli è infine offerta dalle due terrazze note come Loggiato ovest e Loggiato est: la prima offre una visuale che guarda verso la città partenopea ed è adiacente alle sale interne di Compagna, Antro di Virgilio e Megaride, le quali vengono spesso sfruttare per congressi e meeting. Il Loggiato Est è rivolto verso il golfo ed occupa parzialmente uno spazio della Chiesa di San Pietro, la quale fu costruita dai monaci di San Basilio ed oggi è quasi del tutto distrutta. Del complesso monastico restano i “romitori”, ovvero le celle scavate nella roccia in tufo: alcune sono semplici cavità, altre hanno un soffitto a volta e probabilmente erano adoperate come altari. Le celle sono unite da cunicoli e sono state riportate alla luce nei primi del novecento. La cella più adornata è quella dedicata a Santa Patrizia. Tra le più belle del castello, c’è la Sala delle Colonne, nella quale sono presenti appunto varie colonne che si posano su archi a sesto acuto. I rocchi sono parte delle colonne maggiori, hanno scanalature a spigolo vivo e esibiscono un candore marmoreo che fa da contrasto al tufo giallo. La sala, suddivisa in varie navate, sebbene appaia come una sorta di chiesa, era quasi certamente destinata a refettorio dei monaci. I materiali spesso riutilizzati nelle ristrutturazioni del castello, ricordano la villa originaria del I secolo a.C. di Lucullo. All’altezza del bastione di ingresso, è presente una sala in tufo che prende il nome di Carcere della Regina Giovanna. La Sala delle Prigioni è fatta con un ampio vano centrale dal quale partono diversi corridoi che portano verso le finestre sui fronti ovest ed est del castello. Questa sala è nata probabilmente come fortificazione, per essere poi adibita a custode dei tesori e dei documenti, come gli archivi segreti dello Stato. La Sala Italia, con il bel soffitto a volta, è la più ampia e prestigiose tra tutte, segue la Sala Sirena, del tutto scavata nella roccia in tufo. L’Antro di Virgilio comprende un salone principale e due salette minori, le quali si prestano per diventare delle segreterie, zone buffet o dei guardaroba. L’Antro di Virgilio è sottostante alla Sala Compagna, più moderna rispetto alle altre e situata nella zona più alta del castello: si giunge ad essa attraverso due ascensori, oppure percorrendo un suggestivo cammino interno al castello. Alle spalle di della Sala Compagna giace la Sala Megaride, composta da una saletta interna adatta per depositare i materiali e da una sala capace di contenere una platea di 80 persone. Altri link proposti per approfondimento:https://it.wikipedia.org/wiki/Castel_dell%27Ovo, https://www.facebook.com/watch/?v=347582566090701 (video), https://www.beniculturalionline.it/location-1009_Castel-dell'Ovo.php, https://youtu.be/vJjJm6xKGNc (video di Pupia Campania), https://www.facebook.com/watch/?v=482147836821086 (video), https://www.youtube.com/watch?v=Fd_OfXrJWnE (video di Comune di Napoli), https://www.youtube.com/watch?v=WZ8ewjuvHMk (video di Renzo Manganotti), https://www.youtube.com/watch?v=asW6QiCCmUo (video di Massimo Nalli)

Fonti: https://www.comune.napoli.it/casteldellovo, https://www.napolike.it/turismo/place/castel-dell-ovo-napoli/#Storia_del_Castel_dellOvo, https://www.tiportoanapoli.it/castel-dell-ovo-napoli-storia-leggenda/, https://www.campania.info/napoli/cosa-vedere-napoli/castel-dell-ovo/

Foto: la prima è una cartolina della mia collezione, la seconda è presa da https://www.mardeisargassi.it/napoli-tra-storia-e-leggenda-castel-dell-ovo/castel-dellovo_optimized/. Infine, la terza è presa da https://www.primapress.it/cultura2/cultura/a-castel-dell-ovo-il-recital-poetico-promosso-dall-instituto-cervantes-con-autori-italiani-e-spagnoli.html

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