martedì 19 aprile 2022

Il castello di martedì 19 aprile

 

                                       

ORVINIO (RI) - Castello di Vallebona

Vallebona, altrimenti conosciuto anche come Vallebuona, è un minuscolo borgo fortificato di epoca medievale, già in abbandono alla fine del XVI secolo, all’interno delle cui rovine si trova l’omonimo santuario mariano di origine seicentesca ma più volte rimaneggiato in epoca successiva e tuttora utilizzato come luogo di culto. Posti a circa 900 metri sul livello del mare sullo spartiacque tra il bacino imbrifero del fiume Turano, un affluente di sinistra del Velino, ad oriente ed il complesso sistema di torrenti tributari del fosso Corese, un affluente dell’Aniene, ad occidente, i ruderi di Vallebona dominano la porzione Nord-Occidentale dei monti Lucretili che ne rappresenta la loro parte dall’orografia più aspra e selvaggia e per questo meno antropizzata. Posto in posizione dominante lungo i fianchi del monte Castellano, dal fortilizio si poteva facilmente sorvegliare gran parte del sistema di torrenti le cui valli sfociano nel fosso Corese nonché la strada, ancora oggi esistente, che collega la parte Nord Occidentale dei Monti Lucretili con la Salaria attraverso Scandriglia e con la Tiburtina discendendo la valle del Licenza. L’origine del fortilizio sembra sia da collocarsi nel XII secolo quando venne costruito forse a protezione di Pietra Demone, originariamente costituito dal solo mastio a pianta rettangolare circondato da una palizzata quindi in seguito ingrandito con l’aggiunta di ulteriore edificio a pianta quadrata e forse di un piccolo cortile centrale, che è tutto ciò che ancora oggi ne resta. Il castello di Vallebuona appare per la prima volta in un documento scritto nella seconda metà del XII secolo quando è citato nel Catalogus Baronum. Nella prima metà del secolo seguente il borgo appartenne a Tommaso Mareri, al quale venne prima confiscato da Federico II, poi restituito da Innocenzo IV il 18 Ottobre 1251. Vallebona poi fu requisita al figlio di Tommaso, Filippo, da Carlo d’Angiò per aver parteggiato per Corradino e assegnata nel 1271 a Guglielmo Accroczamuro che però rinunciò al feudo all’inizio del 1279. Nel 1284 ne divenne titolare Giovanni Piccardo quindi passò ai Boccamazza di Roma e nel 1301 tornò di proprietà della famiglia Mareri che ne rimase proprietaria fino al secolo XVI quando il territorio del castello ormai in rovina viene incorporato a quello di Canemorto. Situato nella diocesi di Sabina, alla quale pagava 2 rubbie di grano, il castello di Vallebuona è incluso nella Visita pastorale del 1343. Esso possedeva allora, oltre alla parrocchiale di San Pietro, non meno di altre cinque chiese: San Giovanni, San Giusto, San Vittorino, S. Maria e San Pietro. Verso il 1363 è inserito nella lista del Sale e Focatico con una tassa di 10 rubbie ma non figura in quella del sussidio militare del comune di Roma relativa all’anno 1396. In tutte le liste del Sale e Focatico del secolo XV lo spazio riservato a Vallebona rimane in bianco segno tangibile del suo rapido declino economico. Nel 1440 è ancora citato in una lista di castelli dei Mareri che si posero in armi con il conte Giacomantonio. Di origine medievale – ma di epoca ignota – sembra sia stata anche la chiesa che occupava il luogo dove ora sorge il santuario e di cui non resta traccia perché l’edificio, in rovina alla metà del XVI secolo, venne poi pesantemente rimaneggiato all’inizio del XVI secolo quindi ricostruito completamente nel 1643. Alla metà del cinquecento la Sabina divenne definitivamente una terra tranquilla in cui il banditismo era ormai un fenomeno raro e circoscritto ai periodi di carestia, le guerre private fra i signori feudali un ricordo del passato e le rivolte contadine estremamente infrequenti soprattutto in montagna dove la popolazione restava assai scarsa. La pace generalizzata rese di contro inutili i fortilizi montani perché non esistendo più alcun pericolo esterno non erano più necessarie le strutture deputate ad avvistarlo e ciò rendeva non più giustificabili le spese necessarie a mantenerle in efficienza ovunque lo sfruttamento economico dei dintorni non fosse economicamente profittevole. Probabilmente già abbandonato in favore del più comodo abitato di Orvinio nella prima metà del XVI secolo, quando la chiesa dedicata alla Madonna venne restaurata una prima volta, Vallebona era sicuramente del tutto disabitato nel 1643 quando venne edificato il santuario ancora oggi visitabile. Allo stesso tempo, poiché l’abitato di Vallebona rivestiva un’indubbia importanza strategica come posto di sorveglianza almeno dell’alta valle del Fosso Corese, il luogo continuò ad essere debolmente popolato anche successivamente all’abbandono del forte medievale. Del vecchio paese di Vallebona, sorto nell’epoca dell'incastellamento, si conserva ancora quasi tutto il perimetro di cinta, i resti di tre torri di difesa, di cui quella principale si erge ancora per una ventina di metri. Questa ultima era sicuramente in origine un torre di avvistamento, divenuta poi il “mastio” del castello. Dentro il perimetro delle mura si possono osservare resti di murature e vani. Parliamo comunque di ruderi in pessimo stato di conservazione ed assolutamente non manutenuti, circostanza che rende pericoloso avventurarsi al loro interno. Al di sotto del castello restano tracce di alcuni edifici civili, più moderni ma di epoca indefinibile, alcuni dei quali in corso di restauro per essere probabilmente adibiti a seconde case.

Fonti: testo di Paolo Amoroso su http://blog.aioe.org/index.php/vallebona/,https://www.tesoridellazio.it/tesori/orvinio-ri-chiesa-di-santa-maria-di-vallebona-e-abitato-antico-di-vallebona/,https://www.comune.orvinio.ri.it/turismo-religioso/

Foto: la prima è di M. Pesci su https://www.tesoridellazio.it/outdoor/escursione-explora-tra-i-monti-lungo-la-valle-del-licenza-alla-ricerca-dei-castra-medievali/foto-per-trekking-explora-valle-del-licenza-tesori-del-lazio-foto-m-pesci/, la seconda è di Paolo Amoroso su http://blog.aioe.org/index.php/galleria-fotografica-di-vallebona/

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