martedì 13 novembre 2018

Il castello di martedì 13 novembre





CASTELFRANCO VENETO (TV) - Castello

Castelfranco Veneto deve il proprio nome al castello "franco" (esente) da imposte per i suoi primi abitanti-difensori. L'insediamento murario di Castelfranco fu fondato tra il 1195 ed il 1199 quando il Comune di Treviso, da poco formatosi, sentì la necessità di presidiare il confine con le rivali Padova e Vicenza, in un'area dove il fiume Muson rappresentava l'unica effimera demarcazione naturale. Il luogo prescelto era posto in una posizione strategica: un terrapieno preesistente sulla sponda orientale del corso d'acqua, prossimo alla confluenza tra le vie Postumia e Aurelia e in posizione centrale tra i fortilizi signorili di Castello di Godego e Treville e vescovili di Salvatronda, Riese e Resana. I lavori furono diretti dal conte Schenella di Collalto, che v'impiegò circa cinquecento maestri muratori e mille «guastatori» (manovali). In un decennio la costruzione poteva dirsi completa: attorno alle mura del castello fu scavato un fossato nel quale vennero deviate le acque di due immissari (acque di risorgiva) del Muson: l'Avenale ed il Musonello. Eretto il castello, il Comune di Treviso vi mandò una colonia di cento famiglie di uomini liberi, alle quali furono concessi poderi e case esenti da imposte e gravami, da cui il toponimo Castelfrancho: castello, per l'appunto, "libero" dalle imposte. Ne derivò la peculiare composizione della popolazione castellana, la cui gran maggioranza non era formata da soldati, ma da liberi cittadini. Gli spazi interni, tuttavia, non furono organizzati secondo un tipico impianto urbano: non esisteva una vera e propria piazza e gli edifici più importanti si distribuivano lungo la strada principale se non addirittura arretrati, come nel caso della chiesa (allora subordinata alla più antica Pieve Nuova, nell'attuale Borgo Pieve), l'ufficio contabile e l'infermeria. Il castello era governato da due consoli, in carica per sei mesi. Oltre ai normali compiti amministrativi, dovevano gestire la giustizia in nome del podestà di Treviso. Ciascun console (stipendiato 100 lire per l'intero periodo) doveva rispondere del proprio operato al compagno e agire contro di lui se violava la legge. Non passò molto tempo che Castelfranco dovette sostenere un primo assedio da parte dei Padovani (1215) ed un secondo, cinque anni dopo, sempre ad opera degli stessi nemici, alleati questa volta al vescovo di Feltre e Belluno. Nel 1220 Federico II di Svevia venne incoronato imperatore a Roma: le mire del sovrano sui territori veneti imposero una tregua tra Padova e Treviso, che venne però rotta quando apparve sulla scena Ezzelino III da Romano, il quale, desiderando impadronirsi di Padova, riuscì ad attrarre Treviso in un'alleanza contro Feltre e Belluno, alleati di Padova. Il vescovo delle due città però contrattaccò e, forte dell'alleanza con il marchese d'Este ed il Patriarca di Aquileia, irruppe nella Castellana saccheggiando Treville e incendiando Castel di Godego, feudo dello stesso Ezzelino. La risposta di Ezzelino fu drastica, e con l'aiuto imperiale sottomise tanto Treviso che Padova al suo dominio, divenendone Vicario imperiale. Per un dissidio tra Ezzelino ed il fratello, Alberico da Romano, il castello passò per trattato a Guglielmo di Camposampiero, che nel 1246 lo ritornò ad Ezzelino. Quest'ultimo lo fortificò ulteriormente con due gironi e una torre sul lato Sud (verso Padova); tornò infine a Treviso il 27 settembre 1259, alla morte del "tiranno". Nel 1329 Castelfranco passò a Cangrande della Scala, signore di Verona. Il 23 gennaio 1339 il castello passò, con Treviso, a Venezia. Dopo una breve dominazione dei Carraresi (1380-1388, nella persona di Francesco I da Carrara), di cui resta traccia negli affreschi interni alla volta della Torre civica (dove è raffigurato lo stemma con il carro a quattro ruote), Castelfranco seguì le sorti della Repubblica veneta superando anche la crisi determinata dalla Guerra della Lega di Cambrai, quando nel 1509 il castello fu occupato dalle truppe di Massimiliano d'Asburgo, che ne fece il proprio quartier generale. Conclusasi la guerra nel 1515, dal 1517 Castelfranco ritornò definitivamente sotto il dominio della Serenissima. Questo fu il periodo di massimo splendore per Castelfranco, specie dal punto di vista economico. La Repubblica favorì la colonizzazione del territorio e lo sfruttamento dei fondi ancora vacanti e, di conseguenza, si rafforzò la commercializzazione di prodotti agricoli; il tessuto urbano si consolidò con edifici in muratura con funzioni mercantili, caratterizzati da portici e magazzini ai piani terra; il mercato era presso il lato nord del castello, articolandosi in una parte per il bestiame e in un'altra per biade e ortaggi. Nel frattempo, la campagna divenne ambita meta di villeggiatura per le famiglie del patriziato, che qui eressero le loro ville. Questi fenomeni permisero a Castelfranco di tagliare progressivamente i legami con Treviso e di inserirsi autonomamente nel territorio. Al contempo, in città si sviluppò un vivace clima culturale, divenendo punto di convergenza per vari artisti e architetti. Nel Settecento, con la decadenza della capitale, Castelfranco si proiettò verso i centri della terraferma (prima fra tutte Padova) divenute i nuovi poli della cultura. Gli intellettuali provenivano da alcune famiglie patrizie ormai radicate in zona, come i Riccati, e promossero diversi interventi urbanistici, sia all'interno (duomo e teatro Accademico) che all'esterno delle mura (pieve nuova, ospedale di San Giacomo). L'elemento che più caratterizza Castelfranco è il castello, che ne racchiude il centro storico, eretto sopra un preesistente terrapieno, tra la fine del XII e primi decenni del XIII secolo, dal Comune medievale di Treviso, a presidio del turbolento confine verso le terre padovane e vicentine. Difeso da mura molto alte (circa 17 metri) e spesse circa m 1,70, di mattoni rossi, comprende sei torri, quattro delle quali sui vertici della base quadrata di 232 metri di lato, una sulla mediana sud (verso Padova), l'altra sulla mediana ad est (verso Treviso). Le mura sono prive di fondazione. Poggiano, infatti, su un basamento realizzato con la tecnica della muratura a secco. Il camminamento di ronda (dove si è conservato) sporge per m 1,75, sostenuto da archetti appoggiati su mensole in pietra. I Conti di Treviso posero nel castello due porte principali: una rivolta verso Treviso a l'altra verso Cittadella, denominata porta del Musile. Di più scarsa importanza le altre due porte, una detta dei Beghi dal nome di una famiglia illustre che aveva la sua casa vicina ad essa, l’altra detta dei “morti” perché attraverso di essa si conducevano i morti al cimitero vecchio della “chiesa di dentro”. Da un disegno antico conservato presso la biblioteca comunale si notano in totale sette torri. L'ultima, abbattuta, era posta sulla mediana ovest (verso Cittadella). Ultima guerresca testimonianza di lontani conflitti tra potenze comunali e feudali, la fortezza di Castelfranco perdette definitivamente la propria funzione strategica al termine del grandioso scontro tra gli eserciti della Repubblica di San Marco e quelli dei sovrani federati nella Lega di Cambrai, che ai primi del Cinquecento si erano affrontati nei territori veneti. La diffusione delle artiglierie rese infatti quasi inutile, sotto il profilo militare, l’esistenza della vecchia cinta muraria, ma il governo della Serenissima non ritenne opportuno né ordinarne la completa ricostruzione secondo i più recenti dettami dell’ingegneria, né, per nostra fortuna, farla atterrare. A poco a poco l’aspetto della fortezza mutò: scomparvero i cammini di ronda e il ponticello verso borgo San Giorgio, la “torre dei morti” venne trasformata in un campanile ad uso del duomo, furono abbattute parzialmente le mura e la torre volta verso Cittadella, venne ristretto e contornato da un dignitoso passeggio il fossato medioevale, fu demolita la porta dinanzi il ponte dei Beghi. Sopravvivendo alle ingiurie del tempo, alla stoltezza e alle nuove esigenze degli uomini, deposta ogni minacciosa sembianza, il castello divenne infine il simbolo della città, un elemento fondamentale, armonicamente inserito, del centro cittadino, ormai da secoli pacifico, caratteristico luogo di residenze e di mercati nell’ampio settore extra moenia. Davanti al poderoso mastio, adattato a torre dell’orologio civico, al “ponte dea saeata” si svolgeva il commercio di ortaggi. Gli dei della guerra erano volati altrove. I venditori vocianti avevano sostituito gli armigeri, le spade avevano lasciato il posto alle cicorie. Altri link suggeriti: http://www.castelfrancoveneto.it/entro-le-mura-del-castello/, http://www.castelfrancoveneto.it/storia/, https://www.comune.castelfrancoveneto.tv.it/index.php?area=14&menu=505&page=1786 (video), https://www.youtube.com/watch?v=Umn58xifpU0 (video di Massimo Bedendo).

Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Castelfranco_Veneto, https://www.comune.castelfrancoveneto.tv.it/index.php?area=14&menu=175&page=1774, https://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-treviso/cartina-monumenti-castelfranco-veneto/monumenti-castelfranco-veneto-castello.htm, http://www.prolococastelfrancoveneto.it/index.php/castelfranco-veneto/storia-di-castelfranco-veneto/, https://www.marcadoc.com/castelfranco-veneto/

Foto: la prima è presa da http://www.hotelallatorre.it/it/contattaci/, la seconda è una cartolina della mia collezione. Infine, la terza è presa da http://getyourimage.club/resize-november-13.html

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